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Versalis Brindisi, operai e azienda contro il sindaco: non è un ecomostro – Salta il tavolo di mediazione

Mag 31, 2020

IL POLO CHIMICO

I lavoratori dell’impianto chimico si schierano insieme sindacato e azienda nello scontro con il sindaco Riccardo Rossi. A rischio 1000 posti di lavoro

di Domenico Palmiotti

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(Imagoeconomica)

I lavoratori dell’impianto chimico si schierano insieme sindacato e azienda nello scontro con il sindaco Riccardo Rossi. A rischio 1000 posti di lavoro

31 maggio 2020


3′ di lettura

Nello scontro che oppone da una settimana Versalis-Eni al sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, con circa mille posti a rischio, scendono in campo, con una lettera aperta, alcuni lavoratori dell’impianto chimico. E si schierano senza esitazione con i sindacati e con l’azienda. “Chi non ci conosce, crede di avere a che fare con un ecomostro” scrivono i

lavoratori. Invece, spiegano, «il nostro sito è lavoro e profitto, per noi e per molti altri.Il nostro sito è dignità e tutela della terra. Il nostro sito è storia di Brindisi, non è Taranto, e fiore all’occhiello della chimica italiana».

Dove è il conflitto

I termini della questione. Con due ordinanze, una del 20 maggio, rettificata il 22, ed una seconda del 26 maggio, il sindaco di Brindisi ha imposto all’azienda lo stop degli impianti. Fermato così il cracking per l’etilene e il polipropine. Motivo: emissioni odorigene, ma in particolare picchi di benzene, che Rossi imputa a Versalis, con conseguente peggioramento della qualità dell’aria. Replica l’azienda: «impossibile la connessione causale tra i fenomeni registrati e le attività Versalis».

Per la società Eni, l’ordinanza di fermo del 20 maggio il sindaco l’ha firmata proprio mentre Arpa Puglia effettuava il sopralluogo in stabilimento. Vista la «concomitanza temporale», il provvedimento, rileva l’azienda, non poteva considerare gli esiti della verifica. Inoltre, circa i picchi di concentrazione di benzene dal 16 al 21 maggio, «la direzione del vento era tale da porre le centraline di monitoraggio dell’aria di Arpa Puglia sopravento rispetto allo stabilimento». E quindi, sostiene la società, le emissioni erano di «fonti completamente estranee a Versalis».

L’azienda ha chiesto da qualche giorno al sindaco di Brindisi di riesaminare le ordinanze. Anche perché, con Versalis ferma, alcune centraline dell’area di Brindisi hanno egualmente registrato alti valori di benzene. E allora? «Il fermo – dichiara Rossi – riguarda l’impianto di cracking. Vorrei capire se stanno continuando a fare manutenzioni, se il termossidatore è ancora acceso e se le altre sezioni proseguono le attività iniziate il 13. Attendiamo che Arpa e l’azienda ci facciano sapere».

«Versalis – aggiunge Rossi – non pensi di far pagare le ordinanze ai lavoratori con la cassa integrazione. Se si contestano le ordinanze, ci sono altre sedi per far valere le proprie ragioni». I sindacati dei chimici Femca Cisl, Uiltec, Ugl e Cisal auspicano «che il sindaco rinsavisca. Restiamo fortemente impensieriti dagli effetti che tutto ciò potrà sortire». Infatti il timore è che, col cracking fermo, scatti ora la cassa integrazione. I sindacati accusano il sindaco di «strafottenza« perché ignora «le ragioni datoriali, del sindacato e dei lavoratori sostenute da evidenti risultanze scientifiche».

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