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Morosi e bollette della luce, l’aumento sarà di 2 euro. Arera rivela: “Parlamento e Governo sapevano da tempo”

Mar 3, 2018

Gli oneri di sistema della bolletta elettrica non pagati dai clienti morosi ci costeranno, in media, 2 euro all’anno. Una cifra molto lontana dai 35 euro paventati da una bufala circolata via Whatsapp nei giorni scorsi. Pochi soldi, ma abbastanza per far infuriare tutti i clienti onesti, che pagano la bolletta ogni tre mesi, magari facendo qualche sacrificio.

Eppure il Governo e il Parlamento erano al corrente di tutto. Sarebbero potuti intervenire ma non l’hanno fatto.

La stima – e la velata accusa – sono state fatte dalla stessa autorità di settore Arera in una nota diffusa ad alcune associazioni di consumatori. Documento che Repubblica ha potuto leggere integralmente. I due euro all’anno si riferiscono al cliente tipo domestico. Si può quindi presumere che le aziende più energivore, o i grandi condomini, debbano pagare qualcosa in più.

Il nodo degli oneri di sistema. La polemica è nata intorno a metà febbraio dopo la delibera di Arera 50/2018. Ad oggi, infatti, gli oneri di sistema (una voce della bolletta slegata dal consumo della luce) che paghiamo al nostro operatore vengono a loro volta girati ai distributori di energia, che li versano nelle casse del Gse. I clienti che non pagano le bollette, però, creano un danno economico sia ai propri operatori che ai distributori. Questi ultimi, infatti, anticipano il denaro. E se non lo ricevono dai venditori lo perdono per sempre, perché si tratta di crediti inesigibili. La delibera prevede che questi oneri irrecuperabili debbano essere versati dal cliente finale. Fino a pochi giorni fa, invece, il rischio legato alla morosità era esclusivamente in capo a venditori e distributori.

L’Autorità dell’energia, come abbiamo già spiegato, si è dovuta adeguare alle sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Lombardia, cui si erano appellati alcune società venditrici. Ma nel frattempo si è appellata alla Cassazione per cercare di annullarne gli effetti. Il tribunale amministrativo ha infatti contestato il meccanismo in atto fino ad ora: venditori e distributori devono anticipare i soldi, indipendentemente dal fatto che li abbiano ricevuti.

L’autodifesa di Arera. Nella nota Arera spiega di aver fatto di tutto per scongiurare la “gabella” nei confronti dei consumatori onesti.

“Quanto affermato nelle sentenze – scrive l’Autorità – porta a un potenziale incremento delle situazioni di mancato versamento degli oneri generali, aumentando potenziali comportamenti opportunistici da parte dei venditori che potrebbero versare ai distributori somme ben inferiori a quelle effettivamente incassate a titolo di oneri di sistema”.

Insomma, il timore è che eliminando l’obbligo di anticipare il denaro, qualcuno possa fare la cresta. Il risultato? “Un aumento complessivo e incontrollato degli oneri generali a carico della totalità dei clienti finali”. La doppia batosta.

Secondo Arera la delibera 50 è un tentativo di evitare questo rischio di “aumento incontrollato”. Perché se è vero che, da una parte, addebita ai clienti gli oneri inesigibili, dall’altra continua a obbligare ancora venditori e distributori a versare gli oneri fatturati, a prescindere dal fatto che li abbiano riscossi oppure no.

Infine l’Autorità passa la palla alla politica. Parlamento e Governo, infatti, sapevano da tempo quello che stava per accadere: è stata la stessa Arera a informarli attraverso segnalazioni e documenti pubblici. Ma ci sarebbe ancora modo per rimediare: l’Autorità ha proposto infatti di far pagare gli oneri di sistema con le stesse modalità in cui oggi paghiamo il canone Rai. Un modo per “mettere in sicurezza il sistema di esazione” e rendere superfluo il meccanismo di recupero che si è innescato, mandando su tutte le furie consumatori e relative associazioni.

Nel frattempo c’è chi contesta la stima dei 2 euro. “Questo è l’effetto previsto come conseguenza della delibera n. 50, già entrata in vigore, non della delibera 52, che purtroppo estende anche a favore dei venditori quanto la delibera 50 prevede per i soli distributori” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Questo meccanismo equivale a far pagare ai consumatori il rischio di impresa. Una cosa assurda e contraria al presunto libero mercato che si vorrebbe instaurare a partire dal primo luglio 2019” continua Vignola. Per questo Unc ha chiesto un incontro tra associazioni aderenti al Cncu (consiglio nazionale consumatori e utenti), il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e la stessa Arera.

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