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Mps, la Bce non concede più tempo: verso il decreto per aiuto di Stato

Dic 9, 2016

MILANO – La Bce ha respinto la richiesta di Mps di concedere più tempo per l’aumento di capitale. La notizia, attesa con il fiato sospeso da Piazza Affari, è stata diffusa da fonti finanziarie alle agenzie di stampa, mentre dalla banca si fa sapere che non sono ancora giunte comunicazioni ufficiali. Dall’Eurotower la posizione ufficiale è di “no comment”, come sempre accade nei confronti delle banche vigilate.

Le motivazioni della decisione del board del Meccanismo di sorveglianza, che andranno presto ratificate dal direttivo della Bce, non sono ancora ufficiali. E toccherà alla banca senese renderle note al termine del consiglio di amministrazione in corso. Ma da quanto si apprende ruotano attorno a due argomenti. Il primo è che gli investitori privati cui da questa estate i banchieri senesi sottopongono il dossier hanno avuto un tempo cospicuo per prendere una decisione, che finora non è ancora arrivata neppure da quanti si sono mostrati più possibilisti, come il fondo del Qatar e gli hedge fund Soros, Paulson, Atlas. Il secondo motivo per cui la vigilanza non ha concesso più tempo è che si ritiene che l’incertezza del quadro politico apertasi con la sconfitta del “Sì” alla riforma costituzionale, cui sono seguite le dimissioni di Matteo Renzi, potrebbe durare ben più dei 20 giorni che mancano alla fine del 2016, che rappresentava la data ultima del primo impegno preso da Mps per vendere i suoi 27 miliardi di sofferenze creditizie e ricapitalizzare. Per questo l’Eurotower negli incontri di ieri e di oggi avrebbe preferito tagliare la testa al toro, e decidere per una strada – quella della nazionalizzazione – che mette in sicurezza la banca senese nel più breve tempo possibile. Sempre entro il 31 dicembre dunque.

La situazione del Monte è stata al centro di un incontro, stamane al ministero dell’Economia, tra il ministro Pier Carlo Padoan, l’ad del Monte dei Paschi, Marco Morelli, e il presidente, Alessandro Falciai. Lo stesso Falciai, entrando nella sede milanese della banca per il consiglio sulla situazione, ha riferito che i vertici non sono “assolutamente” preoccupati per la situazione. Il titolo precipita intanto a Piazza Affari, trascinando in ribasso l’intero indice delle banche.

L’istituto senese aveva chiesto tempo per provare a chiudere la ripatrimonializzazione da 5 miliardi contando interamente sulle forze di mercato. Sarebbe servita per quell’obiettivo la base di un pool di investitori, in aggiunta al miliardo già arrivato dalla conversione dei bond subordinati. Ma a questo punto, secondo quanto previsto dal piano messo a punto dagli advisor Jp Morgan e Mediobanca, questa strada sembra preclusa. Per mettere in sicurezza Mps e aiutarlo a raccogliere capitali servirà dunque l’intervento dello Stato, con il Tesoro al lavoro per un decreto legge che potrebbe vedere la luce nel fine settimana. Al salvataggio dovranno con ogni probabilità contribuire anche i titolari delle obbligazioni subordinate emesse dalla banca, e gli azionisti.

Il decreto dedicato, ricostruisce Repubblica in edicola, è ormai pronto e contiene anche altri nodi bancari da sciogliere: la riscrittura della riforma delle Popolari, congelata dal Consiglio di Stato e che tiene in bilico le trasformazioni in Spa di Pop Bari e Pop Sondrio in calendario nei prossimi giorni; le questioni fiscali legate ai crediti fiscali differiti; la ricapitalizzazione del Fondo di risoluzione.

Il solo capitolo del Monte dei Paschi è il più importante, anche politicamente: il premier Matteo Renzi si è imposto nei mesi scorsi per evitare il passo dell’intervento pubblico, ora ineludibile. La via tecnica ora allo studio di governo e management senese la “ricapitalizzazione precauzionale” nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia, si passa attraverso l’azzeramento dei bond subordinati, con l’obiettivo di offrire il ristoro alla clientela retail esposta per circa 2 miliardi. Già entro lunedì questa soluzione dovrà essere in campo per non destabilizzare i mercati, che finora hanno reagito con la massima calma all’esito del voto.

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