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Recensione L’Eresia del Multiverso, il romanzo italiano che vi sorprenderà

Ott 28, 2018

Il medico, umanista e astrologo Galeotto Marzio (personaggio realmente vissuto nel sec. XV) si trova di fronte a un mistero: una ragazza, Gaspara, che in famiglia prendono per pazza, sembra aver subito uno scambio mentale – lui inizialmente parla di “anime” – con una sua quasi-omologa, abitante di un mondo parallelo, molto più avanzato rispetto all’Italia rinascimentale. La scoperta dello sdoppiamento degli universi e dell’esistenza di una concreta realtà ucronica metterà in crisi le convinzioni più profonde del celebre umanista.

Questa è, in estrema sintesi, la base narrativa di L’Eresia del Multiverso di Alberto Costantini, pubblicato nel 2018. Un notevole esempio di narrativa fantastica, regalatoci da un autore che maneggia con maestria la scrittura e la nostra lingua. E padroneggia altrettanto bene la Storia: come in altri suoi romanzi sospesi fra il genere storico e la fantascienza, quando è lui a raccontarla, diventa una narrazione appassionante, difficile da abbandonare.

Siamo dunque nel 1478 e Galeotto Marzio incrocia la propria strada con quella di Gaspara, una sua paziente. Lui sospetta che dietro l’apparente follia della giovane si celi un mistero più grande e decide di indagarlo. Insieme al suo discepolo Janos s’imbatte in diverse stranezze, finché un misterioso straniero, coinvolto suo malgrado nell’indagine di Galeotto, è costretto a rivelargli la verità: esistono universi paralleli. E non è tutto, perché a quanto pare di tanto in tanto può capitare, a certe condizioni e con la tecnologia giusta, che si verifichi un contatto tra due mondi separati.

Il Marzio, determinista convinto, ne è sconvolto, perché per lui è impossibile immaginare una deviazione da ciò che il destino ha stabilito per ogni essere, tanto meno uno sdoppiamento nel percorso della Storia. Tuttavia sa accettare la realtà che si dipana di fronte a lui, fatta di spie interdimensionali, di poteri incomprensibili, di corpi e menti separate – queste ultime capaci di spostarsi appunto da un corpo all’altro. Che un multiverso in guerra finisse nell’Italia Rinascimentale era piuttosto improbabile, direte, ma Costantini sfrutta l’occasione per indagare da una parte il momento storico e dall’altra, grazie all’ipotesi fantascientifica, per un’esplorazione più generale dell’Umanità.


Con uno stile leggero ed equilibrato ci racconta la storia, ci diverte con aneddoti e battute autentiche insieme alle inimmaginabili avventure di cui rende protagonisti i suoi personaggi, ci spinge con loro a una riflessione su noi stessi, grazie un punto di vista distaccato, distante, diverso.

Lo fa con una narrazione che ricorda l’entrelacementdei romanzi cavallereschi,sospendendo il racconto di un protagonista o di una comparsa per seguire un altro personaggio, poi un altro ancora, in più storie legate tra loro che avvengono in contemporanea, tessendo così la trama che poco a poco ci conduce al finale. Costantini unisce un’impeccabile preparazione storica al gusto per l’avventura, senza trascurare qualche sorriso e passioni amorose. Insomma, c’è tutto. E a proposito di mescolanze, L’Eresia del Multiverso riesce con successo a far convivere la medicina e la filosofia tardo-medievale, magia, astrologia, chiromanzia, alchimia, in una struttura rigorosamente fantascientifica.

L’Eresia del Multiverso si può senz’altro definire un romanzo ucronico, almeno in parte, nel suo proporre tecnologie molto più avanzate in un XV secolo parallelo profondamente diverso da quello in cui vivono Marzio e Gaspara.

Questo è evidente nell’avventura del protagonista ma anche in quella di Gaspara, giovinetta di buona famiglia del XV secolo italiano, proiettata in un mondo parallelo, nuovo, luccicante, assolutamente incomprensibile non solo nella tecnologia, ma anche negli stili di vita. Lo Specchio, dunque, e in un certo senso anche un andare attraverso lo specchio: la ragazza, novella Alice, non rinuncia al proprio sguardo e al suo pensiero nemmeno quando si immerge in questo mondo, contemporaneo e insieme così diverso. E nel contempo la sua omologa, arrivata nel nostro XV secolo, mostrerà non minori imbarazzi ad adattarsi ai suoi bizzarri costumi.

Forse il finale risulta un po’ meno solido rispetto al resto del romanzo. A un certo punto sembra che l’autore abbia esaurito il suo scopo, riuscendo con successo a raccontare l’Italia di quel periodo storico attraverso una nuova lente, con una chiave fantascientifica che diventa lente d’ingrandimento, un microscopio che finisce per “smezzare” i due estremi e parlarci di noi stessi come siamo oggi. Il discorso giunge al termine, il ritratto è finito ma il romanzo no. Ecco, sebbene sia un finale ragionevole, poetico nella scrittura e potente nelle metafore, si ha l’impressione che sia appena sfalsato rispetto al discorso sottostante. Giusto un po’, quasi fosse un universo parallelo.

Ammirevole è invece la scelta di un protagonista reale, un uomo che è esistito davvero e che ci ha lasciato testi che Costantini ha riportato qua e là nel romanzo sotto forma di battute spesso fulminanti, con una tecnica che conferisce solidità al personaggio e a tutto ciò che gli accade intorno. Marzio è un uomo brillante, un indagatore capace e talentuoso ma pur sempre un uomo del suo tempo; ebbene, l’autore sa maneggiare questo delicato strumento con precisione chirurgica. E non chiede al lettore di sforzarsi per controllare; con trasparenza, include una biografia del Galeotto Marzio reale in appendice al romanzo.

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