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Musei italiani crescono i visitatori, ma ancora troppo concentrati nelle destinazioni top

Gen 29, 2019

Aumentano i visitatori dei musei del 7,7% nel 2017 sul 2015, con 27mila presenze in media per ciascuna struttura espositiva. Le citt pi visitate sono Roma e Firenze, le regioni con il maggior numero di strutture museali (statali, non statali e private) sono Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. A fronte della grande attrazione delle nostre istituzioni, soprattutto dei musei di arte antica, calano per gli operatori per numero di visitatori: riducendosi a uno ogni 3.106 visitatori nel 2017 rispetto a uno ogni 2.400 nel 2015. Il Report Istat “I musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia” ha censito 4.889 musei e istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico. Di questi, 4.026 sono musei, gallerie o collezioni, 293 aree e parchi archeologici e 570 monumenti e complessi monumentali. La fotografia scattata dall’Istat si confronta con quella del 2015, indagine una tantum, che da quest’anno diventer un appuntamento annuale. La rilevazione sul campo partir i primi di maggio per concludersi a met luglio e sar pi estesa interrogando gli enti anche su costi, spese e finanziamenti e verr pubblicata entro fine anno. Una buona notizia perch significa monitorare un comparto culturale che ha ricadute anche economiche sui diversi territori.

Ultima rilevazione. Il patrimonio italiano quantificabile in quasi 5mila istituzioni aperte al pubblico, costituito per la gran parte da strutture di piccole dimensioni, diffuse in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e in grado di mobilitare complessivamente oltre 119 milioni di visitatori in un anno. Le strutture rilevate aperte risultano 4.889 meno delle 4.976 censite nel 2015: come mai? Il terremo ci ha messo lo zampino costringendo alla chiusura molte strutture e poi ci sono stati gli accorpamenti e i traslochi. I dati complessivi dei musei e delle altre strutture espositive a carattere museale hanno registrato, come detto, il massimo storico di 119 milioni di ingressi nel 2017 – di cui 67,1 milioni visitatori paganti (oltre la met) – cos suddivisi: 57,8 milioni i musei, 15,5 milioni le aree archeologiche, 45,8 milioni i monumenti. L’incremento maggiore riguarda i monumenti e le aree archeologiche.

VISITATORI DI MUSEI E ISTITUTI SIMILARI…

Anno 2017, valori in milioni (Fonte: Istat)

I territori. Quasi la met del patrimonio museale (46,1%) localizzata nelle regioni del Nord, il 27,4% al Centro e il 26,4% al Sud e nelle Isole. Pi nel dettaglio, nel Mezzogiorno sono presenti la met delle aree archeologiche (50,2%), il 30,7% si trova in Sicilia e Sardegna, mentre nell’Italia settentrionale sono localizzati il 49,2% dei musei e il 36,7% dei monumenti. Le regioni con pi strutture museali (29% del totale) sono Toscana (528), Emilia-Romagna (482) e Lombardia (409). Poco pi di un decimo dei musei complessivamente censiti concentrato in dieci Comuni (Roma, Firenze, Bologna, Milano, Genova, Torino, Napoli, Trieste, Venezia e Siena), dove si contano in media 52 musei per ogni citt. In particolare, nelle citt di Roma, Firenze e Bologna, capitali del turismo culturale nazionale e internazionale, risiedono quasi 240 istituzioni a carattere museale.

MUSEI E DEGLI ISTITUTI SIMILARI PER PRINCIPALI CARATTERISTICHE

Anno 2017, valori percentuali (Fonte: Istat)

Museo diffuso. Sono 2.371, uno su tre, i Comuni italiani che ospitano almeno una struttura a carattere museale. un patrimonio diffuso su tutto il territorio nazionale: 1,6 musei o istituti similari ogni 100 km2 e circa uno ogni 12mila abitanti. Anche i Comuni con meno di 2mila abitanti (il 27,9% del totale dei comuni) accolgono un’ampia percentuale di istituzioni museali (il 16,7%). Alcuni di questi hanno nei loro territori sino a quattro o cinque istituti. Due istituti museali su tre (63,1%) sono di propriet pubblica e, fra questi, ben 2.067 (il 42,3% del totale) appartengono ai Comuni. I musei e gli altri istituti statali appartenenti al Ministero competente sono solo 478 (9,8% del totale), ma attraggono quasi 53 milioni di visitatori (il 44,3% del totale). Meno della met degli istituti italiani (47,9%) prevede l’ingresso a pagamento; il 42,3% non ha alcuna entrata derivante dalla vendita dei biglietti. Di questi, solo uno su dieci un istituto statale.

Polarizzazione. In un contesto complessivamente caratterizzato da un’offerta e da una domanda estremamente polarizzate, le 20 strutture museali italiane di maggiore attrazione arrivano a realizzare in totale oltre 43 milioni di ingressi all’anno e sono monumenti di rilevanza internazionale e vanno dal Pantheon, all’Anfiteatro Flavio, dal Vittoriano e al Museo di Castel Sant’Angelo a Roma, dalla Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano alla Galleria dell’Accademia e musei degli strumenti musicali a Firenze, dal Museo di Capodimonte a Napoli, a Palazzo Ducale a Venezia, alla Venaria Reale e il Museo Egizio a Torino, ma anche in centri urbani di minore dimensione demografica come Pompei, Siena, Pisa, Caserta, Trieste, Agrigento e Verona. Sebbene rappresentino meno dell’1% delle istituzioni censite, in esse si concentra pi di un terzo (36,3%) del pubblico dei visitatori, di cui quasi la met paganti (20,8 milioni). Solo tre sono aree archeologiche (gli Scavi di Pompei, il Foro romano e Palatino di Roma e il Parco archeologico e paesaggistico della valle dei templi di Agrigento), gli altri si equi-ripartiscono tra musei e monumenti. Nei 12 istituti statali operano pi di 2mila addetti: in media 107 addetti per istituto, tra questi 2 sono volontari e 3 operatori del servizio civile nazionale. Tre quarti delle strutture hanno un sito web dedicato e dispongono di un servizio di biglietteria online mentre il 65% (48% la media italiana) ha un proprio account sui social media. Le grandi strutture museali italiane hanno dunque colto appieno le potenzialit offerte dal web e dai social network. Solo cinque delle 20 strutture considerate non ancora dotata di un sistema per il conteggio dei visitatori (tornelli conta passaggi o altri sistemi conta persone, registri obbligatori per le firme, ecc.). La larga maggioranza (85%) ha svolto attivit di ricerca e didattico-educativa, l’80% ha organizzato eventi per il pubblico allestendo esposizioni e mostre temporanee, richiamando un totale di 71,3 milioni di persone, il 75% ha affittato i propri locali e/o degli spazi per eventi e/o manifestazioni private. Nove strutture su 10 hanno ottenuto, nel 2017, proventi derivanti da servizi aggiuntivi al pubblico, attraverso bookshop, prestiti di opere, affitti, concessioni, royalties, ecc.; il 65% ha ricevuto finanziamenti pubblici e la met finanziamenti da privati.

Network. Cresce la capacit delle istituzioni museali di organizzarsi in rete, per promuovere sinergie attraverso l’integrazione di risorse e servizi e per conseguire vantaggi in termini di visibilit ed efficienza. In Italia il 42,5% degli istituti aderisce a reti o sistemi museali organizzati, che comprendono altri

musei o istituti, al fine di condividere risorse umane, tecnologiche e/o finanziarie. La diffusione dei sistemi museali varia per considerevolmente da una regione all’altra: aderiscono a tali organizzazioni in rete oltre la met dei musei e istituti similari di Toscana, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna e meno di un terzo di quelli situati in Valle d’Aosta, Calabria e Abruzzo. La propensione a “fare sistema” sembra una peculiarit dei musei pubblici (72,6%), anche se sta

crescendo anche in quelli privati. Se quasi la met degli istituti (47,2%) dotato di un regolamento o di uno statuto che disciplina l’organizzazione interna, solo due musei su dieci dispongono di una “Carta servizi” nella quale sono esplicitate le finalit, i servizi offerti, i fattori di qualit adottati, nonch i doveri dell’amministrazione, le forme di tutela dei diritti degli utenti e le modalit di reclamo. I soggetti pubblici che ne dichiarano l’adozione sono oltre l’80%, mentre tra i privati le carte dei servizi sono presenti solo nel 14,5% delle istituzioni.

Servizi e occupati. Tornando ad osservare l’intero territorio quasi due musei su tre (il 64,7%, presenti soprattutto nelle regioni del Nord) hanno organizzato attivit educative e didattiche. Oltre uno su tre (36%) ha realizzato attivit di ricerca nel corso dell’anno. Il settore museale italiano ha impiegato complessivamente 38.300 operatori, in media uno ogni 3.106 visitatori (nel 2015 erano 45 mila, uno ogni 2.400 visitatori).  Il 58,2% degli istituti ha non pi di cinque addetti e solo il 32,7% ne ha pi di 10. In un istituto museale su tre (29,1%) prestano la propria opera collaboratori volontari (circa 11 mila in tutto).

Le raccolte. La maggior parte dei musei presenti in Italia espone collezioni di etnografia e antropologia (12,8%), archeologia (12,7%) e arte antica (12,3%). Aumenta il numero di strutture con raccolte monotematiche di materiali (10%). Oltre a gestire le esposizioni permanenti di beni e/o collezioni, il 43,7% delle strutture allestisce mostre temporanee che, nel 2017, hanno attratto 18,6 milioni di visitatori. In media ogni museo, area archeologica, complesso monumentale ha organizzato almeno quattro mostre ed esposizioni temporanee all’anno. Il 48% si sono svolte in strutture di media dimensione, che hanno accolto circa 1,6

milioni di pubblico.

Finanziamenti. In crescita ma non per le piccole strutture. Cresce il numero dei musei che fruisce di contributi e finanziamenti pubblici – nel 2017 sono il 41,3% dal 32,1% nel 2015 – e di sovvenzioni private (il 24,1% dal 18,5%). Tuttavia, se si considera il numero di visitatori, le strutture che hanno registrato meno di 1.000 ingressi riescono a beneficiare del sostegno finanziario pubblico solo nel 27,4% dei casi, contro il 60,3% dei musei che accolgono tra 100mila e 500mila visitatori. Tra le strutture con pi di 1.000 e meno di 10mila visitatori l’anno (il 36% del totale degli istituti), il 28,7% si avvale di finanziamenti privati (sponsorizzazioni, contributi di fondazioni, donazioni, Art Bonus, ecc.), mentre

il 33,5% riesce a realizzare proventi attraverso servizi aggiuntivi, bookshop, prestiti di opere, affitti, concessioni e royalty, che invece confluiscono nei bilanci della quasi totalit degli istituti con pi di 500mila ingressi (86%). Anche i finanziamenti privati favoriscono le grandi strutture: ne beneficia infatti la met di quelle con un flusso di utenti compreso tra i 100 mila e i 500 mila visitatori.

Commenti. “Nelle sue diverse articolazioni il nostro patrimonio culturale presente in tutte le aree del Paese e come emerge dai numeri sempre pi evidente che la cultura sia uno dei principali asset strategici – ha commentato il Report la senatrice Michela Montevecchi (M5S), vice presidente della Commissione Cultura al Senato, – e un settore da prendere in considerazione molto seriamente soprattutto sul piano occupazionale e di investimenti pubblici, in una fase di stagnazione come quella attuale. Il fatto che il record assoluto per il nostro Paese di oltre 119 milioni di visitatori che nel 2017 si sono concentrati nelle principali citt d’arte e nelle aree di maggiore richiamo – prosegue – ci deve far riflettere sulla necessit di pensare ad un modello di sviluppo che metta a sistema l’offerta culturale con le esigenze di sviluppo sostenibile e interessi tutte le aree del nostro territorio. Aprire i luoghi della cultura significa organizzarne la conservazione e la valorizzazione, significa anche restituirli ai cittadini e alle nostre comunit che ritrovano memoria, identit e orgoglio delle proprie origini. Significa salvare il patrimonio dall’incuria e dall’abbandono”.

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