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Un italiano su tre ancora insensibile ai temi ambientali, ma donne attente. E i giovani incalzano le grandi aziende

Ott 24, 2016
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Ecologia, equità, economia: la sostenibilità è un concetto dinamico con ampi margini di definizione. Cosa si intende per sviluppo sostenibile? Il 30% degli italiani non sa cosa voglia dire attuare comportamenti sostenibili. Lo rileva un’indagine condotta da Ales Market Research per conto di Unilever, multinazionale anglo-olandese – in prima posizione all’interno del Dow Jones Sustainability Index – che opera anche in Italia nei mercati food (Knorr, Algida, Magnum, Lipton, Grom), home e personal care.

Nelle mani delle donne il futuro della Terra

La capacità di vivere in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire gli scarti e i rifiuti dovuti alle nostre attività produttive (definizione del Living Planet Report del WWF) è una preoccupazione prevalentemente femminile: “Se la Terra non si estinguerà, sarà grazie alle donne che si confermano essere la guida verso il cambiamento di costumi e abitudini”, si legge nella presentazione dello studio. L’80% delle intervistate, comprese tra i 35 e i 44 anni, guarda alla difesa dell’ambiente come un valore assoluto per garantire un futuro al nostro pianeta, con particolare riferimento alla lotta all’inquinamento ambientale (76%), allo spreco delle risorse naturali (69%), alla deforestazione e all’arresto del cambiamento climatico (65%), alla promozione di un’agricoltura sostenibile (60%).

Le strategie sostenibili di Unilever

I 50 anni di Unilever Italia sono un’occasione per fare il punto sulla svolta sostenibile dell’azienda: “Dal 2010 abbiamo individuato nuove strategie per fare crescere il business dimezzando l’impatto sull’ambiente e incrementando gli sforzi per garantire un equilibrio sociale attraverso la promozione di pratiche sostenibili nell’agricoltura a partire dalla filiera, attraverso politiche di genere e conciliazione in azienda, e sul territorio con la presenza di stabilimenti e la creazione di posti di lavoro – afferma Angelo Trocchia, presidente e ad di Unilever Italia – L’esito del sondaggio ci conforta dato che poniamo grandissima attenzione alla valorizzazione dei talenti femminili che, tra l’altro, rappresentano il 50% della nostra forza vendita”. Per il 72% del campione è necessario garantire l’uguaglianza di trattamento tra uomini e donne sul lavoro, per il 68% il rispetto dei diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera, per il 50% la promozione della diversità e della libertà dagli stereotipi.

Sostenibilità, il 30% degli italiani è refrattario

Ma la strada della sostenibilità è lunga: bisogna ancora educare ad azioni concrete, che vadano oltre la raccolta differenziata. Il dato degli italiani refrattari all’etica della responsabilità (30%) non è irrilevante, “soprattutto alla luce dei più recenti summit organizzati tra i diversi Stati per fissare obiettivi ambiziosi – sostiene Paolo De Nardis, professore di Sociologia alla Sapienza di Roma – come i Sustainable Developments Goals promossi dalle Nazioni Unite o le risoluzione approvate durante COP21 a Parigi”.

Patto di fiducia con i consumatori

Più del 40% dei giovani (tra i 18 e i 34 anni) ritiene che le aziende possano avere un ruolo attivo nell’orientare responsabilmente alla scelta del cibo più equilibrato e gustoso e a quella di ingredienti sani e di provenienza italiana. Il resto del campione attribuisce maggiore responsabilità a Governi e Ong. “Sostenibilità è anche una dieta equilibrata, un welfare aziendale in grado di offrire ambienti di lavoro equi per tutti i generi”, aggiunge Angelo Trocchia. Che scommette per il futuro sul patto di fiducia tra consumatori e aziende. L’ultima mossa di Unilever (53,3mld di fatturato del 2015) è stata lo scorso anno l’acquisizione di Grom, emblema della migliore gelateria made in Italy, attenta all’ecosostenibilità.

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