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“Ho giocato con la mascherina: sembra di soffocare”

Apr 20, 2020

Giocare a calcio con la mascherina per difendersi dal Coronavirus? Impensabile. La risposta arriva da chi ha fatto questa esperienza. Bernardo Laureiro è uno dei pochi giocatori nel mondo costretti a scendere ancora in campo, perché in Nicaragua il campionato prosegue. Lui e i suoi compagni del Diriangén hanno deciso per protesta di scendere in campo con le mascherine sul volto: tutti tranne il portiere che nella foto di squadra a inizio gara si vede da una parte, distanziato dal resto del gruppo. Nessuno comunque è abbracciato, e qualcuno indossa anche i guanti. In BelgioVan Ranst, uno dei virologi più autorevoli del paese, aveva proposto di far indossare ai calciatori la mascherina per riprendere a giocare.

Il racconto di Laureiro

Una proposta che aveva fatto discutere e che Laureiro ha bocciato: “E’ una proposta irrealizzabile – ha detto l’uruguaiano . e assolutamente fuori da ogni logica, giocare con la bocca tappata è insostenibile. È stato un vero e proprio incubo. Lo abbiamo fatto inizialmente in segno di protesta, ma è infattibile. Io ho resistito solo 15 minuti, poi ho dovuto togliere la mascherina per evitare di soffocare. Senti di andare in debito di ossigeno e la temperatura diventa insopportabile. Manca il necessario ricambio d’aria e hai la sensazione che i polmoni non riescano più a incamerare ossigeno. Capisco la necessità di studiare misure che tutelino la salute dei giocatori ma è impensabile giocare con la bocca tappata”. Insomma, non si può pensare a precauzioni che limiterebbero troppo le prestazioni dei giocatori. Il calcio è uno sport di contatto. E poi durante una partita gli sforzi si moltiplicano e non si può pensare di limitare determinate funzioni corporee come la respirazione. Inoltre non capisco come si possa pensare di eliminare il rischio con una semplice mascherina. Il sudore è un altro elemento da considerare e di certo non evitabile. La verità è che pensare di giocare in totale sicurezza è solo un’utopia, parola di chi è costretto a mettere in gioco la propria salute e quella dei propri famigliari come se il calcio fosse immune”.

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