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Profughi, “Missing” dopo l’arrivo sui barconi: il muro online per rintracciare madri o fratelli dispersi

Ott 24, 2016

E’ un muro (fisico ma anche informatico) dove sono affisse le facce degli ‘scomparsi’, quello che la Croce rossa ha realizzato, ad esemio, nel campo di Bresso (Milano), per aiutare i profughi a rintracciare i parenti persi durante il viaggio della fortuna. Un muro di foto di carta, appese nei vari centri di accoglienza, nelle stazioni e negli altri luoghi frequentati dai rifugiati. Ma anche foto online come quelle del progetto ‘Trace the face’ che ha pubblicato finora 1700 fotografie in tutta Europa. Tutte foto di persone sparite durante la traversata del Mediterraneo oppure dopo lo sbarco sulle coste italiane o, ancora, durante le operazioni di identificazione e smistamento nei vari centri d’accoglienza italiani ed europei.

Padri che hanno perso i figli, bambini che non trovano più le madri, fratelli che si sono persi di vista, anziani spariti nel nulla. Il personale della Croce Rossa sta spiegando senza sosta a Milano come funziona questo nuovo servizio che non è ancora molto conosciuto. Qualcuno tra coloro che mancano all’appello probabilmente sarà morto, altri, invece, saranno sani e salvi ma in un luogo da dove non hanno avuto più la possibilità di dare notizie di sé e di comunicare con i parenti, forse a torto ritenuti morti. Di sicuro, nelle tappe intermedie di questi lunghi viaggi della speranza, c’è invece tanta disperazione, perché quando oltre alla patria, si perde un congiunto, il senso di solitudine e di fallimento diventa devastante. E’ molto frequente anche alla stazione Centrale di Milano imbattersi in profughi disperati e piangenti perché hanno perso i genitori, i figli, i fratelli, durante le operazioni di salvataggio in mare o dopo, negli smistamenti organizzati dal Viminale per non lasciare tutto il peso degli sbarchi sulle regioni del sud.

Croce Rossa ha quindi lanciato un progetto internazionale per aiutare i migranti che hanno perso i familiari durante il viaggio di cercare loro notizie e se possibile di raggiungerli. Le foto dei ‘missing’ sono sia sulla pagina web del progetto, sia fisicamente nei luoghi d’accoglienza. Fra questi il grande l’hub di Bresso, periferia nord di Milano, gestito dalla Croce Rossa, dove la prefettura ha accolto 12mila persone in due anni, migranti che hanno raggiunto l’Italia da diversi Paesi dell’Africa subsahariana, Eritrea, Somalia, Egitto, Pakistan, Afghanistan, Siria, Iraq, Bangladesh e altre nazioni.

Per ritrovare le persone scomparse la Croce Rossa ha sviluppato anche una rete di volontari che presidiano le zone di confine, le stazioni ferroviarie o tutti quei luoghi di grandi assembramenti per permettere di denunciare subito la scomparsa di un proprio familiare. Sui poster e sul sito del progetto ‘Trace the face’ vengono pubblicate unicamente l’immagine del volto e la natura del legame familiare (madre, figlio, fratello, eccetera) con la persona che si sta cercando. Rimangono riservate tutte le informazioni sensibili che potrebbero mettere a rischio la persona che si sta cercando o quella che ricerca un familiare: molti infatti sono dovuti scappare dai loro Paesi di provenienza perché oppositori politici dei regimi. Quindi sulle foto della Croce Rossa non c’è il nome, il cognome e la località in cui ci si trova: chi è interessato deve contattare il personale per sapere dove trovare il proprio caro.

La foto sui poster viene pubblicata per almeno un mese, mentre sul sito web rimane pubblica per un anno. I Paesi nei quali è possibile usufruire di questo servizio sono 22: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Montenegro, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito. Quindi le principali mete europee dei migranti che arrivano dal Medio Oriente e dall’Africa.

In Italia, nei primi otto mesi del 2016, sono state pubblicate le foto di 122 persone arrivate a

terra ma mai più rintracciate dai parenti migranti in altri Paesi Ue. Altrettante sono state le foto pubblicate di persone che forse si trovano in altre nazioni europee e che sono richiesti dai familiari che invece hanno fatto domanda d’asilo in Italia. Sono già 27 i ricongiungimenti che è stato possibile fare grazie a questa iniziativa, di cui in questi giorni è in corso un lancio promozionale e pubblicitario, dato che il servizio non è ancora molto noto.

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