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Plastic tax, le preoccupazioni dell’industria: Conte incontra le aziende di settore

Nov 4, 2019

Manovra

La tassa colpirebbe soprattutto l’Emilia Romagna principale area di produzione nel territorio nazionale.Valter Caiumi, Confidustria Emilia Romagna: una tassa «che va a colpire in modo particolare il territorio emiliano-romagnolo, culla della Packaging Valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230, con oltre 17.000 occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63% del giro di affari nazionale»

4 novembre 2019


Manovra, che cosa bisogna sapere della Plastic Tax

2′ di lettura

Il premier Giuseppe Conte pronto a incontrare le aziende di settore sul tema della plastic tax (VIDEO). L’obiettivo è di avere un confronto volto a rendere ancora più efficaci e sostenibili queste misure riducendo eventualmente l’impatto. Nella convinzione che si tratti di misure che rappresentano la chiara volontà del governo di avviare una svolta green ma che nello stesso tempo non vogliono avere un fine punitivo.

Dalle imprese del packaging non si nasconde il timore. La tassa avrà un impatto pesante sul distretto della produzione di plastica dell’Emilia Romagna, principale area di produzione nel territorio nazionale. La plastic tax ipotizzata nella manovra – una misura che farebbe raddoppiare il costo della materia prima – produrrebbe uno svantaggio sui concorrenti esteri e in ultimo non risolverebbe il problema dell’eliminazione della plastica da certi imballaggi, anzi ne scaricherebbe il costo sul consumatore finale.

Sono questi i motivi di preoccupazione espressi dagli imprenditori della regione su una misura che crea tensione non solo nel comparto economico ma anche nelle stanze politiche ormai concentrate sulla sfida delle elezioni regionali di fine gennaio. A prendere posizione, di «ferma contrarietà», alla plastic tax è in primis il numero uno di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. Una tassa, sottolinea, «che va a colpire in modo particolare il territorio emiliano-romagnolo, culla della Packaging Valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230 con oltre 17.000 occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63% del giro di affari nazionale».

L’imposta, aggiunge, «determinerebbe un incremento del 110% del costo della materia prima» oltre a essere il frutto di «azioni troppo roboanti» che «non producono cultura, né danno la possibilità di avviare nuove azioni innovative per avere soluzioni nel medio lungo periodo». Insomma si tratterebbe di «un calcolo frettoloso» solo «per fare quadrare la manovra di fine anno, senza studi di fattibilità».

Sulla stessa linea imprenditori locali in prima fila toccati dall’eventuale nuovo balzello. Bruno Piraccini (Orogel) parla di «impatto pesante» della tassa che andrebbe ad aggiungersi a quella che già le aziende pagano sulla plastica al consorzio Conai degli imballaggi. Ingiusta a suo dire una tassa che colpisce indistintamente tutta la plastica, senza distinguere quella riciclabile, e che quindi scarica sulle imprese e sul consumatore «l’inefficienza» del sistema di raccolta rifiuti. Il raddoppio del costo delle materie prime, sottolinea Paolo Pagani (Oremplast), «si scaricherà di certo sui consumatori».

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