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Vigne salvate dal mal d’esca: così si “operano” le viti

Ott 30, 2016
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I vigneti possono essere salvati dal mal d’esca grazie alla dendrochirurgia. L’annuncio viene dagli specialisti Simonit & Sirch Preparatori d’uva che, dopo 5 anni di sperimentazioni e interventi in vigneti italiani e francesi, presentano i primi sorprendenti risultati raggiunti. Il 90% delle piante trattate è tornato pienamente produttivo.

Dunque quella che è considerata la più grave e diffusa malattia che colpisce i vigneti di tutto il mondo, e in particolar modo quelli europei, un “cancro” che normalmente portava all’esito peggiore, per cui le piante ammalate venivano estirpate e sostituite, oggi può essere affrontata grazie a una tecnica letteralmente “chirurgica”.

“Banalizzando, si può paragonare il nostro intervento a quanto fa un dentista per curare una carie- spiega Marco Simonit -: utilizzando delle piccole motoseghe, apriamo il tronco ed esportiamo la parte intaccata dal mal d’esca. La pianta “disintossicata” dalla malattia, riacquista nel giro di poco tempo vigore, riprende a fruttificare e torna pienamente produttiva”.

Una tecnica che risale a cento anni fa

Simonit & Sirch non si arrogano però la primogenitura dell’idea. Attraverso ricerche bibliografiche, i Preparatori d’Uva hanno trovato testimonianze di una tecnica per risanare le piante infette da esca e eliminare il legno cariato risalente a circa 100 anni fa. “Abbiamo quindi pensato di sperimentare la dendrochirurgia, descritta da Ravaz e Lafon come conosciuta fin dall’antichità e praticata da Poussard alla fine dell’800. I risultati sono molto incoraggianti e grazie all’interessamento del prof Denis Dubourdieu, già direttore dell’Istitut des Sciences de la vigne et du vin dell’Università di Bordeaux, l’abbiamo messa in pratica con strumenti moderni”.

Chirurgia per qualità dei vini e risparmi

L’esito del progetto ha enorme importanza sia per la qualità dei vini che per la ricaduta economica. Infatti estirpando le viti malate e sostituendole con nuove barbatelle si crea nel vigneto una disparità della qualità delle uve, che influisce ovviamente sulla qualità e quantità del vino. Avere invece delle piante più longeve possibile è un’esigenza prioritaria per tutti i vignaioli, ma soprattutto per le più importanti case vinicole internazionali, dato che garantisce la continuità qualitativa e la riconoscibilità dei loro grandi vini.

La dendrochirurgia consente inoltre alle aziende notevolissimi risparmi, dato che si evita il costo del reimpianto (estirpo delle viti malate, escavo delle buche, impianto delle barbatelle, allevamento) e si ovvia alla mancata produzione da parte delle nuove piante per almeno 3 anni.

Prove in vigna tra Francia, Friuli e Franciacorta: già operate 10mila piante

Le prime prove sono state fatte nel 2011 a Chateau Reynon, quindi da Schiopetto in Friuli e da Bellavista in Franciacorta. In 6 anni di lavoro e sperimentazione, sono state operate 10mila piante di 5 varietà (Sauvignon blanc, Chardonnay, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot nero) in vigneti italiani e francesi di 6 regioni viticole: Collio, Isonzo, Franciacorta, Bolgheri, Champagne, Borgogna, Bordeaux. Oggi sono 7 i “chirurghi” della Simonit & Sirch che si dedicano alla formazione delle maestranze interne alle aziende, per insegnare loro le delicate operazioni di dendrochirurgia.

“In 4 anni (dal 2013 al 2016) il 90% delle piante di Sauvignon operate nell’azienda Schiopetto sono tornate produttive e addirittura il 96% di quelle di Chateau Reynon – conclude Simonit -. Siamo assolutamente soddisfatti di questi risultati, ma non ci fermeremo qui, perché il nostro è un lavoro sempre in progress. Dobbiamo, ad esempio, verificare qual è il miglior periodo dell’anno per intervenire, con quanta frequenza dobbiamo farlo, quante piante può operare al giorno una persona, per quanto tempo le piante che operiamo rimangono asintomatiche”.

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