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Sbarchi, migranti secondari e missione Sophia, vertice Italia-Germania il 18

Set 12, 2019

LAMORGESE INCONTRA SEEHOFER A BERLINO

Mentre il premier italiano Giuseppe Conte ha ripreso la sua battaglia sulla ripartizione dei migranti che sbarcano in Italia, è la Germania in questo momento il Paese più dinamico sul fronte delle politiche migratorie

di Gerardo Pelosi

12 settembre 2019


Conte a Bruxelles, patto sui migranti e sulla crescita

4′ di lettura

Mentre il premier italiano Giuseppe Conte ha ripreso (senza più i veti di Matteo Salvini) la sua battaglia sulla ripartizione dei migranti che sbarcano in Italia con l’appoggio della presidente eletta della Commissione, Ursula von der Leyen, è la Germania in questo momento il Paese più dinamico sul fronte delle politiche migratorie. La Turchia torna a battere cassa per l’aumento dei flussi sulla rotta balcanica che sta portando nell’isola di Lesbo circa 600 migranti al giorno (quasi tutti siriani in fuga dalla guerra). Nei giorni scorsi c’è stata una telefonata tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel e il presidente turco, Tayyip Erdogan. La Turchia ha già ricevuto 6 miliardi dall’Unione europea (in parte anche dall’Italia) per affrontare l’emergenza dei flussi dalla Siria e non è escluso che il problema ora si riproponga. Ed è sempre la Germania che si è fatta promotrice del minivertice che si terrà alla Valletta il 23 settembre prossimo al quale parteciperanno ministri dell’Interno di Francia, Germania, Italia, Malta, Finlandia oltre alla Commissione Ue.

Il 18 a Berino Lamorgese-Seehofer su movimenti secondari

Ma già mercoledì 18 settembre a Berlino il nuovo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese incontrerà il suo omologo tedesco Horst Seehofer. I due ministri, in quella sede, affronteranno i temi che saranno poi oggetto del Consiglio Interni di Lussemburgo in ottobre ma soprattutto prepareranno il minivertice di Malta per quanto riguarda regole comuni nei confronti delle imbarcazioni delle Ong che salvano migranti nel Mediterraneo del Sud. La politica del Governo tedesco riconosce e apprezza gli scopi umanitari di quelle organizzazioni ma tutti gli altri Paesi vogliono porre il problema di definire regole di ingaggio che tengano conto delle acque territoriali, delle zone Sar e dei porti sicuri più vicini. Lamorgese e Seehofer discuteranno anche se e come rivitalizzare quell’accordo sui movimenti secondari (ossia i circa 60mila richiedenti asilo sbarcati in Italia ma che poi si sono diretti in Germania). Un accordo quadro era già pronto per essere firmato ma l’ex ministro Matteo Salvini alla fine si rifiutò di firmare. Tuttavia ogni mese sulla base di accordi tecnici tra le polizie italiana e tedesca dalla Germania rientrano in Italia piccoli numeri di migranti secondari.

Operazione Sophia: a fine mese proroga (forse con navi)

Ed è sempre la Germania a sostenere la necessità di riattivare il dispositivo di monitoraggio navale dell’operazione Eunavfor Med (Sophia) attualmente in funzione solo con il dispositivo aereo, missione che scadrà comunque entro la fine del mese. Il Cops (comitato politico e di sicurezza europeo) si riunirà la prossima settimana per decidere una nuova proroga della missione (guidata dall’ammiraglio italiano Enrico Credendino) nata per contrastare il traffico di esseri umani e il contrabbando di armi e petrolio nel Mediterraneo ma che si è trovata anche a soccorrere migranti in difficoltà. L’impasse creatosi per le resistenze italiane a far sbarcare i migranti soccorsi da Sophia solo nei porti italiani indusse il Cops a sospendere il dispositivo navale che ora, su impulso tedesco, potrebbe essere riattivato.

Il nodo della riforma di Dublino e il no di Visegrad

Il nuovo patto europeo per immigrazione e asilo che Conte e von der Leyen hanno cominciato a delineare nell’incontro di ieri si scontra con resistenze di alcuni Stati membri e con i meccanismi di funzionamento normativo europeo. Una riforma del regolamento di Dublino che prevede di identificare e processare le domande di richiesta di asilo nel Paese di primo approdo era già stata da mesi messa a punto dal parlamento europeo. La Lega aveva votato contro e i parlamentari dei Cinque stelle si erano astenuti con svariate motivazioni. Ora una riforma che superi Dublino potrà essere approvata ma solo all’unanimità e già si sa che i Paesi dell’Est di Visegrad sono contrari come sono contrari a qualunque ripartizione perché per loro semplicemente i migranti non devono arrivare in Europa. Ma nello stesso tempo anche la possibilità ventilata dal premier Conte di porre sanzioni o ridurre i fondi strutturali a quei Paesi che non intendono accogliere migranti si scontra con il fatto che il tema migranti non è previsto nei Trattati e non ci sono obblighi giuridici da rispettare. Esiste solo il concetto di responsabilità condivisa approvato dal Consiglio europeo dell’anno scorso. Ma su 28 Paesi Ue, quelli che finora hanno accettato il principio della relocation sono sempre gli stessi: Francia, Geramania, Lussemburgo, Irlanda, Spagna e Portogallo più il Paese che ha la presidenza di turno (prima la Romania e ora la Finlandia). Il massino cui si potrà puntare è creare un meccanismo permanente automatico con quote predefinite tra i Paesi volontari senza bisogno di aprire negoziati bloccando le navi fuori dai porti. Per quanto riguarda gli effetti dei decreti Salvini per gli sbarchi basterà non emanare di volta in volta i decreti interministeriali (Interni, focus su modifica del Patto di stabilità e riforma di DublinoDifesa, Infrastrutture) che negano l’ingresso nelle acque territoriali.

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