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Un esercito di influencer: le aziende a caccia di chi ha più follower

Ago 22, 2016

RACCONTANO come vivono, come si vestono. Cosa mangiano e in quali posti (meravigliosi) viaggiano. O, semplicemente, propagano come un sonar le proprie idee in fatto di politica, economia, società. Sono gli ”influencer” su internet, divenuti ormai sono una categoria ben nutrita e diversificata, a quanto emerge da una nuova infografica pubblicata da Smart Insights, azienda americana specializzata in digital marketing.

Un tempo erano solo blogger e si occupavano soltanto di moda e viaggi. Con i social network è cambiato tutto. Sono emersi influencer in ambiti molto vari, distribuiti per altro non solo su Facebook e (sempre meno) Twitter, ma anche su Instagram, Pinterest, a seconda del proprio settore. Beninteso, è a livello internazionale che è possibile parlare già di nuova fase per gli influencer online. In Italia le categorie di moda, viaggi e lifestyle restano le sole in cui è possibile individuare senza problemi i principali influencer (vedi gallery).

All’estero le cose sono più complicate, tanto che l’infografica di Smart Insight rinuncia persino a dividere gli influencer per settori e preferisce invece segmentarli per figure. C’è la celebrità, l’autorità del proprio settore, lo specialista di relazioni, l’analista (che si occupa di analisi di dati e scenari), l’attivista politico, che può sconfinare nell”agitatore’. Per arrivare anche al giornalista, che sviluppa un rapporto sempre più diretto con i propri lettori.

Gli esperti di digital marketing hanno sviluppato linee guida sia per diventare influencer sia per le aziende che li vogliono utilizzare per potenziare il proprio brand. A seconda del tipo di influencer, per esempio, deve cambiare il modo di approcciarli. Alcuni possono ricevere sponsorizzazioni dirette per parlare di questo o di quel marchio. Altri invece non possono essere comprati ma devono essere convinti oppure (è il caso del giornalista) allettati con esclusive. Con altri ancora – come l’attivista – bisogna solo farci i conti, entrando in un dibattito quanto più civile e argomentato. Anche questa è una novità rispetto alla fase precedente, in cui non c’erano vie di mezzo: l’influencer o era pagato dalle aziende o ne era bellamente ignorato. In tutti i casi, anche quelli di sponsorship diretta, deve però prevalere l’onestà, la trasparenza e il rispetto della propria platea di riferimento: è questa la regola d’oro, ai tempi di internet.

Ed è una regola da tenere presente anche per diventare un influencer. ”Il vero influencer è una persona capace, con la propria attività online, di incidere sulle decisioni di acquisto dei propri pari (centinaia, migliaia o più), sempre più impermeabili ai messaggi pubblicitari tradizionali. Ci riescono perché vengono considerati parte di una stessa rete”, spiega infatti Vincenzo Cosenza, tra i massimi esperti di social media in Italia. ”Ci sono influencer che parlano delle proprie esperienze di consumo senza essere legati ai brand da un rapporto commerciali e altri, i più grandi in termini di follower base, che lo sono”.

”Inizialmente l’influencer è una persona con una forte passione in un certo campo, che decide di condividere pubblicamente, mettendolo a disposizione di altri. Questo valore offerto gratuitamente alla propria rete viene ripagato da un passaparola tra utenti che ha l’effetto di aumentare la grandezza della rete d’influenza. A questo punto l’influencer può diventare oggetto di attenzione dei brand”. L’Italia deve maturare anche su questo fronte, per evitare che il fenomeno degli influncer online ricada in forme di pubblicità vecchio stampo. Più subdole, però, perché meno esplicite.

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