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Vaticano, le tappe della (nuova) crisi dentro la Curia

Ott 30, 2019

immobili e non solo

di Carlo Marroni

30 ottobre 2019


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7′ di lettura

Uno scontro per il controllo della cassa. Questa è la percezione esterna della crisi che si sta consumando dentro la Curia vaticana e che nelle ultime ore ha registrato un’impennata dei toni nel confronto tra cardinali. Ma c’è di più. Siamo già a Vatileaks-3? Le modalità sono un po’ diverse delle due precedenti puntate (2012 e 2015), ma certo ci sono di nuovo documenti riservati e veline, e lo scontro – per ora consumato attorno all’acquisto da parte della prima sezione della Segreteria di Stato, per “Affari Generali”, di un gran palazzo a Sloane Avenue, Londra – appare funzionale a disegni più ampi.

Lo scontro Parolin-Becciu sembra la punta dell’iceberg

Il culmine della crisi è stato lo scambio di battute (o meglio accuse) tra il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha definito l’operazione immobiliare “opaca”, e la reazione nello stesso giorno dell’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, cardinale Angelo Becciu (che fu a capo della prima sezione per sette anni), che ha evocato la macchina del fango: «Ho agito nell’interesse della Santa Sede». La sensazione è che questa sia la punta dell’iceberg tra diverse anime della Curia, che con il passare del tempo ampliano le divergenze. Questa volta non c’è un tema teologico-dottrinale sul terreno (divorziati risposati, celibato) ma la guida del “governo”. Il pontificato di Francesco è stato segnato in alcune fasi da duri attacchi da parte degli ultraconservatori, che si sono espressi con documenti firmati da cardinali al Sinodo contro il Papa (la famosa “lista dei 13”), indiscrezioni fasulle su malattie papali, “dubia” sulle coraggiose decisioni del Pontefice con minaccia di non ben chiare correzioni, il penoso (ma pur sempre gravissimo) tentativo di golpe di un anno fa sulle accuse di copertura di porporati pedofili e così via, vicende che hanno visto schierati prelati di alto rango desiderosi di screditare Francesco, inviso alla destra sia religiosa che politica.

Una crisi nelle dinamiche interne di governo

Questa nuova crisi quindi si sta consumando nelle dinamiche interne di governo – e in questo somiglia abbastanza a Vatileaks-1, quando deflagrò una guerra interna attorno al controllo dell’Aif, appena nato nel 2011, i cui poteri furono circoscritti dopo meno di un anno con una controriforma ispirata dal cardinale Bertone – ma va detto che è scoppiata anche perché l’applicazione delle nuove regole di trasparenza imposte dalla riforma interna in qualche modo l’hanno portata alla luce. Non senza effetti collaterali. Dimissioni improvvise e strascichi politici come la vicenda del parere legale di Giuseppe Conte al finanziere Mincione, e la questione della golden power su Retelit.

LE TAPPE DI UNA CRISI DENTRO LE MURA LEONINE

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2013 – La Segreteria di Stato, sezione Affari generali, guidata da mons. Angelo Becciu, dopo aver esaminato un improbabile business petrolifero in Angola decide di investire parte della “cassa” a disposizione, in cui confluisce parte dell’Obolo di San Pietro, nel fondo Athena Global gestito dal Wrm gruop, acquistando il 45%, mentre il 55% è del finanziere Raffaele Mincione. Partono nel giro di qualche mese 200 milioni di dollari dal Credit Suisse di Lugano, banca di riferimento della prima sezione. Viene acquisito il palazzo di Sloane Avenue 60, Londra, già di Mincione.

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