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Piombino, il sindaco di Fratelli d’Italia “licenzia” il sindaco del Pd, dipendente comunale in prova: è polemica

Dic 31, 2019

“Macché questione politica, qui c’è soltanto un dipendente in prova al Comune di Piombino che non ha superato la prova per troppe assenze. Anche legittime, lui è sindaco di Monterotondo Marittimo (Grosseto) e ha diversi altri incarichi politici, ma nell’ultimo anno da noi è stato presente per 60 giorni su 250″. Francesco Ferrari, sindaco di Piombino (Livorno) dice di non capire le polemiche. Eppure è facile: a Giacomo Termine, sindaco del Pd in un piccolo paese del Grossetano, Monterotondo appunto, e in prova come funzionario del settore ambiente nel comune toscano delle acciaierie, non è stato confermato il contratto. Licenziato con una lettera che gli è stata consegnata il 24 dicembre e che diceva che dal giorno prima, per lui, il lavoro a Piombino era concluso. “Eh no, non si può dire licenziato dal momento che era in prova” puntualizza Ferrari (Fratelli d’Italia), a capo di una giunta di centrodestra, la prima che governa la città toscana dopo anni di amministrazioni rosse.

Il sospetto di una faida politica è forte ed è sostenuto dal Pd che in un post su Facebook attacca: “La politica è sangue e merda, diceva Rino Formica, e avevi sempre pensato che peccasse di eccessivo cinismo. Poi leggi questa storia e ti dici che forse aveva ragione lui. Capita che ti chiami Giacomo Termine e sei stato scelto dai cittadini per ricoprire il ruolo di sindaco… Capita anche che il tuo sia un piccolo Comune, come Monterotondo Marittimo, dove l’indennità è di appena 450 euro mensili. Capita allora che hai pure un ‘lavoro vero’, come impiegato comunale, magari a Piombino. Capita, però, che dopo un anno dalla tua assunzione il Comune dove lavori si ritrova amministrato da un sindaco dello schieramento politico opposto al tuo il quale, senza pensarci due volte, ti licenzia. Il motivo? Troppe assenze. Peccato che quelle assenze non le hai fatte per andare a giocare a freccette ma, nel pieno rispetto della legge, per assolvere all’incarico che ti è stato assegnato dai cittadini”.

Termine non vuole parlare, ma da fonti vicine a lui fa sapere che ricorrerà a vie legali contro il provvedimento e anche contro il sindaco di Piombino per i danni all’immagine che gli sta causando. L’impiegato sindaco sostiene anche che i numeri sulle sue presenze al lavoro dati dal collega di Piombino siano falsi (“per difetto”).

Anche il Pd di Gavorrano, paese della Maremma in cui Termine ha lavorato si è espresso sulla stessa linea del partito nazionale: “È vergognoso quanto sta succedendo al sindaco di Monterotondo… Se passa il concetto espresso dal sindaco di Piombino allora tutti quelli che per legge possono usufruire di alcuni permessi retribuiti devono essere licenziati, oggi tocca ad un politico di primo piano, guarda caso della parte politica avversaria di quella del sindaco piombinese, un domani potrebbe allora toccare ad una persona con gravi problemi di salute o in maternità”.

Il fatto è che Termine non è andato in aspettativa perchè l’indennità di carica prevista a Monterotondo, comune di un migliaio di abitanti, è di soli 450 euro, come ha ricordato il Pd nel comunicato. Sul caso è intervenuta anche la Cgil spiegando che i permessi sono previsti dalla legge e puntando l’indice sul licenziamento ‘politico’.

“Alla luce dell’impossibilità di valutare il suo rendimento causa assenze, abbiamo deciso di non confermare la sua posizione” ripete il sindaco Ferrari che prosegue: “Termine gode degli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore ma, allo stesso tempo, deve ottemperare anche ai doveri che la sua posizione implica. Non è giusto che qualcuno percepisca uno stipendio senza svolgere il lavoro che è chiamato a fare, soprattutto in un ente che si regge su denaro pubblico e che deve garantire servizi ai cittadini”.

Di licenziamento “sorprendente e incomprensibile da un punto di vista giuridico” parla il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani: “La condizione dei sindaci dei piccoli comuni – afferma – è talmente all’evidenza in tutta Italia, al di là delle posizioni politiche, come problema da affrontare che proprio recentemente il Parlamento se ne è occupato”. Giani parla di “chiaro tentativo strumentale di portare in pasto al populismo la posizione di Termine” a cui esprime solidarietà augurandosi che il “rispetto della legge porti chi ha compiuto questo gesto a doverlo ripensare e revocare”. La segretaria del Pd toscano, Simona Bonafé parla di “brutta vicenda”: “Siamo davanti a un sindaco che accusa un altro sindaco di avere fatto il proprio dovere, motivazione talmente incredibile da rafforzare ancora di più il sospetto che si tratti di un’azione punitiva di Ferrari per le idee e le iniziative politiche di Termine. A Giacomo Termine va la nostra solidarietà.”

“Decisione arbitraria e illegittima, porterò un atto di condanna in Consiglio regionale”, afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale della Toscana Leonardo Marras secondo il quale “negare con arbitrio diritti politici ignorando la legge o prendendola a calci in Italia ha un solo nome: fascismo”. Marras confida in un “necessario ripensamento” di Ferrari: “Ci ha mostrato anche in occasione della negazione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre – conclude – che è capace di ritornare rapidamente sui suoi passi”.

Sul “licenziamento” interviene per Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli: “Essere del Pd non può essere un motivo valido per non andare a lavoro. Questo signore si è presentato al lavoro otto volte in quattro mesi e pretendono anche di avere ragione. Forse qualcuno finora era abituato così grazie ad amici che glielo consentivano. Il Pd è dunque favorevole all’assenteismo?”.

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