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La controversa fabbrica di bombe della Sardegna non sarà ampliata

Nov 11, 2021

AGI – Se vorrà proseguire col suo progetto di ampliamento nel territorio di Iglesias, la fabbrica di bombe Rwm Italia di Domusnovas, nel Sud Sardegna, dovrà chiedere nuove autorizzazioni e ricominciare tutto da capo. Il Consiglio di Stato ha parzialmente riformato una sentenza pronunciata nel 2020 dalla prima sezione del Tar Sardegna e giudicato illegittimi e annullato due atti, come richiesto da un gruppo di associazioni ambientaliste, che l’avevano impugnata.

Uno è il provvedimento unico del 9 novembre 2018 con cui la società è stata autorizzata a realizzare due nuovi reparti in località San Marco. L’altro delibera con cui il 15 gennaio successivo la Giunta regionale aveva deliberato di non sottoporre a Via (valutazione d’impatto ambientale) il progetto del cosiddetto Campo prove, un nuovo politiconi per test esplosivi non solo su prodotti finiti ma anche sulla qualità delle materie prime usate.

Italia Nostra, Usb Sardegna e Assotzio consumadoris Sardigna onlus, rappresentate dall’avvocato Andrea Pubusa, non solo erano legittimate a presentare ricorso, ma il Consiglio di Stato ha dato loro ragione contro ministero dei Beni culturali, Regione Sardegna, Rwm e comune di Iglesias, che aveva autorizzato il progetto di ampliamento depositato al Suape.

Lo stabilimento di Rwm Italia (gruppo tedesco Rheinmetall) in Sardegna, fra le località di Matt’e Conti a Domusnovas e San Marco a Iglesias, progetta, produce e vende sistemi d’arma subacquei, mine marine, sistemi di sicurezza e armamento, bombe e testate di guerra.

Armamenti destinati alle forze armate nazionali e straniere in base a licenze di esportazione rilasciate di volta in volta dal governo italiano. Da anni ambientalisti e antimilitaristi contestano l’attività della fabbrica di bombe. Nel 2017 si è costituito un Comitato per la riconversione di Rwm, che da allora aveva lanciato reiterati appelli per un embargo della vendita di armamenti dall’Italia all’Arabia saudita, dato che le bombe prodotte in Sardegna erano destinate alla coalizione a guida saudita impegnata nella guerra nello Yemen.

Lo scorso gennaio alla società erano state revocate delle licenze di esportazione verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Nel frattempo, però, la Rwm aveva avviato già nel luglio 2018 l’iter autorizzativo per l’ampliamento, depositando al Suape del comune di Iglesias un progetto di espansione, per costruire i nuovi reparti R200 e R210: ben 21 ampliamenti, buona parte dei quali nella fascia di rispetto dei 150 metri dal rio Gutturu Mannu-Rio Figu. Alle nuove costruzioni si aggiunge il ‘Campo Prove 140’. 

Secondo il Consiglio di Stato, entrambi i progetti sarebbero dovuti essere sottoposti a Via obbligatorio, considerato il consistente impatto ambientale. I giudici, nella sentenza pubblicata ieri, hanno ricordato il divieto di artificioso frazionamento dei progetti per evitare che siano sottoposti a Via, previsto dalle linee guida dell’Ue.

Nel ricorso le associazioni ambientaliste aveva sostenuto che Rwm avevano frazionato le richieste di autorizzazione per gli interventi di ampliamento previsto, per farli apparire surrettiziamente come progetti distinti e separati. Inoltre, secondo il Consiglio di Stato, le conclusioni cui è arrivato il consulente tecnico d’ufficio, e su cui si è basata la sentenza del Tar Sardegna, non consentano di escludere che lo stabilimento Rwm di Domusnovas costituisca “un impianto chimico integrato per la produzione di esplosivi”.

Tanto più che i due nuovi reparti R200 e R210 dovrebbero essere destinati a potenziare “la produzione di esplosivi militari di tipo Cast-Cured Pbx (a legante polimerico) e al caricamento di munizioni e teste in guerra con tale esplosivo”. 

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