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Torino: irruzione in Consiglio comunale, Appendino contestata: “Basta sfratti, agite”

Ott 17, 2016

Bagarre in consiglio comunale a Torino. Nel corso dei lavori è andata in scena una contestazione di alcuni esponenti dei centri sociali, dopo lo sgombero venerdì sera di 17 persone sfrattate da uno stabile di corso Regina Margherita. Tra loro anche una famiglia marocchina con tre figli. “Il Comune prenda posizione sugli sfratti – ha urlato un contestatore – capisco che in questa sala si discutono di cose importanti, ma qui c’è in gioco la sopravvivenza. Dovete prendere una posizione sugli sfratti” ha detto un esponente dello “Sportello Prendo Casa”, vicino al centro sociale Askatasuna. Accanto a lui sulla balconata del pubblico della Sala Rossa anche Said, sfrattato dal palazzo di corso Regina con la sua famiglia.La sindaca Chiara Appendino si è alterata e ha gridato: “Non così. Chiediamo rispetto per l’assemblea”. Il presidente dell’aula Fabio Versaci è intervenuto personalmente cercando di calmare gli animi. La seduta è stata sospesa e dai banchi del pd è partita la richiesta di una riunione dei capigruppo.

Sotto il municipio, intanto, proseguiva il presidio per protestare contro lo sfratto di corso Regina Margherita. I manifestanti, qualche decina, hanno montato un gazebo e srotolato uno striscione. “Una casa subito per Said e la sua famiglia. Stop sfratti”, si legge. Tra i manifestanti ci sono Said e la moglie Khadouj con i loro tre figli, gli inquilini sfrattati la scorsa settimana. La storia di Said è stata presa a cuore dal centro sociale Askatasuna che la mattina dello sfratto aveva organizzato un presidio sotto la casa della famiglia. La protesta era durata fino a sera ed era sfociata in tensioni e scontri con la polizia.

Dopo lo sfratto Said e la sua famiglia sono stati ospitati da una vicina di casa. I manifestanti sotto il municipio, tra cui alcuni esponenti di primo piano di Askatasuna, chiedono alla giunta 5 Stelle di applicare il piano annuciato durante le elezioni che faceva

dell’emergenza abitativa un cavallo di battaglia. “Vogliamo che il caso di Said sia portato in Consiglio comunale. È il simbolo della lotta contro gli sfratti” dicono. “Voglio raccontare come é andata- dice Lucia Preve, 70 anni, maestra in pensione che ospita temporaneamente la famiglia sfrattata – Non ci ho pensato un attimo ad ospitarli, vivo da sola: la risposta definitiva, però, non sono io ma le istituzioni che devono trovare una soluzione”.

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