“Di fronte alle morti sul lavoro non si può che provare amarezza e frustrazione, con la netta consapevolezza che nessuna pena sarà mai abbastanza, e che nessun risarcimento sarà mai adeguato a riempire quel lutto così crudele e a colmare il dolore per come quel lutto si sia generato”. Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, sindaco di Torino quando avvenne la strage, ricorda così, su Facebook, il rogo della Thyssen, che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre di dieci anni fa causò la morte di sette operai. “Indigna il fatto che, complice l’indifferenza della giustizia tedesca, i principali responsabili di quella tragedia – sottolinea – siano ancora liberi come se nulla fosse successo”.
Quela notte, ricorda Chiamparino, “mi trovavo a Roma, per una riunione che si doveva svolgere il mattino seguente. Fui svegliato molto presto, da una telefonata, e tornai immediatamente. Cominciò così un lungo e doloroso viaggio, fatto di incontri con i familiari delle persone che erano decedute sul colpo e e visite ai parenti dei ricoverati nei vari ospedali. E’ stata di gran lunga la cosa più dura e difficile che mi sia toccata fare non solo in dieci anni da sindaco, ma in tutta la mia esperienza pubblica. Come spesso accade in queste situazioni, non è facile mettere subito a fuoco la gravità di quanto è appena successo: le voci si rincorrono, parlano di un incendio, di una o forse due vittime, forse alcuni feriti. Man mano che i minuti passavano, cresceva la consapevolezza delle dimensioni enormi del dramma che si era appena consumato in quella fabbrica”.
Di fronte alle morti sul lavoro, continua Chiamparino, “non si può che provare amarezza e frustrazione, con la netta consapevolezza che nessuna pena sarà mai abbastanza, e che nessun risarcimento sarà mai adeguato a riempire quel lutto così crudele e a colmare il dolore per come quel lutto si sia generato. E tanto più indigna il fatto che, complice l’indifferenza della giustizia tedesca, i principali responsabili di quella tragedia siano ancora liberi come se nulla fosse successo. La tragedia della Thyssen-Krupp ha lasciato una traccia indelebile nella nostra comunità: è stato un lutto sentito da tutti, condiviso, vissuto, ognuno di noi ha portato dentro di sé una parte, seppur piccola, del dolore delle sette famiglie rimaste senza padre, figlio, marito, e di tutte quelle risparmiate dal lutto ma segnate, per sempre”.
Poi un riferimento al futuro dell’area
dell’ex stabilimento, dove la memoria dovrà avere un ruolo importante: “E’ rimasto un luogo, nella città, un vuoto urbano che nella sua desolazione ci ricorda la paura e la tragedia di quel momento. Credo sia giusto , a dieci anni di distanza ragionare su come nella trasformazione di quella grande area si possa lasciare un segno permanente di quello che è successo quella notte, del dramma di quelle famiglie, del dramma di un’intera città”.