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Milano, shopping spaccatimpani nei megastore del centro: musica oltre 80 decibel, le denunce dei medici in procura

Mar 31, 2017

Negozi di abbigliamento rumorosi come cantieri edili, a causa della musica a tutto volume trasmessa per spingere i clienti all’acquisto. Un tappeto sonoro tanto martellante da mettere a rischio l’udito di chi lavora fra casse e scaffali. Sono quattro le segnalazioni trasmesse in procura dalla Ats milanese, l’ex Asl, dopo una serie di controlli nei megastore della moda fra corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires e via Torino.

Gli ispettori, durante un periodo di osservazione che è durato diversi mesi, hanno svolto rilievi fonometrici in 20 esercizi. Uno su cinque era fuori norma, in quanto il rumore rilevato era superiore agli 80 decibel, soglia minima considerata potenzialmente nociva per l’udito dall’articolo 192 del decreto legislativo 81 del 2008, che stabilisce i parametri generali per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Dei quattro negozi a cui sono state fatte osservazioni – con l’obbligo di ridurre le soglie di rumore, pena l’avvio di un procedimento penale – uno superava addirittura la soglia massima consentita dalla legge, facendo registrare 85,7 decibel. Vale a dire, l’equivalente sonoro del passaggio di un tir.

Gli esiti degli accertamenti sono stati trasmessi al dipartimento della procura che si occupa di tutela della salute, fino allo scorso anno coordinato dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e oggi guidato da Tiziana Siciliano. In tutti i casi, dopo la visita degli ispettori Ats, i negozi si sono messi in regola, risultando rispettosi delle soglie di legge nei controlli successivi. Ma la questione della musica ad altissimo volume usata come esca per invogliare a comprare è una pratica diffusa. A teorizzare l’efficacia del “sound business” è stato per primo l’esperto britannico di marketing Julian Treasure, secondo il quale la musica può fare aumentare le vendite fino al 30 percento.

Il livello medio di decibel rilevato durante i sopralluoghi nei negozi è risultato pari a 76.7 decibel, con punte di molto superiori. “Per i commessi e per chi comunque lavora nei negozi, l’esposizione a soglie di rumore tanto rilevanti è particolarmente nociva a causa del prolungato tempo di esposizione – dice Angelo Gerosa, tecnico della prevenzione dell’Ats milanese -. A differenza dei rumori di cantiere, che hanno picchi molto elevati e momenti di quasi silenzio, la musica a tutto volume nei negozi copre spesso l’intero orario di turno”.

Susanna Cantoni, direttrice del dipartimento prevenzione dell’Ats al tempo dei rilievi, aggiunge: “Non è accettabile che le necessità di marketing di singoli soggetti portino danno a un numero indistinto di persone. Vale per l’aria condizionata troppo fredda in estate, con le porte dei negozi lasciate aperte, e vale per la musica. Da parte di chi lavorain questi negozi-discoteca ci sono stati segnalati casi di cefalee, problemi cardiocircolatori e stress psicologico. Sono i cosiddetti effetti non acustici del rumore, ugualmente preoccupanti”.

Dei venti negozi controllati, inoltre, solo tre avevano svolto un’accurata rilevazione del rumore, compilando il documento di valutazione dei rischi previsto dalla legge. Gli altri diciassette esercizi, a seconda dei casi, non avevano fatto alcun rilievo, lo avevano fatto ma registrando valori di rumore inferiori a quelli reali, oppure (in tre casi) non avevano compilato alcun documento relativo ai rischi per la salute dei lavoratori.

I risultati dei controlli dei

tecnici Ats sono stati illustrati alla Camera di Commercio lo scorso 23 marzo, in un incontro riservato a chi in vario modo si occupa di acustica dal punto di vista della sicurezza sul lavoro. Silvio Coxe, esperto in acustica e vibrazione per conto dell’associazione Aias, dice: “Bisogna ricordare che ai negozi accedono normalmente anche soggetti deboli, come bambini e anziani. Nel tarare il livello di rumore, si dovrebbe tenere conto anche della loro maggiore sensibilità”.

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