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Salento, i frangiflutti sono fatti con le alghe: “Un materiale eco-friendly per fermare l’erosione”

Feb 14, 2019

Tre enormi massi, costituiti da una miscela di posidonia e cemento ecosostenibile, sono stati posati da una gru nelle acque del porto di Otranto, in provincia di Lecce. È questa l’idea che sta alla base del nuovo modello di difesa delle coste, grazie ai nuovi massi frangiflutti creati dal progetto pugliese Eco-smart Breackwater e finanziati dalla Regione Puglia.

I primi tre frangiflutti sono stati immersi nei giorni scorsi ma fanno parte di un progetto più ampio di difesa delle coste dall’erosione. I problemi causati dall’innalzamento delle acque e dall’avanzare incontrastato del mare, hanno fatto sì che si iniziasse a progettare una soluzione che fosse compatibile con l’ambiente circostante.

Il dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’università del Salento, Federbalneari e il Centro di progettazione, design e tecnologie materiali (il Cetma) di Brindisi hanno ideato la soluzione sfruttando l’alga che si deposita sulle coste pugliesi, trasportata dalle mareggiate. Così quello che poteva essere solo uno scarto, da trattare come rifiuto speciale, diventa un componente essenziale nella costruzione delle nuove barriere contro le onde. A guidare l’innovativo progetto è l’ingegnere barese Giuseppe Roberto Tomasicchio, del dipartimento di ingegneria dell’università leccese e che coordina il progetto insieme al consorzio Athanor di Bari.

I massi, dalla forma squadrata, sono costituiti da materiale eco-friendly. In ogni masso, dal peso di 28 tonnellate ciascuno, vengono utilizzati circa 2,5 quintali di posidonia spiaggiata e una sessantina di scarti da costruzione e demolizione, tanto da raggiungere il 20 percento del peso di ogni singolo masso, ben sopra i limiti minimi della normativa sull’impatto ambientale. A produrre i massi sono due aziende partner salentine del settore delle costruzioni. Nel frattempo i tre massi posati a Otranto danno il via alla sperimentazione anche dei sensori installati per studiare il moto ondoso e prevenire future soluzioni al problema dell’erosione.

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