operazione di polizia e fbi
di Nino Amadore
17 luglio 2019
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Erano gli scappati, andati via da Palermo per sfuggire alla furia criminale della mafia di Totò Riina. Puntavano oggi, dopo essere tornati dagli Stati Uniti, a ricostruire l’antico potere criminale e soprattutto fare affari: estorsioni certo ma anche forniture alimentari all’ingrosso, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line. Sono gli esponenti delle famiglie Gambino e Inzerillo, quegli stessi su cui negli anni Settanta hanno indagato investigatori di vaglia come Boris Giuliano prima e poi Giovanni Falcone.
Due famiglie pesantissime nella geografia criminale di Cosa nostra: la prima insediata a Torretta in provincia di Palermo, la seconda a Passo di Rigano a Palermo. Sul ritorno degli scappati puntavano i mafiosi palermitani per tornare agli antichi fasti, si fa per dire: Settimo Mineo, arrestato qualche mese fa e considerato il capo della ricostituenda Cupola, si era recato personalmente a trovare gli esponenti della famiglia Inzerillo perchiederne l’appoggio.
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Tornati a Palermo qualche anno fa i Gambino e gli Inzerillo hanno ricominciato a fare i soliti affari di mafia a Palermo nei quartieri di Passo di Rigano, Boccadifalco e a Torretta mantenendo saldi legami con gli Stati Uniti, ovviamente, tra Brooklyn, State Island e il New Jersey. Tutto come se nulla fosse cambiato, soprattutto ora che Totò u’ curtu e Binnu Provenzano detto u tratturi non ci sono più.
Sono 19 gli esponenti delle due famiglie, su cui magistrati e investigatori indagano da tempo, finiti ora in manette: la squadra mobile della polizia e gli uomini dell’Fbi hanno eseguito un ordine di custodia cautelare emesso dal gip di Palermo che ha accolto la richiesta del pool della Procura di Palermo guidato dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Salvatore De Luca.