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Telefonia, scontro tra Agcom e operatori sui rimborsi per le tariffe 28 giorni

Lug 16, 2019

Scoppia il caso sulle modalità con cui gli utenti hanno diritto a ricevere i rimborsi previsti dal caso tariffe 28 giorni e confermati – per ora solo su Wind 3, Fastweb e Vodafone ma a breve probabilmente anche con Tim – dalla sentenza del Consiglio di Stato della scorsa settimana.

Tutti gli operatori telefonici si stanno opponendo a dare questi rimborsi in modo automatico: vorrebbero riconoscerli solo a chi li richiede (in certi casi persino con lunghe procedure di conciliazione) rifiutando le misure compensative alternative da loro previste. Non è di questo avviso però Agcom – l’Authority che ha stabilito il diritto al rimborso – che, a quanto risulta a Repubblica, ha quindi scritto a tutti gli operatori nei giorni scorsi ribadendo il fatto che i rimborsi devono essere automatici. Ossia ci devono essere anche se gli utenti non li richiedono.

È l’ultima – estrema, potremmo dire – linea di difesa degli operatori contro il rischio di dover erogare rimborsi di massa che peserebbero per centinaia di milioni di euro sui loro conti (proprio in una fase di debolezza del settore, già minacciato da anni di cali di prezzi e di ricavi).

I rimborsi standard sono lo storno di giorni in bolletta, cioè in pratica gli utenti che hanno una linea fissa da prima del 27 giugno 2017 pagherebbero meno le bollette successive.

Gli operatori hanno la possibilità di proporre misure compensative alternative (bonus, omaggi) e chi le accetta rinuncia ai rimborsi standard. Il primo nodo è che Agcom non ha mai approvato queste misure, che quindi formalmente non sono ancora “alternative” davvero ai rimborsi. Per gli operatori sì, per Agcom no (e quindi non ci sarebbe una rinuncia formale ai rimborsi, sul piano delle regole, per chi sceglie le “alternative”): già su questo punto potrebbe seguire una consueta battaglia fatta di diffide, sanzioni e ricorsi al Tar.

Il secondo nodo è appunto che succede se l’utente non richiede i rimborsi. Agcom, avendo appreso la volontà degli operatori, ha scritto loro che nessuna richiesta è necessaria dato che questa non era indicata nella delibera originaria (quella che ha istituito i rimborsi); ha pure sottolineato che questo punto era già stato affermato in precedenti comunicazioni.

Non è finita qui: anche a voler richiedere i rimborsi, gli operatori non specificano come fare. L’unica eccezione è Wind 3 che, nella pagina web personale degli utenti, indica in modo trasparente l’alternativa, rimborsi (storno in bolletta) o misure compensative. E permette la scelta. Vodafone riferisce a Repubblica che farà i rimborsi (oltre ad avere misure compensative), ma non i dettagli. Fastweb lancerà a luglio, fa sapere, nuove misure compensative. Più intricata la situazione con Tim: gli utenti dovrebbero aspettare anche questa sentenza del Consiglio di Stato (ancora non fissata), per avere chiarezza.

Gli utenti potrebbero pararsi da ogni evenienza richiedendo – via pec o raccomandata – i rimborsi standard, se non interessati alle misure compensative (eccetto che con Wind 3, dove basta andare sul sito). Potrebbe non bastare: per esempio c’è Tim che ha comunicato di poter dare i rimborsi standard solo tramite “strumenti conciliativi“. Ossia agli utenti non basterebbe nemmeno richiederli, ma dovrebbero avviare una procedura di conciliazione (gratuita, ma che richiede tempi e lungaggini). Questa posizione potrebbe essere anche di altri operatori, come teme il Movimento Consumatori (a quanto riferisce a questa testata). E’ possibile però, d’altro canto, a quanto risulta, che Tim vorrà rendere la procedura più favorevole ai consumatori dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato.

Ultimo tassello, al momento Agcom non ha ancora stabilito come possono avere i rimborsi gli utenti che hanno lasciato nel frattempo il proprio operatore (dopo aprile 2018). In delibera annunciava una successiva delibera alla fine della controversia giudiziaria (culminata ora con il Consiglio di Stato).

Insomma, è il paradosso: anche dopo la sentenza definitiva favorevole, per gli utenti l’esercizio del diritto ai rimborsi resta ancora incerto.

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