MILANO – Dopo il crollo della vigilia, le banche italiane rialzano la testa e – ad eccezione di Unicredit – sostengono le quotazioni di Piazza Affari che chiude la seduta in rialzo dello 0,2%. All’indomani della caduta di Commerzbank, il secondo polo bancario tedesco costretto a tagliare le stime di crescita, l’effetto degli stress test condotti dall’Eba, l’autorità bancaria europea, continua a farsi sentire: il settore è nervoso e non riesce a prendere direzione condizionato le mosse degli investitori. Oltre a Mps che attende – entro fine novembre – di completare il piano di pulizia e rafforzamento patrimoniale, preoccupa Unicredit: reduce da due giorni di tracolli il gruppo ha chiuso il trimestre con utili in crescita, ma delude il patrimonio di vigilanza. Faro anche su Intesa Sanpaolo che ha comunicato ieri i conti del secondo trimestre. Deboli le altre Borse europee: Londra chiude a -0,13%, Parigi cede lo 0,28%, mentre Francoforte sale dello 0,21%.
Chiusura in rialzo per Wall Street sulla scia del rimbalzo del prezzo del petrolio. Il Dow Jones avanza dello 0,20% a 18.349,93 punti. Il Nasdaq è salito dello 0,43% a 5.159,74 punti.
Chiusura in calo per l’euro sotto quota 1,12 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1173 dollari e a 113,13 yen. Il dollaro guadagna sullo yen e viene scambiato a 101,97. Lo spread tra Btp e Bund è poco mosso a 124,7 punti dai 125 della chiusura di ieri. Il rendimento è all’1,21%. A Piazza Affari è sugli scudi Fca: Samsung sarebbe interessata a rilevare Magneti Marelli.
Al netto del tema banche gli addetti ai lavori si concentrano sui dati in arrivo dal fronte macroeconomico: il settore privato americano ha
creato in luglio 179.000 posti di lavoro. Lo afferma il sondaggio dell’Adp. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che scommettevano su 170.000 posti. Il dato ufficiale sul mercato del lavoro sarà comunicato venerdì, con gli analisti che prevedono la creazione di 170.000 posti e un tasso di disoccupazione al 4,8%.Gli investitori osservano ogni segnali in arrivo da Oltreoceano per capire come si muoverà in politica monetaria la Federal Reserve. Non è escluso, infatti, che Janet Yellen decida di aspettare l’inizio del 2017 prima di alzare di nuovo il costo del denaro, ma i segnali in arrivo sono contraddittori. Secondo Robert Kaplan, presidente della Fed di Dallas, un rialzo dei tassi a “settembre è davvero sul tavolo”, mentre per William Dudley, presidente della Fed di New York, è troppo presto per escludere una stretta quest’anno, “serve cautela”.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo dell’1,88% in seguito al rafforzamento dello yen sulla relativa delusione degli investitori per la manovra di stimoli fiscali approvata ieri dal governo del premier Shinzo Abe. La dinamica dello yen ha provocato un “intervento verbale” di un alto esponente del ministero delle finanze, che ha sottolineato come i movimenti sul mercato valutario siano inutilmente nervosi e da monitorare attentamente. A guidare la tendenza al ribasso sono stati i titoli bancari e quelli delle società di shopping, mentre più in generale gli esportatori appaiono sotto pressione.
Sul fronte delle materie prime, i prezzi del petrolio sono in rialzo anche se il Wti si attesta sotto i 40 dollari al barile per la prima volta da aprile. A incidere il fatto che la settimana scorsa le scorte di benzina hanno toccato i massimi livelli, nella stagione estiva, da 20 anni a dimostrazione delle difficoltà dell’economia Usa. Il Wti con consegna settembre guadagna 25 cents a 39,76 dollari al barile mentre il Brent (consegna ottobre) sale di 19 cents a 41,99 dollari. L’oro è stabile a 1.364,89 dollari l’oncia.