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Il capolinea di Stellone e gli errori del Bari

Nov 7, 2016

di Tullio Calzone

lunedì 7 novembre 2016 01:01

Annunciato per questa mattina anche ufficialmente, l’esonero di Roberto Stellone era in realtà nell’aria da tempo. C’è chi dice dalla clamorosa sconfitta interna contro il Benevento (6ª giornata), non l’unica lezione ricevuta da Maniero e compagni in questa ennesima tormentata stagione. L’ultima battuta d’arresto è arrivata a Latina, dove tutti (o quasi) si attendevano la svolta definitiva in questo torneo anche per il Bari, incapace di vincere due gare di fila eppure rimasto in qualche modo incollato al perimetro play off, distante due soli punti più su. Dunque alla fine paga tutto il giovane tecnico capitolino, emerso agli onori della cronaca due anni fa con il suo Frosinone metallico e combattivo che aveva fatto della forza e della fisicità le sue armi letali. Ecco, di quella forza capace di domare avversari anche tecnicamente più dotati, a Bari non s’è vista che qualche esigua traccia. A singhiozzo sono arrivate vittorie anche larghe nel risultato, ma mai nette nell’attaggiamento complessivo della formazione biancorossa. Insomma, anche quando ha saputo vincere il Bari ha stentato.

QUESTIONE DI MODULO – Sotto giudizio non sono finiti gli interpreti ma il modulo (4-4-2) dell’allenatore che in questa avventura aveva riposto, coraggiosamente, tante aspettative anche personali, dopo aver fallito di un soffio la salvezza a Frosinone e chiuso un ciclo irripetibile. A chi gli consigliava la scorsa estate di non avere fretta ad accettare le proposte (non faraoniche) del Bari perché panchine importanti potevano diventare opportunità concrete da un momento all’altro (Torino e Fiorentina, non solo il Crotone), lui aveva sempre risposto che «alla guida del Bari si sarebbe sentito ugualmente in Serie A». Un obiettivo che Stellone non s’era tolto dalla testa nemmeno dopo la sconfitta di misura di Latina, meritatissima nel primo tempo e un po’ meno nella ripresa con un gol fallito da De Luca che avrebbe potuto anche regalare un inaspettato pari e cambiare l’epilogo di questa storia di calcio meridionale in una grande città che senza dubbio merita molto di più degli stenti delle ultime stagioni, ma neanche ipocrisie e alibi costruiti a tavolino su risultati che tardano ad arrivare ma non è detto che non arriveranno.

CAMBIO ANNUNCIATO – E così, per il terzo campionato di fila, il Bari cambia allenatore: da Mangia a Nicola, da Nicola a Camplone e ora da Stellone a uno, molto probabilmente, tra Colantuono, Mandorlini e Corini. Oggi la scelta della società che tuttavia sino a gennaio non potrà cambiare una squadra nata con un’incongruenza originaria: l’allenatore era stato scelto prima del direttore sportivo, entrambi arrivati in un club che la scorsa estate aveva vissuto un nuovo riassetto al suo interno, passando da Paparesta, col fantomatico Noordin poi evaporato nel niente, alla gestione Giancaspro. I ritardi di quel travagliato passaggio di mano, peraltro oggi interessato da una clamorosa azione legale della vecchia proprietà, ha finito per condizionare anche l’allestimento di questa squadra (con tecnico e ds quasi mai in accordo) non a caso contestata dai tifosi anche sabato al Francioni, prima ancora di Stellone. Che invece pagherà il conto tutto da solo. Nel calcio capita quasi sempre così. Ma per dirla tutta, bisogna almeno aggiungere che di tutti i calciatori richiesti dall’allenatore romano (Soddimo, Crivello, Gori, Gucher… ) non s’è vista traccia, per ovvie ragioni e per altre un po’ meno ovvie. Speriamo solo che il nuovo allenatore sappia rivitalizzare un gruppo che ha tutto per evitare l’ennesimo fallimento. Bari non lo merita. Proprio no!

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