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Tim, Elliott risponde a Vivendi: “Con loro il titolo ha perso il 35 per cento”

Apr 19, 2018

MILANO – Vivendi contro Elliott, il braccio di ferro per il controllo di Telecom Italia si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo l’affondo del gruppo francese di ieri, oggi è la volta del fondo attivista americano che muove contro la società guidata dal finanziere bretone Vincent Bolloré cha preso la maggioranza dell’ex monopolista italiano. Non a caso, lo ha fatto nel giorno in cui Vivendi tiene la sua assemblea dei soci a Parigi, per riuscire ad avere ancora più esposizione mediatica e farsi “ascoltare” dalla comunità finanziaria. Durissimo il documento diffuso di primo mattino, con una serie di puntualizzazioni molto polemiche.

“Vantaggi solo di parte”. Si parte con l’accusa di aver “avvantaggiato se stesso” come dimostrano “le operazioni con parti correlate che consentono a Vivendi di trarre benefici per le società del gruppo come Canal Plus e Havas, a danno di Tim e dei suoi azionisti”. Ma non è tutto: “Ci sono numerosi esempi che mostrano come Vivendi abbia agito nel suo unico interesse: incluso il blocco della conversione delle azioni di risparmio, le violazioni del ‘golden power’ e della legge Gasparri, la nomina di amministratori non indipendenti, la nomina di manager con ruoli conflittuali come Michel Sibony”.

Il calo del titolo. L’attacco non riguarda solo la governance o i conflitti di interesse. Elliott va all’attacco anche della parte finanziaria. “In poco più di due anni il titolo di Tim è sceso di oltre il 35%”. In pratica, una risposta a Vivendi che invece aveva sottolineato come da giugno 2017 la performance del titolo Telecom sia stata migliore del 17% rispetto alle società del settore. “L’andamento negativo della performance dei titoli azionari – aggiunge Elliott – ha subito un’accelerazione da quando i candidati di Vivendi sono entrati nel consiglio di amministrazione nel dicembre del 2015”.

“Interesse di un solo azionista”. Infine, Elliott torna ad accusare Vivendi di fare solo i suoi interessi e non di tutti gli azionisti di Tim: “Vivendi si riferisce ripetutamente a sè stessa come l’azionista ‘principale’ di Tim. In realtà non lo è; è solo il più grande azionista e Elliott ritiene che gli interessi di Vivendi non siano più importanti di quelli di altri azionisti di Tim”. Inoltre, contrariamente alle affermazioni di Vivendi, Elliott “è fermamente convinta che non sia mai prematuro per le aziende creare valore per i propri azionisti”. Da qui l’invito a votare per la lista che propone un cambiamento in cda “con l’elezione di un consiglio di amministrazione veramente indipendente il 24 aprile”.

“Vivendi vuole smantellare”. Da Parigi non poteva mancare la replica immediata del gruppo francese, affidata al presidente Arnaud de Puyfontaine: “Siamo in Telecom Italia per il lungo termine – ha esordito – ed è l’inizio di una avventura, qualunque essa sia. Tim ha avuto un’eccellente performance nel 2017, in particolare nel quarto trimestre. Da inizio 2018 la sua performance in borsa è superiore alla media”. Poi l’attacco a Elliott: “Recentemente l’arrivo di un fondo attivista ha fatto colare fiumi d’inchiostro in Italia”. Il fondo Elliott “contesta l’operato di Vivendi contro ogni realtà ed e partigiano di uno smantellamento del gruppo”, ha indicato De Puyfontaine.

“Vogliamo creare valore, vogliamo creare un campione italiano, a beneficio di tutti i soci e dell’Italia, in totale rispetto della governance. Roma non è stata costruita in un giorno. Noi abbiamo tempo e determinazione”, ha concluso.

Ma cosa vuola fare il Governo? Dopo aver detto che “ogni nuovo socio è ben accetto”, il presidente di Vivendi ha mandato un messaggio al governo italiano: “Per quanto riguarda il ruolo di Cdp che credo sia azionista al 50% di Open Fiber – ha detto De Puyfontaine – bisognerebbe chiarire la situazione e vorrei capire al momento opportuno quali sono le reali intenzioni”. Poi è tornato a rispondere a Elliott: “Telecom sta realizzando le migliori performance da dieci anni, questo non lo ha detto nessuno”. Il progetto industriale che integra la separazione volontaria della rete “è qualcosa di cui si parlava da oltre un decennio, noi lo facciamo”. Quindi, i commenti di Elliott, ha concluso, sono mirati a giustificare la contrarietà al progetto e sono “contrari alla realtà”.

I rischi di un conflitto. Chi cerca di barcamenarsi tra i due contendenti è il manager israeliano Amos Genish, chiamato come amministratore delegato da Vivendi ma che verrebbe riconfermato anche in caso di vittoria in assemblea da parte di Elliott: “Un conflitto prolungato è molto dannoso e rischioso per la società”. E aggiunge che “esiste una significativa differenza tra la strategia supportata dal consiglio Tim e il libro bianco di Elliott”, ma anche che il piano industriale da lui presentato “andrà riconfermato se cambia il consiglio”. E poi avverte Elliott perché non esageri: “C’è sempre spazio di discussione. Elliott è un azionista importante, ma non dispone di informazioni dall’interno dell’azienda. Spero che comprendano che ci sono delle limitazioni in quello che si può fare e che si avvicinino alla visione del management”.

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