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“Tra la giornalista e l’avvocato non c’era rapporto professionale”

Apr 27, 2021

AGI – In vista della missione degli ispettori di via Arenula, la procura di Trapani torna sul caso delle intercettazioni dei giornalisti cercando di fare chiarezza mentre rischiano di allungarsi ulteriormente i tempi dell’inchiesta sulle ong che operavano nel Mediterraneo. Al tempo stesso, il procuratore, Maurizio Agnello, ha diffuso una circolare alle forze di polizia giudiziaria in cui vengono ribadite le prescrizioni previste dall’articolo 103 del Codice di procedura penale da rispettare in caso di intercettazioni di conversazioni di avvocati

Secondo quanto apprende l’AGI, gli accertamenti di di via Arenula, che avranno inizio per via telematica il prossimo 17 maggio e proseguiranno l’8 giugno con la presenza degli ispettori in Procura, rientrano in un’attivita’ ‘ordinaria’ gia’ calendarizzata per marzo 2020 e slittata a causa delle restrizioni previste per l’emergenza Covid. Nel corso dell’accertamento degli ispettori del ministero della Giustizia saranno richiesti chiarimenti ‘straordinari’ sull’indagine che riguarda i presunti rapporti tra i trafficanti libici e le organizzazioni umanitarie Save the Children, Medici senza Frontiere e Jugend Rettet.

Sono 21 le persone indagate, tra membri i team leader delle organizzazioni umanitarie e membri dell’equipaggio della Iuventa, e della Vos Hestia e Vos Prudence, di proprieta’ della societa’ armatrice Vroon. L’indagine, si legge nell’avviso di conclusione depositato a inizio marzo, ha evidenziato la “preordinata suddivisione e spartizione delle aree marittime internazionali antistanti la Libia”, la “pressione psicologica sul personale a vario titolo coinvolto a bordo delle navi Ong in materia di collaborazione con le forze di polizia”, ma anche “contatti e comunicazioni intraprese dagli indagati con i ‘trafficanti’ di esseri umani”.

In queste settimane il caso e’ stato al centro di cinque interrogazioni parlamentari, ma anche di richieste di chiarimenti da parte dell’ispettorato del Ministero della Giustizia e della Procura generale presso la corte di Cassazione, quest’ultima competente per eventuali procedure disciplinari nei confronti dei magistrati di Trapani.

A quattro anni di distanza dal sequestro della nave Iuventa, fermata a largo di Lampedusa il 2 agosto 2017, i tempi dell’inchiesta della procura di Trapani  sono destinati ad allungarsi. Lo scorso 14 aprile, infatti, il gip Emanuele Cersosimo, accogliendo la richiesta di uno degli indagati che intende farsi interrogare, ha disposto la traduzione dell’informativa ‘madre’ in lingua inglese, francese, spagnola e tedesca. Si tratta dell’informativa riassuntiva depositata il 10 giugno 2020, composta da 651 pagine e redatta dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani, del Servizio centrale operativo di Roma e del comando generale delle Capitanerie di Porto.

Il gip ha sospeso i termini processuali, cosi’ come era accaduto per lo svolgimento dell’incidente probatorio, eseguito per ispezionare i dispositivi informatici (smartphone, pendrive, computer, rilevatori di bordo e go-pro utilizzate durante i soccorsi) e concluso il 27 settembre 2019. Il caso e’ esploso, a un mese di distanza della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, in seguito alle denunce degli imputati, che dopo aver radiografato le 30 mila pagine depositate dai pm di Trapani (procuratore aggiunto Agnello, sostituti procuratori Giulia Mucaria e Brunella Sardoni), avevano evidenziato la presenza tra gli atti di intercettazioni a giornalisti ed avvocati.

Una circostanza rilanciata anche dalla Federazione europea dei giornalisti e dall’Ordine nazionale, che ha l’ha definito “uno sfregio del segreto professionale”. Soltanto nei giorni seguenti emerse che l’unica giornalista ad essere sottoposta ad intercettazioni e’ Nancy Porsia, mai indagata nel corso dell’indagine, ‘ascoltata’ dagli investigatori dall’1 luglio all’11 dicembre 2017, mentre altri giornalisti sono stati intercettati perche’ parlavano con la collega o con altre persone indagate.

Nello specifico, veniva segnalata una telefonata intercettata tra la giornalista e l’avvocato Michele Calantropo, come si evince dal brogliaccio depositato dagli inquirenti. “Alla data del colloquio, 15 novembre 2017, non vi era alcun rapporto di tipo professionale fra i due colloquianti”, ha precisato oggi il procuratore aggiunto Maurizio Agnello. “Ed invero solo il 11 dicembre 2017 successivo l’avv. Calantropo deposita l’allegata lista testi – continua il magistrato – nella quale chiede di escutere la Porsia, richiesta rigettata dalla Corte all’udienza del 12 febbraio 2018”.

La ricostruzione e’ stata respinta dal legale palermitano, che all’AGI ha detto: “Il mio rapporto con la giornalista Nancy Porsia e’ stato professionale sin dal primo momento: mi sono qualificato in quanto avvocato e abbiamo discusso dell’attivita’ professionale, non per altre ragioni”. Il rapporto tra l’avvocato Calantropo e la giornalista si riferisce al processo, che era in corso in quei mesi, nei confronti del presunto trafficante Medhanie Tesfamariam Behre, vittima di scambio di persona, che in quei mesi era imputato davanti ai giudici della corte d’Assise di Palermo.

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