• 5 Maggio 2024 20:59

Corriere NET

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Più che le sanzioni economiche alla Russia brucia l’esclusione dagli sport

Mar 2, 2022

AGI – Lo sport per l’Unione Sovietica prima e per la Russia dopo, è sempre stato uno dei fiori all’occhiello e biglietto da visita da esibire con orgoglio fuori da propri confini. Nello sport, ma anche nella cultura, nella corsa allo spazio e negli armamenti, prima l’Urss e ora il Comitato olimpico russo, passando per la Comunità degli Stati Indipendenti e la Russia (sospesa fino al 16 dicembre 2022 per motivi di doping), ha sempre cercato di primeggiare. Nei medaglieri, da sempre, si guarda sempre dove sono Russia e Stati Uniti e, più recentemente anche la Cina.

Solo alle Olimpiadi, tra edizioni estive e invernali, lo sport russo ha conquistato 2.014 medaglie, 752 di esse d’oro dominando in tutti gli sport, da quelli freddi a quelli acquatici passando per l’atletica leggera e discipline di combattimento.

Ora quella magia, quel mito, quella tradizione, si è sgretolata.

La Russia dello sport oggi non c’è più, è sospesa, maledettamente bannata, squalificata fino a una data ignota. Gli atleti russi, se possono gareggiare, lo potranno fare da ‘atleti neutrali’ e le loro medaglie non entreranno a far parte dei medaglieri. L’esempio è quello delle Paralimpiadi invernali che stanno per iniziare a Pechino, Russia (e Bielorussia) non ci saranno ma i loro atleti gareggeranno in forma ‘neutrale’.

Diverse federazioni internazionali, seguendo le indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), hanno deciso di bandire atleti e dirigenti russi dalle manifestazioni di loro competenza. Decine di manifestazioni sul territorio russo sono state cancellate, trasferite in altre Nazioni perché l’invasione delle truppe del presidente Vladimir Putin è significato calpestare, stritolare, diritti umani e i sacri dettami della Carta Olimpica.

La Russia, per motivi legati al doping, piaga con la quale lo sport russo ha sempre voluto ‘giocare’, è sospesa dal Cio fino al 16 dicembre 2022 ma il prolungamento dell’attacco bellico all’Ucraina rischia di estromettere a lungo lo sport della Grande Madre.

Annullati o congelati i riconoscimenti dei dirigenti russi nei vari ordinamenti internazionali. Per aver violato la tregua olimpica, allo stesso Putin è stato ritirato il collare d’oro dell’Ordine Olimpico. Sempre a Putin la federazione mondiale di taekwondo ha ritirato la cintura nera onoraria del IX dan, la federazione di judo lo ha sospeso dalla carica di presidente onorario.

Con il prestigio internazionale acquisito, Vladimir Putin nel 2007 aveva contribuito all’assegnazione a Sochi dei Giochi invernali del 2014 e successivamente aveva portato in Russia il Mondiale di calcio del 2018. Centinaia le manifestazioni internazionali assegnate alle città russe, da San Pietroburgo fino alla lontana Buriazia.

Il Cremlino oggi si è detto rimasto sorpreso della compattezza delle sanzioni da parte del mondo dello sport è, attraverso il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha detto: “eravamo pronti per le sanzioni, ma non ci aspettavamo che avrebbero colpito atleti, intellettuali, attori e giornalisti”.

Il Comitato Olimpico Internazionale solo due giorni fa aveva raccomandato di bandire gli atleti provenienti da Russia e Bielorussia (Nazione ritenuta corresponsabile del supporto bellico) da tutti gli eventi sportivi internazionali e, se non fosse possibile, farli gareggiare come ‘atleti neutrali’.

Stelle russe dello sport hanno invocato sui social la pace, il ‘no alla guerra’. Il Manchester United ha revocato il contratto di sponsorizzazione con la compagnia aerea russa Aeroflot. La guerra ha portato al trasferimento della prestigiosa finale della Uefa Champions League di maggio da San Pietroburgo a Parigi e, restando in ambito, calcistico l’esclusione della Russia dal Mondiale.

Nel tennis, Russia fuori dalla Coppa Davis, fuori dai tornei Atp e Wta. Giocatori e giocatrici russe (e bielorusse) potranno continuare a disputare i tornei individuali del World Tour ma in forma neutrale. Andrey Rublev e Daniil Medvedev giocheranno ma non sotto la bandiera e il nome della ‘Russia’.

Sochi ha perso il Gran Premio di Formula 1, il Mondiale maschile di pallavolo a fine estate non di svolgerà più a Mosca e dintorni.

Nell’hockey su ghiaccio, sport che in Russia è religione e dopo ogni anno l’obiettivo è  la medaglia d’oro, la ‘Sbornaja’ non potrà prendere parte a tutti i Campionati mondiali dai senior fino ai giovanili con un pacchetto di manifestazioni cancellate.

L’Unione ciclistica internazionale ha deciso di bandito tutte le squadre e gli sponsor russi e privato la Nazione di organizzare eventi già assegnati. I ciclisti russi gareggeranno come neutrali. Alla team Gazprom-RusVelo che gareggia nel ProTour è stato revocato lo status di squadra Uci.

L’Unione internazionale di biathlon (Ibu), da sempre vicina alla Russia, ha bandito con effetto immediato atleti e funzionari russi. Dal biathlon ci sono anche due storie, quella dell’ex biatleta di 19 anni, Yevhen Malyshev, ucciso mentre prestava servizio nelle forze armate ucraine, e di Dmytro Pidruchnyi che dopo le Olimpiadi di Pechino, anziché partecipare alla Coppa del mondo in Finlandia, ha deciso di arruolarsi nell’esercito per difendere la sua Ternopil.

L’oligarca russo Alisher Usmanov, miliardario considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin, si è dimesso dalla carica di presidente della Federazione Internazionale di scherma.

L’International Shooting Sport Federation, federazione internazionale di tiro a segno presieduta dal russo Vladimir Lisin, uno degli uomini più ricchi della Russia, ha deciso di escludere gli atleti russi e bielorussi da tutti i suoi eventi a seguito dell’invasione della Russia in Ucraina. La Russia è stata privata dei diritti di organizzazione dei Campionati europei di tiro a segno che si sarebbero dovuti svolgere ad agosto nella capitale.

Nel frattempo il ministero dello sport russo sta preparando un ricorso da presentare al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna per impugnare le decisioni di diverse federazioni internazionali di rimuovere gli atleti russi dalle loro competizioni a seguito dell’invasione militare russa in Ucraina.

Secondo il viceministro dello sport russo, Andrei Fedorov, considerando che diversi eventi programmati in Russia sono stati cancellati o trasferiti in altre Nazioni, “la Russia dovrebbe ricevere un risarcimento”

AGI – Lo sport per l’Unione Sovietica prima e per la Russia dopo, è sempre stato uno dei fiori all’occhiello e biglietto da visita da esibire con orgoglio fuori da propri confini. Nello sport, ma anche nella cultura, nella corsa allo spazio e negli armamenti, prima l’Urss e ora il Comitato olimpico russo, passando per la Comunità degli Stati Indipendenti e la Russia (sospesa fino al 16 dicembre 2022 per motivi di doping), ha sempre cercato di primeggiare. Nei medaglieri, da sempre, si guarda sempre dove sono Russia e Stati Uniti e, più recentemente anche la Cina.
Solo alle Olimpiadi, tra edizioni estive e invernali, lo sport russo ha conquistato 2.014 medaglie, 752 di esse d’oro dominando in tutti gli sport, da quelli freddi a quelli acquatici passando per l’atletica leggera e discipline di combattimento.
Ora quella magia, quel mito, quella tradizione, si è sgretolata.
La Russia dello sport oggi non c’è più, è sospesa, maledettamente bannata, squalificata fino a una data ignota. Gli atleti russi, se possono gareggiare, lo potranno fare da ‘atleti neutrali’ e le loro medaglie non entreranno a far parte dei medaglieri. L’esempio è quello delle Paralimpiadi invernali che stanno per iniziare a Pechino, Russia (e Bielorussia) non ci saranno ma i loro atleti gareggeranno in forma ‘neutrale’.
Diverse federazioni internazionali, seguendo le indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), hanno deciso di bandire atleti e dirigenti russi dalle manifestazioni di loro competenza. Decine di manifestazioni sul territorio russo sono state cancellate, trasferite in altre Nazioni perché l’invasione delle truppe del presidente Vladimir Putin è significato calpestare, stritolare, diritti umani e i sacri dettami della Carta Olimpica.
La Russia, per motivi legati al doping, piaga con la quale lo sport russo ha sempre voluto ‘giocare’, è sospesa dal Cio fino al 16 dicembre 2022 ma il prolungamento dell’attacco bellico all’Ucraina rischia di estromettere a lungo lo sport della Grande Madre.
Annullati o congelati i riconoscimenti dei dirigenti russi nei vari ordinamenti internazionali. Per aver violato la tregua olimpica, allo stesso Putin è stato ritirato il collare d’oro dell’Ordine Olimpico. Sempre a Putin la federazione mondiale di taekwondo ha ritirato la cintura nera onoraria del IX dan, la federazione di judo lo ha sospeso dalla carica di presidente onorario.
Con il prestigio internazionale acquisito, Vladimir Putin nel 2007 aveva contribuito all’assegnazione a Sochi dei Giochi invernali del 2014 e successivamente aveva portato in Russia il Mondiale di calcio del 2018. Centinaia le manifestazioni internazionali assegnate alle città russe, da San Pietroburgo fino alla lontana Buriazia.
Il Cremlino oggi si è detto rimasto sorpreso della compattezza delle sanzioni da parte del mondo dello sport è, attraverso il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha detto: “eravamo pronti per le sanzioni, ma non ci aspettavamo che avrebbero colpito atleti, intellettuali, attori e giornalisti”.
Il Comitato Olimpico Internazionale solo due giorni fa aveva raccomandato di bandire gli atleti provenienti da Russia e Bielorussia (Nazione ritenuta corresponsabile del supporto bellico) da tutti gli eventi sportivi internazionali e, se non fosse possibile, farli gareggiare come ‘atleti neutrali’.
Stelle russe dello sport hanno invocato sui social la pace, il ‘no alla guerra’. Il Manchester United ha revocato il contratto di sponsorizzazione con la compagnia aerea russa Aeroflot. La guerra ha portato al trasferimento della prestigiosa finale della Uefa Champions League di maggio da San Pietroburgo a Parigi e, restando in ambito, calcistico l’esclusione della Russia dal Mondiale.
Nel tennis, Russia fuori dalla Coppa Davis, fuori dai tornei Atp e Wta. Giocatori e giocatrici russe (e bielorusse) potranno continuare a disputare i tornei individuali del World Tour ma in forma neutrale. Andrey Rublev e Daniil Medvedev giocheranno ma non sotto la bandiera e il nome della ‘Russia’.
Sochi ha perso il Gran Premio di Formula 1, il Mondiale maschile di pallavolo a fine estate non di svolgerà più a Mosca e dintorni.
Nell’hockey su ghiaccio, sport che in Russia è religione e dopo ogni anno l’obiettivo è  la medaglia d’oro, la ‘Sbornaja’ non potrà prendere parte a tutti i Campionati mondiali dai senior fino ai giovanili con un pacchetto di manifestazioni cancellate.
L’Unione ciclistica internazionale ha deciso di bandito tutte le squadre e gli sponsor russi e privato la Nazione di organizzare eventi già assegnati. I ciclisti russi gareggeranno come neutrali. Alla team Gazprom-RusVelo che gareggia nel ProTour è stato revocato lo status di squadra Uci.
L’Unione internazionale di biathlon (Ibu), da sempre vicina alla Russia, ha bandito con effetto immediato atleti e funzionari russi. Dal biathlon ci sono anche due storie, quella dell’ex biatleta di 19 anni, Yevhen Malyshev, ucciso mentre prestava servizio nelle forze armate ucraine, e di Dmytro Pidruchnyi che dopo le Olimpiadi di Pechino, anziché partecipare alla Coppa del mondo in Finlandia, ha deciso di arruolarsi nell’esercito per difendere la sua Ternopil.
L’oligarca russo Alisher Usmanov, miliardario considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin, si è dimesso dalla carica di presidente della Federazione Internazionale di scherma.
L’International Shooting Sport Federation, federazione internazionale di tiro a segno presieduta dal russo Vladimir Lisin, uno degli uomini più ricchi della Russia, ha deciso di escludere gli atleti russi e bielorussi da tutti i suoi eventi a seguito dell’invasione della Russia in Ucraina. La Russia è stata privata dei diritti di organizzazione dei Campionati europei di tiro a segno che si sarebbero dovuti svolgere ad agosto nella capitale.
Nel frattempo il ministero dello sport russo sta preparando un ricorso da presentare al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna per impugnare le decisioni di diverse federazioni internazionali di rimuovere gli atleti russi dalle loro competizioni a seguito dell’invasione militare russa in Ucraina.
Secondo il viceministro dello sport russo, Andrei Fedorov, considerando che diversi eventi programmati in Russia sono stati cancellati o trasferiti in altre Nazioni, “la Russia dovrebbe ricevere un risarcimento”

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