BOLOGNA – “L’arcivescovo Zuppi ha parlato bene, ma una cosa è la giustizia di Dio, un’altra è la giustizia degli uomini. Se Dio vuole perdonare, perdonerà. Noi non possiamo perdonare”. Rosanna Zecchi ha letto attentamente le parole dell’arcivescovo Matteo Zuppi sul perdono che uno dei fratelli Savi, Alberto, ha chiesto al capo della Chiesa di Bologna. Ma la presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Uno bianca, che vide suo marito Primo Zecchi ucciso nel 1990 perché testimone coraggioso di una rapina, scuote la testa, ancora oggi, di fronte alla parola “perdono”.
Signora Zecchi, l’arcivescovo dice che il perdono è un “itineriario faticoso”.
“Si, ha detto parole molto belle. Zuppi me ne aveva già parlato. Alla festa del 2 Giugno, in piazza, mi disse che il “fratello buono” dei Savi, gli aveva scritto. Parliamo di Alberto Savi”.
E lei cosa gli rispose?
“Che il “fratello buono” non esiste, purtroppo. Forse Alberto era meno violento, ma anche lui uccise. Anche lui tacque. É giusto che Zuppi faccia quello che crede, è un uomo di Chiesa, lo capisco. Ma non esistono fratelli buoni, in quella vicenda. Io non mi sento di perdonare, e così anche l’associazione”.
Ne avete parlato?
“Sì, ma tutti si sentono come mi sento io. La Uno bianca fu una cosa molto, molto brutta. Chi rimase ferito ancora oggi si sta curando. E chi perse persone care non è mai più tornato come prima. Tutti siamo rimasti segnati così profondamente da essere cambiati. Da essere, forse, meno tolleranti. Mi viene in mente quello che mi ha detto, tempo fa, la signora Erriu, madre di un carabiniere ucciso a Castelmaggiore…”.
Cosa le disse?
“Che una cosa è la giustizia divina, un’altra quella degli uomini. Io sono totalmente d’accordo con lei. Dio forse saprà perdonare, ma per noi non perdonare è giustizia, non vendetta. È giusto che paghino per quello che hanno fatto, per la sofferenza, le vite strappate. Loro non hanno avuto pietà, perché dovremmo averla noi?”.
Alberto Savi, e anche Marino Occhipinti, avrebbero intrapreso percorsi di fede, in carcere. Lei non crede possano essere cambiati?
“So che sono seguiti da Comunione e Liberazione. Parlano a un centralino, escono spesso. Fanno la loro vita. Io dico la verità: no, non ci credo molto. Credo l’abbiano fatto per convenienza. E se noi adesso concedessimo loro il perdono di certo avrebbero uno sconto di pena.Invece è
Occhipinti oggi è in semilibertà.
“Sì, dicono che ha ucciso meno degli altri. Ma ha ucciso. E poi ha taciuto per sette anni. Sapeva tutto, sapeva quello che stava succedendo e avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo. Un altro lo avrebbe fatto. Invece non disse nulla, fece anche carriera, nel frattempo. Mi spiace, io capisco Zuppi, ma il perdono non è facile da dare, e noi non lo daremo mai”.