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Il futuro di Buffon: vietata la Cina, l’America è una possibilità

Giu 6, 2019

Silvano Martina, che lo conosce a memoria, ha un telegramma-sentenza: «Gigi è un uomo felice, rilassato, sereno. Deciderà senza fretta». La storia tra Buffon e il Paris Saint-Germainè finita da poche ore, forse da diverse settimane. Esattamente da quando lui ha capito che non sarebbe stato un problema contrattuale, ma di considerazione. Le garanzie tecniche sono chieste da un portiere trentenne con una bella carriera alle spalle, figuriamoci se il discorso coinvolge un Mito. La sostanza: Parigi è stata una bella oasi, poi ha capito che sarebbe diventato una chioccia (di Areola o di un altro) e si sono salutati senza rimpianti. Probabilmente ha salutato lui perché ha pensato che la proposta era stata fatta in funzione di una scelta chiara, quella di non puntare su di lui.

ILARIA D’AMICO INCINTA?

GLI SCENARI – Buffon non è più un bimbo, ha compiuto 41 anni lo scorso gennaio, ma non può esistere un aspetto anagrafico come linea di demarcazione tra la volontà di continuare e l’età che ti inchioda se fisicamente ti senti al top. Quindi, deciderà con calma. Qualche sussurro gli è arrivato, per il momento vuole pensare a un collegamento stretto che possa rendere felici i suoi figli Leopoldo Mattia, David Lee e Louis Thomas. Il non rinnovo è quasi una liberazione quando siamo a giugno e devi decidere in funzione dei tuoi eredi, scuola compresa. La strada Mls può starci, ma bisogna capire come e quando. La strada cinese è sbarrata da tempo, malgrado qualche errata interpretazione mediatica degli ultimi giorni. Semplicemente perché in Cina ti offrono ingaggi ultramilionari (non è questo il problema di Gigi), ma il regolamento ti inchioda. Già nel 2001 la locale Federcalcio prevedeva l’acquisto di quattro stranieri per squadra, a patto che si trattasse di “ruoli di movimento”. Un modo per tutelarsi, offrire dieci milioni a stagione per il Buffon di turno dal loro punto di vista sarebbe l’inizio della fine.

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