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Terremoto, le scosse non si fermano. Il sismologo: “Possibili altre come la prima”

Ago 24, 2016

Il terremoto di oggi nell’Italia centrale “è paragonabile, per intensità, a quello dell’Aquila”: lo ha detto il capo del Dipartimento Protezione Civile Fabrizio Curcio. “Un terremoto di magnitudo 6.0 si porta dietro una coda di repliche sismiche sicuramente numerose però non si può escludere che ci possano essere scosse paragonabili a quella principale”, ha aggiunto Andrea Tertulliani, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, “stiamo parlando di un’area ad altissimo rischio”. “Ogni sequenza ha un suo comportamento particolare – ha continuato Tertulliani – però non possiamo escludere che finisca qui oppure che continui in altro modo”. Secondo il sismologo dell’Ingv, le analogie con il sisma dell’Aquila nel 2009 riguardano la zona in cui è avvenuto che “è abbastanza vicina all’Aquila anche se in questo caso la magnitudo è più contenuta e, dal punto di vista sismo-tettonico. La fascia appenninica che va dall’Umbria, Marche meridionali e Abruzzo è sede di una sismicità frequente e spesso molto forte”.

Sono decine le scosse di terremoto che si sono susseguite nel centro Italia dalle 3.36 di stamane, quando il centro Italia è stato colpito da un sisma violentissimo. La più forte quella con epicentro vicino Rieti alle 3.36, appunto, di magnitudo 6.0. Alle 4.42 e alle 4.43 altre due forti scosse in provincia di Perugia, di magnitudo 5.1 e 5.4. In precedenza un’altra scossa di una certa entità era stata registrata alle 3.56 a Rieti (magnitudo 4,4).

“Sul sisma non abbiamo ancora tutte le informazioni necessarie ma si tratta certamente di un sisma di magnitudo importante che ha colpito una zona molto estesa dell’Italia appenninica centrale, ricca di centri storici e di località minori”. Lo ha sottolineato Paolo Messina, direttore del CNR Igag – Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Data la vastità dell’area che è stata colpita è presumibile che l’ipocentro si trovi a profondità anche superiore ai 4 chilometri, probabilmente intorno ai 7 km. Non dobbiamo stabilire un nesso diretto con le scosse avvertite in Sicilia. E’ purtroppo possibile che si verifichino altre scosse, speriamo di magnitudo inferiore. In questa situazione l’unica cosa da fare è seguire le indicazioni di protezione civile e sindaci”.

Il terremoto verificatosi questa notte (magnitudo successivamente ridotto a 6) è stato forte quasi quanto quello, di magnitudo 6.2, che il 6 aprile 2009 distrusse L’Aquila. Degli altri recenti ‘grandi’ terremoti in Italia, quello del 1976 in Friuli è stato di magnitudo 6.2, quello dell’Irpinia (1980) di magnitudo 6.8, quello di Umbria e Marche (1997) di magnitudo 5.6, quello della pianura padana modenese (2012) di magnitudo 5.9. “Già nel 1639 in quest’area è stato registrato un sisma ‘gemello’ al terremoto verificatosi questa notte”. E’ il sismologo dell’Ingv Andrea Tertulliani a spiegarlo, parlando con l’Adnkronos. In quell’anno, “furono registrate scosse della stessa entità, a dimostrazione che stiamo parlando di una zona ad altissimo rischio sismico”.

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