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RetroWare – Quando 1 GHz sembrava il tetto del mondo

Nov 7, 2017

AMD Athlon K7 e K75

Prima di tutto, accantonate per un secondo i processori per come li conosciamo oggi. Fino al 2000 i processori consumer erano spesso saldati su appositi moduli e accompagnati da chip di (costosissima) RAM che fungeva da cache L2 esterna mentre la cache L3 poteva addirittura essere saldata sulla scheda madre.

Questi moduli erano collegati meccanicamente alle schede madre per mezzo di appositi slot che ricordano vagamente gli attuali PCI Express x16.

amd slot aamd slot a

Fatta questa piccola digressione, AMD affidò tutte le sue speranze di trionfo alla settima generazione di processore x86, nome in codice K7 ma meglio conosciuto come Athlon.

In realtà i primi modelli di Athlon usavano una rivisitazione dei core Argon dei precedenti K6 mentre il processo produttivo rimase quello a 250nm. Detto in altre parole, AMD usò un approccio a tre fasi (quello che oggi Intel chiama PAO, Processo produttivo – Architettura – Ottimizzazione) limitandosi ad aggiornare il core K6.

Per i più curiosi, le ottimizzazioni principali riguardarono il raddoppio dellacache L1 data e instruction (che passarono da 32+32 KB a 64+64KB), la cache L2 portata a 512KB (seppure a velocità dimezzata e sempre esterna al processore vero e proprio), miglioramenti alla FPU (la floting-point unit che, nel Pentium I, sbagliava le divisioni), supporto alle istruzioni Enhanced 3DNow! e, infine, la compatibilità del bus con il protocollo EV6.

Grazie a queste ottimizzazioni, a parità di frequenza l’Athlon batteva il Pentium III del 10% nelle applicazioni business, divario che saliva al 20% nei giochi. Un costo più competitivo e qualche intoppo di produzione da parte di Intel permisero al “nuovo” processore della casa di Sunnyvale di riscuotere un immediato successo.

La soglia psicologica di 1 GHz fu raggiunta grazie alla seconda revisione dell’Athlon.

amd k7amd k7

Dopo 5 mesi di onorato servizio, il core K7 Argon lasciò spazio ai core K75 Pluto/Orion. Fatta eccezione per la velocità della cache L2 (sempre esterna rispetto al chip e con frequenza da un terzo a metà di quella del core), la differenza principale era il processo produttivo passato da 250nm a 180nm.

Mentre la conta dei transistor rimase a 22 milioni, la nuova litografia permise al die di passare da 184 a 104 mm2. La tensione di alimentazione (vCore) dei processori più lenti rimase invariata a 1,6V mentre quella dei modelli più veloci salì fino a 1,8V.

Anche se la corona spetta agli Athlon dotati di core K75, la versione che rimarrà nel cuore di tutti gli appassionati è quella basata sull’eccezionalecore Thunderbird.

Grazie al processo produttivo a 180 nm, AMD riuscì a stipare in 120 mm2 ben 37 milioni di transistor che comprendevano il core Thunderbird, 64+64 KB di cache L1 e256KB di cache L2 a piena frequenza. Infine, AMD presentò l’Athlon T-Bird in un package PGA abbinato al socket A (o socket 462) simile a quelli a cui siamo abituati ma il successo di questo processore fu tale che l’azienda decise di commercializzarlo anche in moduli per Slot-A.

Anche se non raggiunse mai i numeri di vendita del Pentium III, l’Athlon Thunderbird surclassò il rivale grazie a un IPC migliore, frequenze più elevate e soluzioni tecniche all’avanguardia. Questo, unitamente a un prezzo interessante e un’ampia disponibilità, lo rese uno dei processori AMD di maggior successo.

Modello Data pres. Proc. prod. Transistor Area Freq. core Cache L1 Cache L2 FSB VCore
K7 Argon 06/1999 250 nm 22 M 184 mm2 500-700 MHz 64+64 KB 512KB 100MHz 1,6V
K75 Pluto/Orion 11/1999 180 nm 22 M 102 mm2 550-1000 MHz 64+64 KB 512 KB 100MHz 1,6-1,8V
K7 Thunderbird 06/2000 180 nm 37 M 120 mm2 650-1400MHz 64+64 KB 256 KB 100-133 MHz 1,70-1,75V

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