• 4 Maggio 2024 13:03

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Montagna, la nuova stagione sciistica al tempo dei cambiamenti climatici

Dic 7, 2019

Bene, pericolo scampato. Però, anche se la montagna è tornata alla sua classica immagine invernale, gli operatori non si fanno più sorprendere. «Meglio prevenire che curare», dice Diego Clara di Dolomiti Sky. «Per evitare problemi la nostra strategia è di aumentare la capienza dei bacini di raccolta idrica in estate. Tutta acqua che poi ci serve per fare neve. Il problema, con finestre di freddo sempre più corte, è che bisogna produrre più neve possibile con poco tempo a disposizione».

Bene ma, neve permettendo, quali sono le novità per chi va in montagna? «La nostra parola d’ordine», prosegue Diego Clara è diversificare. «Sciare è bello, ma adesso ai giovani piacciono anche altre opzioni: lo snow board e il freestyle sono molto praticati da chi cerca emozioni più forti. Abbiamo anche diversi snow park per chi ama divertirsi con gli sci a doppie punte, fare salti ed evoluzioni su piste preparate con rampe artificiali».

Tutti funamboli? E chi vuole solo ammirare un bel panorama? «Ormai lo sappiamo. Chi acquista uno sky pass non vuole solo sciare: lungo i nostri 1200 km di piste, abbiamo circa 400 rifugi dove si mangia come nei migliori ristoranti. Poi ci sono accoglienti alberghi con piscine termali e spa. Musei, mercatini, concerti ed incontri culturali. Pensiamo alle famiglie, ai bambini, a chi vuole solo rilassarsi». Infine un dato che colpisce. «Con i nostri 450 impianti di risalita, riusciamo a spostare 670mila persone all’ora», conclude Clara.

Un dato impressionante, quasi come spostare gli abitanti di Genova, che accende il dibattito tra ambientalisti e chi invece vive e lavora proprio grazie alla stagione sciistica. I puristi accusano: ma così non si distrugge la montagna? «Io invertirei il problema», dice ancora Valeria Ghezzi. «Con gli impianti di risalita si va dove a piedi non andremmo mai. Gli ambientalisti ci vedono come cavallette, ma non siamo la controparte. Non solo presidiamo il territorio, ma offriamo anche occupazione a persone che altrimenti andrebbero via. Diamo lavoro a circa 11mila persone che però diventano quasi 60mila in termini di indotto complessivo. Senza di noi, la montagna sarebbe abbandonata. Fateci caso: dove ci sono le piste, le frane non ci sono. Aumentano invece sulle strade, come è successo in Valtellina. Questo significa che dove siamo presenti, il territorio è ben salvaguardato».

Anche Paolo Cognetti è perplesso. «Non amo lo sci da pista, preferisco uno sci più gentile come quello da fondo. Ma quella del turismo è l’unica economia su cui si sostiene la montagna. Io vivo a duemila metri vicino a un piccolo impianto di risalita che dà lavoro a due ristoranti e altre attività. Non vedere queste cose sarebbe sbagliato. Quanto ai cambiamenti climatici, non ho certezze. Ogni anno è diverso da quello precedente. Sappiamo che le temperature si sono alzate, ma ben poco sulle precipitazioni. Che a volte, come quest’anno sono ancora più intense. Noi siamo preparati alla neve, a tantissima neve. Meno alla pioggia e al forte vento, come quello che ha colpito i boschi del Nord Est».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close