• 2 Maggio 2024 4:58

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Morning bell: cosa si aspettano i mercati

Ago 12, 2022

AGI – I mercati tornano incerti e altalenanti dopo il rally innescato dal primo raffreddamento dei prezzi al consumo Usa da due anni a questa parte. Non è bastata ieri a rafforzarli la conferma arrivata dai prezzi alla produzione Usa, che a luglio sono scesi dello 0,5% mensile, contro il +1% di giugno e il +0,2% atteso dal mercato.

A indebolire l’azionario, rendendolo contrastato e irregolare, è la scommessa che la Fed continuerà ad aumentare i tassi, per ridurre un’inflazione che è ancora troppo elevata.

“I venti contrari per i mercati continueranno fino a quando non ci sarà più chiarezza sulle intenzioni della Fed sui tassi” ha commentato Terri Jacobsen, amministratore delegato del wealth management di Ubs Financial Services.

Gli swap sulla riunione di settembre della Fed indicano una notevole incertezza sulla possibilità di aumentare il tasso di interesse di mezzo punto o di altri 75 punti base.

Oggi in Asia la Borsa di Tokyo schizza in rialzo quasi del 2,5%, dopo essere rimasta chiusa ieri per festività, mentre Shanghai è in calo e Hong Kong dal +2% di ieri mattina, è in leggero rialzo.

A Wall Street i future sono in lieve aumento, dopo una chiusura debole e mista e i future sull’EuroStoxx sono deboli dopo una chiusura contratata. Misti anche i rendimenti dei Treasury, con il 2 anni in leggero ribasso al 3,2% e il 10 anni in marcato rialzo al 2,88%.

La curva dei rendimenti resta perciò invertita ma in modo più soft a dimostrazione della difficoltà degli investitori a capire che direzione prenderà a settembre la Fed.

A metterli sull’avviso ci ha pensato la presidente della Fed di San Francisco Mary Daly, secondo la quale, è troppo presto perché la banca centrale “dichiari vittoria” nella lotta contro l’inflazione.

“Ci sono buone notizie sui prezzi – ha detto Daly ieri al Financial Times – a luglio i consumatori e le imprese hanno ottenuto un certo sollievo, ma l’inflazione rimane troppo alta e non è vicina al nostro obiettivo di stabilità dei prezzi”.

Le sue parole sono simili a quelle di mercoledì di Charles Evans, presidente della Fed di Chicago, il quale ha ribadito che l’inflazione è rimasta “inaccettabilmente” alta.

“È incoraggiante per gli investitori che si veda un pò di raffreddamento dell’inflazione, ma una rondine non fa primavera”, ha commentato Guillaume Paillat, analista di Aviva, ricordando i forti dati del mercato del lavoro degli Stati Uniti rilasciati la scorsa settimana, che avevano rafforzato l’aspettativa di un nuovo rialzo dello 0,75% della Fed a settembre.

“Occorre essere molto prudenti” ha detto Paillat, riferendosi alle prossime mosse della Fed. Ieri comunque Wall Street ha perso la bussola nel finale, chiudendo con il Dow Jones in rialzo dello 0,08%, il Nasdaq giù dello 0,58% e lo S&P 500 in calo dello 0,07%.

In particolare si è indebolito il settore tecnologico e i titoli a forte crescita che mercoledì erano andati in rally, come Tesla e Amazon, ieri sono scesi. Più in generale il Nasdaq, nostante il recente rimbalzo dai minimi di metà giugno, è sceso del 17,8% quest’anno, a causa dei timori per una politica monetaria aggressiva, che ha ridotto l’appetito per i titoli azionari.

Anche l’Europa ieri non ha trovato una direzione certa, con Milano maglia rosa del vecchio continente a +0,69%. Positiva anche Parigi a +0,33%. Male invece Francoforte e Londra che perdono lo 0,07% e lo 0,51%.

Lo spread ha chiuso in calo a 205 punti e sul fronte valutario è proseguito il rafforzamento dell’euro, sopra 1,03 dollari e quello dello yen, che continua ad oscillare sopra e sotto quota 133.

Intanto il G7 sta pensando di mettere un calmiere al prezzo del petrolio. Lo ha annunciato il cancelliere tedesco Olaf Scholz nella tradizionale conferenza stampa dell’estate a Berlino.

Ovviamente l’iniziativa dovrà essere concordata con tutti i partner per poter funzionare. Tuttavia già il fatto che un grande Paese come la Germania l’abbia annunciata dimostra che qualcosa di molto importante è in arrivo.

Tanto più importante perchè è stato proprio il governo tedesco a opporsi alla proposta italiana del tetto al prezzo del gas in arrivo dalla Russia. L’annuncio di Scholz arriva mentre l’Agenzia internazionale per l’Energia (Aie), nel rapporto di agosto pubblicato ieri, ha segnalato l’aumento del consumo di petrolio.

A causarlo il rialzo dei prezzi del gas che ha spinto molti paesi a cambiare mix energetico. “Con diverse regioni che stanno sperimentando ondate di caldo torrido, gli ultimi dati confermano un aumento del consumo di petrolio nella produzione di energia, soprattutto in Europa e Medio Oriente, ma anche in tutta l’Asia”, scrive l’Aie.

Queste informazioni hanno riportato le quotazioni del Wti intorno ai 94 dollari e quelle del Brent intorno a quota 99 dollari. Tuttavia potrebbe trattarsi di una fiammata transitoria. L’Opec, infatti, ha rivisto al ribasso le previsioni sul consumo mondiale di petrolio nel 2022.

Si tratta del terzo taglio consecutivo da aprile. La crescita della domanda globale, secondo l’organizzazione dei paesi produttori, sarà del 3,1% contro il +3,5% precedentemente stimato.

Gli alti prezzi del greggio e le misure di contenimento del Covid 19 in Cina hanno intaccato la crescita portando alla revisione delle previsioni. E un rallentamento, secondo l’Opec, ci sarà anche il prossimo anno, per il quale l’organizzazione prevede un’ulteriore flessione di 2,7 milioni di barili al giorno. Intanto crescono le tensioni nelle due aree geopolitiche più a rischio.

In Ucraina cresce l’allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, che è stata al centro della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Nel Sudest asiatico l’esercito di Taiwan ha tenuto un’altra esercitazione militare, dopo che Pechino ha concluso le sue.

Tuttavia l’esercito di Taipei ne ha minimizzato l’importanza, affermando che le manovre erano già programmate e non rappresentano una risposta a quelle della Cina.

Oggi c’è attesa nel Regno Unito per il dato preliminare del Pil del secondo trimestre, atteso in contrazione rispetto al trimestre precedente, mentre la Russia diffonderà i dati sul Pil nel secondo trimestre, da cui sarà possibile ricavare l’impatto della guerra e delle sanzioni occidentali.

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