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Toni alti e ricerca del compromesso

Nov 8, 2016

Se nel braccio di ferro tra Roma e Bruxelles si tornati indietro al gennaio scorso, quando Renzi tuonava contro la Commissione e Juncker gli rispondeva che mancavano gli interlocutori per il confronto, la ragione va oltre lo scarto di qualche decimale di deficit.

Il problema per Juncker provare a blindare l’operato della Commissione, in una fase in cui lo stesso ruolo della Commissione come “guardiano” dei Trattati ad essere posto in seria discussione. Non a caso, nel duro botta e risposta di ieri, Juncker ha ricordato come sia stata proprio la Comunicazione sulla flessibilit del gennaio 2015 ad aprire la strada a 19 miliardi di flessibilit concessi all’Italia nel biennio 2015-2016. Ma soprattutto sottolinea come in primavera l’intesa raggiunta con Roma prevedeva un deficit 2017 all’1,8%, e che ora siamo al 2,4% gi autorizzato dal Parlamento. Il debito non scende, e il deficit strutturale passa il prossimo anno dall’1,2 all’1,6%, nonostante Bruxelles abbia chiesto a maggio di ridurlo di almeno lo 0,6 per cento.

Non vi dubbio che dal punto di vista tecnico/contabile, la legge di Bilancio risulti inadempiente rispetto all’attuale set di regole europee e nei confronti degli impegni assunti la scorsa primavera. Lo scarto tra deficit netto tendenziale e programmatico (in sostanza il maggior indebitamento) si cifra in 12 miliardi per il 2017, 6,6 miliardi nel 2018 e 2,8 miliardi nel 2019. Per il resto delle coperture (14,7 miliardi nel 2017), ci si affida a un mix di tagli alla spesa (2,6 miliardi) e maggiori entrate. Il deficit nominale passa di conseguenza al 2,3% e il deficit strutturale incorpora nel nuovo target dell’1,6% lo 0,4% nominalmente ascrivibile all’emergenza terremoto e alla gestione del flusso dei migranti.

Permangono differenze di stime, come confermano le nuove previsioni che la Commissione Ue diffonder domani. Anche se con la legge di Bilancio non si invocano le clausole applicate finora (riforme e investimenti), e si rinvia se mai al capitolo delle cosiddette circostanze eccezionali, il risultato sostanzialmente lo stesso dal punto di vista di saldi di finanza pubblica. E allora il punto ancora una volta tutto politico: vi consenso sufficiente in Europa attorno alla constatazione che si chiusa una stagione, quella del rigore a senso unico? E che ora va imboccata rapidamente una nuova strada, che anche attraverso il ricorso alla flessibilit di bilancio accompagni (e non ostacoli) crescita e sostegno all’occupazione? Pi che scambi anche accesi di reciproche accuse, servono alleati, ammesso che si sia deciso in che direzione andare.

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