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Mercati in rosso: pesano le banche. Draghi: “La Ue risponda a esigenze cittadini”

Set 26, 2016

MILANO – Ore 10:15. I listini europei trattano deboli mentre gli investitori soppesano le evoluzioni sul mercato del petrolio, dopo giorni trascorsi a guardare le Banche centrali. I Paesi produttori riuniti nel cartello dell’Opec si riuniscono informalmente ad Algeri (mercoledì la giornata decisiva), dopo che l’Arabia Saudita ha fatto sapere di essere pronta a tagliare la produzione se l’Iran acconsentirà a congelarla. Torna dunque a riproporsi il nodo centrale che aveva fatto naufragare le trattative per dirigere verso l’alto i prezzi del greggio già nello scorso aprile. Venerdì le quotazioni del petrolio erano state abbattute (-4%) dalla sensazione che anche questa volta non si arrivi da nessuna parte, ma la disponibilità saudita fa recuperare oggi un po’ di terreno al barile: il Brent guadagna lo 0,72% a 46,22 dollari al barile, mentre il Wti sale dello 0,67% a 44,78 dollari al barile.

Come nota Bloomberg, nella settimana terminata il 20 settembre i gestori sono tornati a rimpolpare le posizioni “corte” sul petrolio, scommettendo quindi su un nuovo ribasso dei prezzi e implicitamente su un fallimento delle discussioni in seno all’Opec: “I prezzi del greggio avranno un grande influsso sui mercati azionari in questa prima parte della settimana, annota Angus Nicholson del broker IG. “C’è incertezza sulla capacità dei membri del cartello produttore di trovare un accordo”. Milano peggiora con un calo del 2,1%, con le vendite che colpiscono il settore energetico e buona parte delle banche. Debole Rcs nel giorno dell’assemblea per la nomina del presidete. Scivolano nettamente anche le altre con Londra in rosso dell1,2%, Parigi e Francoforte in ribasso dell’1,6%.

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Anche in Asia gli scambi sono andati in archivio all’insegna della debolezza, con la Borsa di Tokyo in ribasso: l’indice Nikkei ha segnato un calo dell’1,25% a quota 16.544.56, con una perdita di 200 punti. Sui mercati valutari, lo yen ha trattato stabile sotto quota 101 col dollaro e le vendite sul listino si sono concentrate principalmente sul comparto dei titoli legati all’export.

La giornata macroeconomica (agenda) è ricca di spunti, in attesa del dibattito negli Stati Uniti tra Hillary Clinton e Donald Trump, i candidati alla Casa Bianca nelle elezioni di inizio novembre, il cui esito potrebbe aprire scenari opposti per i mercati. In Germania l’indice Ifo che misura le aspettative delle imprese batte le attese e sale a 109,5 punti a settembre, a fronte del 106,3 di agosto. Il mercato stimava un indice a 106,2. Negativa la pubblicazione dell’Istat sulle vendite al dettaglio, calate dello 0,3% a luglio e in attesa dei numeri sulla bilancia commerciale. Proprio i consumi interni, che sono stati il motore della debole ripresa tricolore, sono risultati ultimamente in affanno: sono numeri importanti alla vigilia del Cdm che dovrà approvare la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, con le nuove previsioni del governo per l’economia italiana. Da segnalare l’intervento del governatore Mario Draghi al Parlamento europeo per la consueta udienza trimestrale. Negli Usa, inoltre, si attendono i dati su vendita di case nuove e indice manifatturiero per il Texas.

Il cambio euro-dollaro è stabile, con la moneta del Vecchio continente che scambia a 1,12258 biglietti verdi. Male la lira turca, che s’indebolisce nettamente dopo il declassamento del Paese da parte di Moody’s, durante il week end, che manda in sofferenza anchela Borsa di Istanbul. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è stabile poco sotto 130 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,2%.

Appesantita dal settore energetico, la seduta di venerdì scorso a Wall Street è finita in calo per la prima volta dopo tre di fila in rialzo; la settimana è comunque terminata con un bilancio positivo, in scia alle decisioni prese mercoledì dalla BoJ e dalla Fed che hanno convinto le sale operative. Venerdì il Dow Jones ha perso lo 0,71%, l’S&P 500 ha ceduto lo 0,57% e il nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,63%; ma in settimana l’indice delle 30 blue chip ha aggiunto lo 0,8% e quello benchmark l’1,2%, le performance migliori dalla settimana finita il 15 luglio scorso; l’indice tecnologico è salito dell’1,2%.

L’oro è infine in lieve calo sui mercati asiatici dopo i guadagni della scorsa settimana: il lingotto con consegna immediata cede lo 0,3% e passa di mano a 1.334,04 dollari l’oncia.

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