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Multe fuori controllo: beffa per gli automobilisti

Giu 7, 2022

Il problema della rendicontazione delle multe in Italia da parte degli enti locali, che oltretutto è un obbligo previsto dalla legge, non è nuovo, anzi. Ne abbiamo già parlato in differenti occasioni e non sembra essersi risolto. Pare proprio che la situazione oggi sia addirittura aggravata da una serie di altre irregolarità commesse sempre da parte dei comuni italiani.

Le multe dovrebbero essere rendicontate al MIMS, lo prevede la legge, pena decurtazione del 90% dei trasferimenti. Purtroppo oggi salta all’occhio un’altra problematica, in realtà legata all’attività di accertamento delle stesse multe. Siamo praticamente nel bel mezzo di una vera e propria giungla, ogni amministrazione comunale fa quel che le pare.

La giungla delle multe: che cosa succede in Italia

Grazie a una recente audizione dell’Antitrust in Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei diritti di utenti e consumatori è emersa questa situazione alquanto grave, da risolvere. Il presidente della Commissione, Simone Baldelli, e il Codacons, a questo proposito oggi chiedono che sia fatta chiarezza una volta per tutte.

Come ha riportato l’ANSA, l’Antitrust durante l’audizione ha segnalato: “Sulle spese di accertamento delle multe stradali non esistono attualmente criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente locale agisce secondo la sua piena discrezionalità, spesso perpetrando evidenti abusi”. E si sottolinea in questo caso quindi anche quanto siano variabili questi costi imposti dai Comuni ai cittadini, si può arrivare anche a una somma di 15 euro per ogni sanzione. Ai singoli enti è lasciata piena discrezionalità, nonostante la legge in realtà non lo consenta.

Le spese di notifica

In questo momento le spese di notifica degli atti giudiziari via posta sono state fissate in modo forfettario e sono di 9,50 euro. L’articolo 201 comma 4 del Codice della Strada dispone che “le spese di accertamento e di notificazione sono poste a carico di chi è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria”.

L’Antitrust si è occupata di un’analisi approfondita di alcune delibere di giunta comunale, grazie alla quale è emerso che, nella parte dove andrebbero indicate le spese di accertamento, ci sono invece scritte molto spesso altre voci, tantissime e differenti, tra cui per esempio i costi per la postalizzazione, o ancora quelli per la manutenzione o addirittura l’acquisto dei palmari che servono per fare le multe, i costi di stampa, la manutenzione dei software di gestione del servizio e molto altro ancora. Le sole spese di accertamento che si sommano a quelle di notifica variano da 2,50 euro a 10 euro al massimo.

Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust, ha spiegato che “la discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione di debolezza del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle per espressa previsione di legge senza poterne contestare il quantum in alcuna sede”.

Secondo le nuove tabelle fornite dall’Autorità, ci sono troppi comuni che inseriscono le visure ACI e altre voci tra le spese di accertamento, ma è un comportamento errato, come anche quello di chi inserisce i costi delle stampanti, della manutenzione degli apparecchi e dei software, delle cartucce, per la modulistica.

E non è ancora tutto, nella giungla delle multe in Italia, sono troppe le anomalie riscontrate dall’Antitrust, che si registrano anche quando le multe stradali vengono notificate via PEC; chiaramente in questo caso le spese di notifica di 9,50 euro si azzerano per i cittadini e alcuni comuni invece aumentano senza alcuna ragione (e di una somma troppo elevata) i costi di accertamento, arrivando addirittura fino a 15 euro. La situazione è allarmante, e deve finire.

Il Codacons annuncia battaglia, bisognerebbe riuscire a trovare “un costo medio standard da fissare in modo trasparente e ragionevole, per evitare discriminazioni tra cittadini che risiedono in comuni diversi e che non possono neanche contestare l’importo di questi costi”.

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