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Tav, sì della Camera al trattato con la Francia: dopo un iter di 25 anni la Torino-Lione si farà

Dic 20, 2016

Definitivo via libera al ddl, già approvato al Senato, che ratifica l’esecuzione dell’accordo tra il governo italiano e francese per l’avvio dei lavori definitivi della linea ferroviaria Torino-Lione e l’annesso regolamento dei contratti. Il ddl è passato con 285 voti favorevoli, 103 contrari e tre astenuti. A favore hanno votato Pd, Forza Italia, Ap-Ncd, Lega Nord, Civici e Innovatori, Ala-Scelta Civica, Democrazia Solidale-Cd, Fdi-An. Contrari M5s, Sinistra Italiana-Sel, Alternativa Libera. In aula la protesta dei 5 Stelle, comprese bandiere anti-Tav mostrate nell’emiciclo: i grillini sono stati poi richiamati all’ordine dalla presidente Laura Boldrini, che ha intimato loro di togliere sia i drappi sia i foulard bianchi e rossi legati attorno al collo.

Poco prima della votazione è stato proprio il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, a pubblicare su Facebook un post in cui esprimeva tutta la sua contrarietà all’opera: “Sto presiedendo l’aula di Montecitorio e oggi è prevista la votazione di una ratifica vergognosa: la tratta Tav Torino-Lione. Si decide il via libera a 57 km di tunnel che sventra inutilmente un intero territorio, con costi stimati, secondo gli ultimi preventivi, in 26 miliardi. Ci indebiteremo per anni, con il rischio di due tipi di infiltrazioni: l’amianto nelle acque e la mafia nei cantieri dell’opera”. Così continua l’esponente Cinque Stelle: “Noi ci opporremo in ogni modo, ma la maggioranza ha i numeri per approvare una legge che comporta un investimento modificabile al rialzo. Il Pd fa finta di dimenticare che una tratta esiste già, che le merci trasportate diminuiscono costantemente, che le falde acquifere verranno prosciugate. Ma per il Pd si stratta di un’opera strategica. Certo, è tutto strategico, quando si tratta di difendere i loro interessi e i loro amici.. E’ lo stesso film a cui abbiamo già assistito per Expo, e per lo scandalo Mose”. Toni ancora più accesi quelli del deputato M5s Manlio Di Stefano: “Di questo passo arriverà il giorno in cui il popolo passerà dalla matita ai calci in culo”.

“Mentre in Italia si decideva se fare o meno l’opera, gli altri paesi europei scavavano e costruivano tunnel. Oggi si scrive una pagina importante della storia infrastrutturale del nostro Paese”. Lo dice il senatore Pd Stefano Esposito commentando il via libera definitivo alla Tav. “Ci tengo a ringraziare – prosegue Esposito – le tantissime persone che hanno contribuito a scrivere questa importante pagina: operai, maestranze, forze dell’ordine, tecnici, parlamentari e tutto il tessuto sociale, fatto anche da cittadini No Tav, che negli anni è stato capace di prendere una posizione seria ed interlocutoria, piuttosto che sceglierne una propagandistica o semplificatoria”.

Termina così un iter di approvazioni infinito, iniziato nel 1991: «Ci abbiamo messo 25 anni per deciderla e ce ne metteremo la metà per farla», ironizza Mario Virano, direttore di Telt, il promotore franco-italiano che realizzerà l’opera. E aggiunge: «Non ci possono accusare di aver preso decisioni affrettate». Il cronoprogramma prevede che tutto sia finito nel 2029 quando sarà possibile percorrere i 57,5 chilometri di galleria tra Susa e Saint Jean de Maurienne, sul versante francese. Sarà, per poche centinaia di metri, la galleria più lunga del mondo. Soprattutto sarà la più profonda: c’è un tratto, in corrispondenza del confine italo-francese, in cui sopra la volta del tunnel ci saranno 2.300 metri di roccia. Una galleria a doppia canna con cinque tunnel laterali di servizio e un sistema di collegamenti tra le due canne che porta i chilometri di roccia scavati a 162. I costi: sugli 8,6 miliardi complessivi l’Italia ne spenderà 2,9. Con le spese per adeguare la tratta nazionale da Susa a Torino si arriverà a 4,5 miliardi. «Meno della Napoli-Bari» osserva Paolo Foietta, commissario di governo e presidente del contestato Osservatorio a cui partecipano le amministrazioni coinvolte nel progetto e dal quale Torino, con la sindaca Chiara Appendino, si è sfilata due settimane fa.

Il riferimento alla Napoli-Bari è provocatorio: gli amministratori locali di Campania e Puglia, anche quelli contrari alla Torino-Lione, sono invece favorevoli al treno veloce che collega le loro due regioni. Della serie: basta che passi nel mio giardino. Gli effetti del supertunnel? «Si ridurrà di due ore il tempo necessario per raggiungere Torino da Lione, passando dalle attuali 3 ore e 43 minuti a 1 ora e 47». Significa andare da Milano a Parigi in meno di 5 ore. La discussione sul “se” fare l’opera doveva ormai essere chiusa almeno dal 2014, con la ratifica del primo impegno comune tra Italia e Francia. Ma da domani (o da mercoledì se la discussione dovesse protrarsi a lungo) sarà definitivamente sepolta.

A meno che, dicevano ieri i grillini saliti in valle per l’ultimo flash mob, «il Movimento non vada al governo. In quel caso fermeremo il supertreno». Solenne impegno che avrebbe dovuto prendere Beppe Grillo in persona. Ma un po’ le vicissitudini del Campidoglio, un po’ l’infelice scelta della location, l’arena romana di Susa, hanno consigliato il leader di rimanere a Genova esponendo solo le seconde file.

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