Una mostra a Napoli con i due quadri di Van Gogh sequestrati al boss della droga. Mentre la Procura chiude l’inchiesta nei confronti di 14 indagati, si lavora all’ipotesi di rendere fruibili alla città, almeno per un giorno, i due capolavori rubati ad Amsterdam nel 2002 e acquistati dal re dei narcos Raffaele Imperiale con cinque milioni di euro prelevati dalle casse dell’organizzazione.
I dipinti sono attualmente sotto sequestro e dovranno essere restituiti all’Olanda. Prima però si spera di poterli esporre al pubblico in Italia. Nei giorni scorsi il ministero dei Beni Culturali guidato da Dario Franceschini ha cominciato a valutare la possibilità di organizzare l’appuntamento in una delle sale della Reggia di Capodimonte.
Gli uffici del museo diretto da Sylvain Bellenger hanno preso contatti con la Procura per capire la compatibilità del progetto con le procedure giudiziarie: si tratta infatti pur sempre di beni sequestrati, per giunta di valore inestimabile, per il cui impiego occorre pertanto un’apposita autorizzazione del magistrato, oltre naturalmente a uno speciale dispositivo di sicurezza. Pur con le cautele del caso, la Procura sembra intenzionata a percorrere tutte le strade possibili per consentire alla città di ottenere un ritorno positivo dal tesoro sequestrato a Imperiale.
L’uomo che ha rifornito gli Scissionisti di Scampia della droga venduta sulle piazze napoletane è tuttora latitante a Dubai. Fino ad oggi, gli Emirati Arabi hanno risposto negativamente alle richieste di estradizione di provenienti dall’autorità giudiziaria italiana. Ora però il processo è più vicino. I pm Vincenza Marra, Stefania Castaldi e Maurizio De Marco, che con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice e il pm della Direzione nazionale antimafia Maria Vittoria De Simone coordinano le indagini condotte dalla squadra mobile e dalla Guardia di Finanza, hanno chiuso l’inchiesta sugli affari del gruppo.
L’indagato, come prima di lui aveva fatto il suo socio in affari Mario Cerrone, ha inviato ai pm una memoria nella quale ammette le proprie responsabilità per i fatti già ricostruiti dagli inquirenti e mette a disposizione alcuni beni: non solo i due Van Gogh, che sostiene di aver acquistato (senza però spiegare da chi) pagando cinque tranches di un milione ciascuna, ma anche un complesso immobiliare composto da tredici ville a schiera costruite a Terracina, dieci ville a Giugliano, addirittura una montagna con casolare antico ristrutturato nella zona di Pianura. Un tesoro che, nelle intenzioni della Procura, dopo la confisca potrebbe davvero essere impiegato a favore della collettività.
Nella memoria, Imperiale aggiunge di voler mettere a disposizione delle forze dell’ordine “per la lotta alla criminalità organizzata” dieci automobili del valore di quarantima euro ciascuna. Imperiale, che come Cerrone non può essere in alcun modo considerato collaboratore di giustizia, conferma di aver fatto affari con il gruppo Amato-Pagano, usciti vincenti dalla scissione con il clan Di Lauro, assicurando però di essersi sempre tenuto alla larga dalle vicende camorristiche: “Il nostro intendimento era unicamente di rifornirli di cocaina”.
Intanto alcuni capi del cartello Scissionista hanno scelto di confessare in aula la responsabilità in ordine ad alcuni omicidi nell’intento di provare ad evitare il carcere a vita e ad ottenere condizioni di detenzione più lievi. La Procura si oppone fermamente a questa line, a come confermato dal pm Castaldi nella requisitoria al processo per il duplice omicidio
Montanino Salierno (che nel 2004 segnò, di fatto, l’inizio della faida) conclusa con la richiesta dell’ergastolo per tutti gli imputati.Qualche giorno fa Cesare Pagano, forte di una sentenza della Corte di Appello che gli ha ridotto la pena inflitta per omicidio proprio a seguito della dichiarazione di colpevolezza pronunciata in udienza, ha chiesto attraverso i suoi legali di lasciare il regime di carcere duro. La Procura ha già replicato: parere negativo.