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“Quella di Salvo D’Acquisto è stata una via laica alla santità”

Ott 21, 2021

AGI – “Quella di Salvo D’Acquisto è stata una via laica alla santità”. Lo afferma all’AGI il generale dei carabinieri, Rosario Castello, comandante della Legione Carabinieri Sicilia e da anni studioso ed appassionato della vita del giovane D’Acquisto, ucciso dai nazisti il 23 settembre del 1943 in quello che viene ricordato come “uno degli episodi più eroici offerti da un carabiniere nel corso della storia dell’Arma“.

D’Acquisto il 15 ottobre avrebbe compiuto 101 anni, venne invece strappato alla vita a soli 23. “Salvo D’Acquisto era un giovane carabiniere, comandante di stazione in sede vacante neanche a 23 anni – spiega Castello – quindi parliamo di un ragazzo. Appena assunto l’incarico presso la stazione di Torrimpietra (nel dicembre del 1942), si trova a vivere l’esperienza che ne fa di lui un eroe. Ha meritato la Medaglia d’oro al valor militare per aver dato la propria vita per salvarla a 22 ostaggi, vittime della rappresaglia nazista. Non esita, viene chiamato dai tedeschi non come ostaggio, ma come comandante del presidio dell’Arma per indicare il responsabile di un presunto attentato. Non impiega tempo a dire ‘sono stato io’ per salvare la vita agli ostaggi”.

(Salvo D’Acquisto)

Un giovane, anzi giovanissimo, che sceglie di fare il carabiniere per mettersi a disposizione degli altri. Salvo D’acquisto aveva una naturale tendenza verso i più deboli. “Ho voluto approfondire la sua vita, sin da giovane – commenta il generale Castello – per questo suo atteggiamento di disponibilità verso gli altri, verso i più deboli ed i più bisognosi. Ha scelto di indossare l’uniforme avendo in famiglia appartenenti all’Arma. Lo fa perché sa che, così, può essere utile per i cittadini e questo è un dato importante da tenere a mente per tutta la sua vita. Ci sono tanti episodi storici, oggettivi, in cui il giovane Salvo D’Acquisto sin da bambino si dà per gli altri aiutando chi era nel bisogno e chi era in sofferenza”.

E lo fa da profondo credente. “Si, tutto questo è dovuto anche alla sua formazione fortemente cristiana, datagli dai genitori e dalla nonna materna. Un ragazzo destinato a servire il prossimo”.

Il generale Castello racconta come ci siano “tanti fatti, tutti oggetti di testimonianza, in cui D’Acquisto si pronta a dare aiuto agli ammalati negli ospedali, offrire scarpe ai poveri, aiutare i ragazzi presi di mira da altri ragazzi per sostenerli”.

Tutti episodi che “danno l’idea di un giovane che vive nell’attuazione piena del Vangelo e quindi l’episodio storico raccontato sublima questa sua vocazione a favore degli altri”.

Ecco perché c’è in corso la causa di beatificazione. “Inizia nel 1983 – spiega Rosario Castello – e prosegue per tanti anni. È ancora all’esame delle autorità ecclesiastiche per valutarne la santità. Io da credente e da carabiniere mi ricollego ad una lettera apostolica del Santo Padre, Papa Francesco, che il 21 luglio 2017 individua nell’offerta della vita in favore degli altri un motivo di santità. C’è, quindi, un motivo in più per arricchire ancor di più quello che è stato individuato intorno alla causa di canonizzazione di Salvo D’Acquisto. Non solo il martirio in odium fidei, e quindi il martirio scatenato dall’odio verso l’amore per la giustizia che lui manifestava, ma anche l’offerta della vita”.

Salvo D’Acquisto come esempio per tutti i carabinieri. “Sono tanti, purtroppo, i caduti dell’Arma ma in Salvo D’Acquisto – conclude il generale Castello – vedo quella presenza di santità che lo ricopre da sempre e per cui l’offerta della vita non è un gesto occasionale del momento, ma è tutta una conseguenza di uno spirito cristiano e di una disponibilità costante verso gli altri”.

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