• 16 Marzo 2025 12:26

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Nadal, una figura cosmica più che un tennista da record

Giu 6, 2022

AGI – Il Roland Garros ha appena sentenziato che l’Olimpo del tennis resta ben presidiato dai grandi vecchi, anche se c’è una nuova leva pronta a sfidarlo guidata da Carlos Alcaraz. Sulla vetta del Monte Sacro c’è Rafa Nadal che con il 14mo successo parigino, i suoi pluri-record e di fatto, con un piede solo, a 36 anni si è issato oltre i confini del ristretto clan una volta definito Fab Four e di cui facevano parte anche Roger Federer, Novak Djokovic e Andy Murray.

Subito sotto c’è proprio il serbo numero uno del mondo (perderà lo scettro il 13 giugno), che un anno fa sfiorò il Grande Slam e ora è reduce da mesi di critiche per motivi extra sportivi e di sconfitte inattese; come quella proprio contro Nadal nei quarti al Roland Garros.

Daniil Medvedev, che con il serbo si alterna sulla poltrona di n. 1 Atp, appare come un re quasi per caso capace di un tennis di pressione ma frutto di una meccanica pericolosa per le sue articolazioni. L’Alexander Zverev visto contro Nadal, fino a un attimo primo dell’infortunio, pareva la miglior versione di sè mai vista prima: con una mobilità da fondo campo eccezionale compensata però, in negativo, da carenze gravi nei colpi sopra la spalla per il tedesco

Il norvegese Casper Ruud, che alla finale ci è arrivato, è uscito dalla finale certamente ridimensionato sul piano della forza psicologica: contro un totem si è arreso senza colpo ferire subito dopo aver fallito l’occasione di provare ad aggiudicarsi il secondo set.

Siamo lontani anni luce da quella grinta che ha permesso ai Fab Four di dominare il tennis per un ventennio. Stefanos Tsitsipas, dal canto suo, vede profilarsi all’orizzonte il pericolo di trasformarsi, cammin facendo, in una sorta di nuovo Dimitrov e non solo per il rovescio eseguito ad una mano: un giocatore bellissimo a vedersi, a tratti vincente ad alto livello, ingiocabile quando ci si mette ma con delle pause che ne pregiudicano l’ascesa. Poi ci sono quelli a cui è affidato il futuro.

Da Parigi è emerso in modo netto il talento del diciannovenne Holger Rune che ha battuto Tsistipas, Shapovalov e Gaston prima di arrendersi proprio a Ruud. Al danese la determinazione non pare proprio fare difetto e, piu’ di Ruud, ha dei margini di miglioramento nell’esecuzione delle “soluzioni alternative” al gioco di pressione che fanno ben sperare. Di Jannik Sinner si è detto e scritto molto in questi giorni. Il 20enne di San Candido appare in un momento di grande confusione sia sotto il profilo della programmazione sia in quello dei risultati in campo.

In piu’ è esploso il problema della sua tenuta fisica: se Jannik troverà il punto d’incontro fra l’esigenza di tenere fede ai suoi accordi commerciali e quella di gestire il proprio corpo per affrontare stagioni lunghe a faticose come quelle dei top player allora potrebbe essere proprio lui uno dei due eredi della generazione dei Nadal e dei Djokovic.

Uno dei due: perchè l’altro sarà certamente Carlos Alcaraz, le cui prospettive certo non sono state ristrette dal ko patito per mano di Zverev. Sulle spalle del 19enne spagnolo peserà l’eredità di quel quartetto di dominatori che hanno segnato un’epoca.

Sa di dover ancora migliorare, soprattutto nei tre set su cinque degli Slam. E sa che restare al vertice comporterà per lui una fatica pari a quelle che in carriera ha patito Nadal. Ma Carlos ha testa e cuore oltre alle gambe. E il suo diventare uomo adulto non dovrebbe essere un ostacolo poi cosi’ difficile da superare. 

AGI – Il Roland Garros ha appena sentenziato che l’Olimpo del tennis resta ben presidiato dai grandi vecchi, anche se c’è una nuova leva pronta a sfidarlo guidata da Carlos Alcaraz. Sulla vetta del Monte Sacro c’è Rafa Nadal che con il 14mo successo parigino, i suoi pluri-record e di fatto, con un piede solo, a 36 anni si è issato oltre i confini del ristretto clan una volta definito Fab Four e di cui facevano parte anche Roger Federer, Novak Djokovic e Andy Murray.
Subito sotto c’è proprio il serbo numero uno del mondo (perderà lo scettro il 13 giugno), che un anno fa sfiorò il Grande Slam e ora è reduce da mesi di critiche per motivi extra sportivi e di sconfitte inattese; come quella proprio contro Nadal nei quarti al Roland Garros.
Daniil Medvedev, che con il serbo si alterna sulla poltrona di n. 1 Atp, appare come un re quasi per caso capace di un tennis di pressione ma frutto di una meccanica pericolosa per le sue articolazioni. L’Alexander Zverev visto contro Nadal, fino a un attimo primo dell’infortunio, pareva la miglior versione di sè mai vista prima: con una mobilità da fondo campo eccezionale compensata però, in negativo, da carenze gravi nei colpi sopra la spalla per il tedesco
Il norvegese Casper Ruud, che alla finale ci è arrivato, è uscito dalla finale certamente ridimensionato sul piano della forza psicologica: contro un totem si è arreso senza colpo ferire subito dopo aver fallito l’occasione di provare ad aggiudicarsi il secondo set.
Siamo lontani anni luce da quella grinta che ha permesso ai Fab Four di dominare il tennis per un ventennio. Stefanos Tsitsipas, dal canto suo, vede profilarsi all’orizzonte il pericolo di trasformarsi, cammin facendo, in una sorta di nuovo Dimitrov e non solo per il rovescio eseguito ad una mano: un giocatore bellissimo a vedersi, a tratti vincente ad alto livello, ingiocabile quando ci si mette ma con delle pause che ne pregiudicano l’ascesa. Poi ci sono quelli a cui è affidato il futuro.
Da Parigi è emerso in modo netto il talento del diciannovenne Holger Rune che ha battuto Tsistipas, Shapovalov e Gaston prima di arrendersi proprio a Ruud. Al danese la determinazione non pare proprio fare difetto e, piu’ di Ruud, ha dei margini di miglioramento nell’esecuzione delle “soluzioni alternative” al gioco di pressione che fanno ben sperare. Di Jannik Sinner si è detto e scritto molto in questi giorni. Il 20enne di San Candido appare in un momento di grande confusione sia sotto il profilo della programmazione sia in quello dei risultati in campo.
In piu’ è esploso il problema della sua tenuta fisica: se Jannik troverà il punto d’incontro fra l’esigenza di tenere fede ai suoi accordi commerciali e quella di gestire il proprio corpo per affrontare stagioni lunghe a faticose come quelle dei top player allora potrebbe essere proprio lui uno dei due eredi della generazione dei Nadal e dei Djokovic.
Uno dei due: perchè l’altro sarà certamente Carlos Alcaraz, le cui prospettive certo non sono state ristrette dal ko patito per mano di Zverev. Sulle spalle del 19enne spagnolo peserà l’eredità di quel quartetto di dominatori che hanno segnato un’epoca.
Sa di dover ancora migliorare, soprattutto nei tre set su cinque degli Slam. E sa che restare al vertice comporterà per lui una fatica pari a quelle che in carriera ha patito Nadal. Ma Carlos ha testa e cuore oltre alle gambe. E il suo diventare uomo adulto non dovrebbe essere un ostacolo poi cosi’ difficile da superare. 

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