Il mercato dei PC è in discreta salute, o se non altro cala meno del previsto. -3,9% secondo IDC e -5,7% secondo Gartner. Entrambe le società di analisi presentano la loro analisi del terzo trimestre 2016 con un valore negativo, ma bisogna guardare i dettagli per capire che le cose non vanno così male – almeno per qualcuno.
A livello mondiale i marchi principali sono cresciuti: HP, Dell e Asus. Lenovo ha perso il 3,2%, ma in passato aveva registrato vendite molto alte (soprattutto in Cina) ed era prevedibile una piccola battuta di arresto. Tant’è che IDC parla di “risultati migliori del previsto”, e sarebbe andata ancora meglio se non ci fosse stata Apple ad abbassare la media, insieme al gruppo dei “marchi minori”, vale a dire quelli oltre la quinta posizione.
Apple ha venduto il 13% in meno rispetto al terzo trimestre 2015, più o meno quanto il gruppo di inseguitori, che include aziende come Acer, Toshiba, MSI e altri. Nel caso dell’azienda californiana, il calo è dovuto soprattutto a un ritardo nell’aggiornamento del catalogo; ma i nuovi modelli dovrebbero arrivare entro poche settimane, e aiuteranno Apple a recuperare il terreno perduto. Se i nuovi Mac fossero arrivati prima, i dati del trimestre sarebbero stati ancora migliori.
Al di là della peculiare situazione di Apple, i dati ci dicono anche che il mercato si sta polarizzando. Pare che il pubblico sia interessato soprattutto ai marchi più famosi – quelli più facili da trovare nei negozi e con il maggior controllo sulla filiera. Tutti gli altri invece sembrano faticare a trovare acquirenti.
I primi cinque marchi sommano infatti oltre il 70% del mercato, lasciando di fatto solo le briciole agli altri. Limitandosi ai primi tre, invece, si arriva al 58,3%, che è nelle mani di Lenovo, HP e Dell. Comprensibilmente, la contrazione delle vendite ha fatto calare anche la quota di mercato di Apple, che passa dall’8,1% al 7,4%, sempre a livello globale.
Se le previsioni per il futuro prossimo sono positive, comunque, il mondo dei PC resta relativamente stagnante. I tempi di crescita costante sono ormai un ricordo, e l’impressione è che presto ci sarà qualche vittima; non sarebbe una sorpresa vedere uno dei marchi più grandi inglobare uno o più di quelli più piccoli.
Succede per “due questioni fondamentali”, come suggerisce Mikako Kitagawa di Gartner. Una è la maggiore longevità del Personal Computer: una volta se ne vendevano di più perché aveva senso cambiarlo ogni due anni, anche più spesso. Oggi un computer dura molto più a lungo, salvo esigenze particolari. L’altro è che nei mercati emergenti c’è una scarsa richiesta: nelle economie in via di sviluppo i consumatori preferiscono smartphone e tablet, ed è proprio questo il segnale più interessante. Ciò è vero per molti consumatori anche nei mercati maturi.
“Il PC non è un dispositivo ad alta priorità per la maggior parte dei consumatori, che quindi non sente il bisogno di aggiornarlo così spesso come accadeva in passato. Qualcuno potrebbe anche decidere di non cambiarlo mai più”, commenta Kitagawa.
Lo smartphone quindi ha ucciso il PC? Si potrebbe dire così, ma è forse più corretto dire che lo smartphone è diventato il PC. Almeno se consideriamo il significato originale di Personal Computer: il dispositivo elettronico personale, l’oggetto che usiamo per le attività quotidiane. Per la maggior parte delle persone del mondo questo oggetto è lo smartphone.
Il computer tradizionale, quello storicamente indicato come PC, è invece un oggetto a cui ci si siamo adattati per forza. Non è mai piaciuto più di tanto al grande pubblico, ma fino a non molto tempo fa era l’unico modo di avere email, Internet, scrittura elettronica e tutte le altre possibilità. Oggi non sono poi molte le situazioni in cui serve un PC tradizionale, e nella maggior parte di esse quello che c’è già in casa basta e avanza. Resterà uno strumento di lavoro, a casa o in ufficio, e il giocattolo preferito di alcuni appassionati.
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