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Usa e Cina si riavvicinano sull’accordo commerciale, le Borse accelerano

Dic 4, 2019

MILANO – Ore 13:15. Le Borse Ue accelerano dopo le indiscrezioni di Bloomberg su un possibile avvicinamento tra Usa e Cina nella guerra commerciale. Secondo fonti consultate dall’agenzia finanziaria Usa, potrebbero così esser superate le nuove frizioni che soltanto nelle ultime ore sono emerse tra le due superpotenze, questa volta a seguito del passaggio dalla Camera dei Rappresentanti della misura che chiede all’amministrazione di Donald Trump sanzioni contro PEchino per la persecuzione degli uiguri, la minoranza di religione musulmana di etnia turcofona. Il provvedimento è passato con 407 voti a favore e uno contrario. La Cina ha avvertito che eventuali sanzioni minerebbero le trattative commerciali e ha minacciato contromisure.

Nonostante queste premesse abbiano preoccupato gli investitori asiatici, il clima è migliorato durante la mattinata europea quando sono emerse le voci di possibile intesa, almeno in “fase uno”, tra le parti. Il 15 dicembre partiranno in automatico rialzi tariffari su 156 miliardi di dollari di made in China, mentre solo ieri Trump ha detto: “Meglio aspettare fino a dopo le elezioni” per firmare una intesa.

L’argomento resta assai fluido e non a caso di recente gli investitori hanno trovato rifugio in beni quali l’oro e i Treasury americani, porti sicuri in tempi di incertezze. Intanto però Milano si rafforza a +1,15% con il rimbalzo di Atlantia e la buona lena di Azimut. In luce le banche, dopo la promozione di Moody’s che apprezza il lavoro fatto sui crediti deteriorati. Su Piazza Affari si segnala anche il via libera dalla Consob all’aumento di capitale da 700 milioni per Carige. Londra sale dello 0,25%, più convinte Francoforte che sale dell’1,2% e Parigi dell’1,4%. Ieri sera Wall Street ha chiuso in rosso con il Dow Jones a -1%, ma recuperando dai minimi. Le Piazze asiatiche hanno trattato negative con Tokyo in rosso dell’1,05% e Hong Kong in ribasso dell’1,3 per cento.

In linea generale, annota Bloomberg, si conferma nelle ultime sedute un clima di avversione al rischio tra gli investitori, con l’effetto di riportare in auge i beni rifugio come i Treasury. Troppo alte, di nuovo, le incertezze sulla concretizzazione di un’intesa commerciale tra le due superpotenze economiche. Laura Kane, che si occupa di grandi patrimoni in Ubs, ha spiegato alla televisione finanziaria: “Soltanto poche settimane fa le notizie erano incredibilmente positive, ora siamo tornati di nuovo in un clima pessimistico. La situazione continuerà a cambiare con l’inizio del nuovo anno”.

I dati macro di giornata provenienti dalla Cina non sono stati neppure negativi: l’indice Caixin sul settore dei servizi è salito a 53,3 punti a settembre, oltre la soglia di espansione collocata a 50 punti e ai massimi da aprile. In Giappone, l’equivalente Pmi servizi è aumentato a 50,3 punti a novembre. Sempre il Pmi servizi è sceso a 50,4 punti a novembre in Italia, minimi da maggio, e aumentato lievemente in Germania a 51,7. Per l’intera Eurozona, l’indicatore sui servizi è salito a 51,9 punti e quello composito – che incorpora il manifatturiero – si è attestato a 50,6. Nel pomeriggio dagli Stati Uniti giungeranno il corrispettivo Ism non manifatturiero e il sondaggio Adp sulla variazione degli occupati, che sarà una anticipazione dei dati sul mercato del lavoro americano che verranno diffusi venerdì.

Da seguire poi la riunione dell’Eurogruppo con i possibili sviluppi sul Mes. L’euro apre in calo sotto quota 1,11 dollari, La moneta unica passa di mano a 1,1077 dollari. Sempre forte lo yen, che viene scambiato a 120,20 sull’euro e a 108,50 sul dollaro. Lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi apre a 166 punti, in lieve calo rispetto ai 168 punti della chiusura di ieri per le tensioni nella maggioranza e in Parlamento sul Mes. Il rendimento del decennale è all’1,32%.

Tra le materie prime, quotazioni del petrolio in rialzo sul mercato after hours di New York in attesa del meeting dell’Opec+ che a Vienna dovrà decidere su futuri tagli alla produzione: i contratti sul greggio Wti con scadenza a gennaio guadagnano 31 centesimi (+0,6%) a 56,41 dollari al barile. Il Brent è a 61,17 dollari, anche in questo caso in rialzo dello 0,6% (+35 centesimi). Oro in lieve crescita anche questa mattina sui mercati asiatici. Il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.481 dollari l’oncia, con un guadagno dello 0,2%. Nella giornata di ieri il prezzo è salito dell’1%.

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