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Premium, Mediaset sfida Vivendi: “Agiremo in sede civile e penale”

Lug 28, 2016

MILANO – La proposta di Vivendi di rivedere l’intesa per la cessione della pay tv Premium da parte di Mediaset è “irricevibile”. Per questo il Biscione agirà in “sede civile e penale” nei confronti della società francese controllata dal finanziere Vincent Bollorè. Insomma, tra la famiglia Berlusconi e il gruppo transalpino la rottura totale dopo che Vivendi ha scoperto le carte mostrando come il suo vero interesse non fosse per la pay tv che continua a perdere soldi, ma direttamente per la casa madre.

A far precipare la situazione tra le parti – che a ottobre avevano raggiunto un accordo per la cessione di Premium sulla base di uno scambio azionario – è stata quindi comunicazione di Vivendi della rinuncia al 100% della pay tv a fronte della proposta di un piano alternativo che ne riduca l’impegno al 20% del capitale e che – entro tre anni – la porti al 15% dell’intero gruppo tricolore. Insomma, Bollorè ha fretta di salire direttamente nel capitale della controllante, di cui Fininvest detiene ancora il 34,8%. Una nuova rotta che spiazza le televisioni della famiglia Berlusconi, che non riuscirebbero così a liberarsi subito di un asset che pesa sul bilancio ormai da tempo, vedendosi poi sconvolti i piani per recitare un ruolo a livello europeo nell’indusria della comunicazione del futuro.

Il cda di Mediaset, riunito per l’approvazione dei conti, ha quindi respinto la proposta alternativa di Vivendi giudicandola “irricevibile perché incompatibile con il contratto vincolante già firmato”. Anche perché dal punto di vista tecnico il piano francese prevedela salita al 15% attraverso l’emissione di prestito obbligazione convertendo che farebbe scendere Fininvest sotto la minoranza di blocco trasformando Mediaset in una società di fatto contendibile sul mercato. I vertici del Biscione hanno quindi dato mandato agli “amministratori di adottare tutte le opportune azioni finalizzate ad ottenere l’adempimento del contratto da parte di Vivendi e, in caso di inerzia di quest’ultima, di agire in sede civile ed eventualmente anche penale a tutela degli interessi della società”.

Immediata la replica di Vivendi che dice: “Noi onoriamo i nostri impegni e non accettiamo di essere accusati del contrario”, quindi, i francesi fanno sapere di riservarsi “il diritto di querelare per diffamazione” Mediaset. Cologno Monzese, però, si sente danneggiata anche dal punto di vista finanziario. A cominciare dai conti del primo semestre che si sono chiuso con un rosso di 27 milioni di euro, imputato dal management all’intesa con Vivendi: nel secondo trimestre – spiega una nota – “sono stati sostenuti esborsi di cassa una tantum, derivanti unicamente dalla firma del contratto pari a 34,6 milioni”, mentre i ricavi sono cresciuti da 1,72 a 1,87 miliardi.

Nell’attacco a Vivendi, Mediaset far riferimento a quanto annunciato lo scorso aprile con i termini dell’accordo tra la società di Berlusconi e quella di Bolloré, che prevedevano lo scambio azionario di un pacchetto del 3,5% del capitale e la vendita della quota del Biscione nella pay-tv Mediaset Premium (l’89% della pay-tv, mentre il restante 11% acquistato dagli spagnoli di Telefonica sarebbe arrivato in un secondo momento). Mediaset quindi minaccia una causa per danni fino a 1,5 miliardi di euro anche perché l’intesa, che doveva esser definita entro il prossimo 30 settembre, diceva che nel primo anno Vivendi non avrebbe acquistato alcuna azione Mediaset, mentre nel secondo e terzo anno non avrebbe potuto superare una partecipazione del 5%.

Dura anche la presa di posizione di Fininvest che ha denunciato “l’eccezionale gravità e l’assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi” sottolineando che il “vero” e “non dichiarato obiettivo” di Vivendi era arrivare ad avere “una posizione di rilievo” in Mediaset “in modo surrettizio”.

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