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Un pitone col mal di denti è stato salvato e curato a Firenze

Apr 28, 2021

AGI – Un forte mal di denti diventa motivo di abbandono e un pitone, da amico esotico da tenere in casa, improvvisamente diventato ‘scomodo’ è stato lasciato in un boschetto alle porte di Firenze. Notato da un passante,‘Sir Biss’ – come è stato ribattezzato dai veterinari della Asl Toscana centro per la somiglianza con il serpente nel cartone animato ‘Robin Hood’ della Disney – è stato per mesi curato e dopo una lunga degenza finalmente liberato in un centro specializzato.

Il rettile era stato ritrovato a Maiano, nel comune di Fiesole, il 16 marzo scorso e i vigili del Fuoco lo hanno recuperato e portato ai veterinari della Asl dove è stato sottoposto a lunghe cure necessarie per curare “un grave ascesso retromandibolare che gli impediva di mangiare. “Adesso il pitone, perfettamente ristabilito, verrà ricoverato al centro di Scienze Naturali di parco Galceti a Prato” ha detto il dottore Enrico Loretti, direttore della struttura fiorentina di Igiene Urbana e Veterinaria dell’Ausl Toscana centro.

Sono ancora ignoti i responsabili dell’abbandono dell’animale che a causa delle difficoltà ad allargare la bocca e inghiottire le sue prede, rischiava di morire.  “È stata una fortuna che grazie a una segnalazione siamo riusciti a curarlo in tempo  – spiega Loretti – l’ascesso è abbastanza frequente per i pitoni ed è connesso alla cattiva alimentazione, gli abbiamo fatto una pulizia chirurgica, ma non aveva ancora un danno all’osso”.

Solitamente i pitoni mangiano piccole prede come topi e pulcini con una periodicità molto dilatata a causa della lunga digestione determinata dal fatto che le inghiottiscono intere.  “Lo hanno chiamato Sir Biss – prosegue il direttore della struttura veterinaria – perché il pitone si è rivelato docile e simpatico e ha ricordato a tutti il Sir Biss di Re Giovanni nel celebre cartone della Disney”.

Capita sempre più spesso nel territorio di ritrovare animali esotici abbandonati dai proprietario. “È un problema – sottolinea Loretti – le persone le prendono in casa, magari anche in cattività, poi gli animali crescono e aumentano le esigenze e quando si stufano invece di affidarle a strutture le lasciano per strada o nei boschi, rischiando di farli morire”. 

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