• 28 Aprile 2024 21:54

Corriere NET

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L’intelligenza artificiale è già parte integrante delle nostre vite

Feb 1, 2024

Reti neurali e intelligenza artificiale: queste sono le parole che sentiamo sempre di più nell’ultimo anno, e a volte sembra che queste tecnologie siano ancora molto distanti dalla nostra realtà quotidiana, a tal punto da temere di essere restati indietro rispetto ai progressi tecnico/scientifici di un mondo da noi molto distante. In realtà, è già da molto tempo che la nostra vita è sempre più scandita dall’uso e dall’esposizione a diverse applicazioni basate sullo sviluppo pratico di reti neurali e altri algoritmi di intelligenza artificiale. Per esempio: chi usa un computer o uno smartphone almeno una volta al giorno ha già a che fare con le reti neurali, quando visitando un sito di vendite online come Amazon (ma anche moltissimi altri) vede una selezione di prodotti suggeriti da una rete neurale che ha iniziato ad apprendere le nostre preferenze anche solo quando impostiamo qualche chiave su un motore di ricerca o selezioniamo per visualizzarlo un prodotto o un servizio di nostro interesse. Sono quasi sempre reti neurali a seguire il nostro comportamento in rete, suggerendoci un hotel se abbiamo cercato un volo per una determinata destinazione, o un libro se abbiamo navigato nella pagina di un certo autore, o un prodotto da combinare a quello che abbiamo appena selezionato su Amazon, o un vestito simile per colore e foggia a quello che abbiamo appena esaminato, senza procedere all’acquisto.

 

Più in generale, tutti abbiamo esperienza di quello che chiamiamo “l’algoritmo” di social forum come Facebook, che seleziona ed espone preferenzialmente contenuti personalizzati per ogni utente: in tutti i casi, dai estratti dalla nostra navigazione online sono usati per alimentare in tempo reale una moltitudine di sistemi automatici di filtro e raccomandazione dei contenuti, basati su reti neurali e altri sistemi di apprendimento automatizzato che rientrano nelle applicazioni dell’intelligenza artificiale. Così, software con una moltitudine di utilizzatori come Spotify decidono quale musica proporci, piattaforme come YouTube ci propongono video che hanno maggiore probabilità di incontrare i nostri gusti, servizi di streaming in abbonamento come Netflix o Disney+ ci portano a scegliere trasmissioni e film sulla base di ciò che abbiamo guardato o anche solo sfiorato in precedenza. Naturalmente, la nostra quotidiana esposizione e interazione con l’intelligenza artificiale va ben oltre i sistemi di raccomandazione automatica di contenuti.

 

Prendiamo un navigatore quale Google Maps: al netto delle variabili che impostiamo, il motore di ricerca sottostante utilizza l’intelligenza artificiale per rendere gli spostamenti un po’ più semplici. La app prodotta dal colosso della ricerca online, infatti, scansiona le informazioni stradali e utilizza algoritmi specifici di intelligenza artificiale per determinare il percorso ottimale da intraprendere, sia esso a piedi o in auto, bicicletta, autobus o treno. Altre reti neurali sono poi in grado di formulare le indicazioni per il guidatore componendo frasi in modo naturale, e, dal punto di vista del tono e del timbro vocale, ulteriori componenti di intelligenza artificiale stanno sempre più migliorando l’imitazione di una voce umana. Ancora: quando utilizziamo un sistema per bloccare le chiamate telefoniche moleste o la posta elettronica indesiderata, e in ogni altro caso in cui intendiamo respingere spam e contenuti indesiderati, stiamo quasi certamente utilizzando e addestrando noi stessi reti neurali ad esaminare il contenuto di messaggi, immagini o video e ad identificare le cosiddette “metainformazioni” (quali il numero da cui proviene una chiamata), così da ottenere filtri sempre più accurati ed efficienti.

 

Lo stesso avviene quando utilizziamo un antivirus, che da tempo usano algoritmi di intelligenza artificiale sempre migliori, addestrati dall’intera comunità dei suoi utenti e sviluppatori a riconoscere contenuti potenzialmente dannosi e siti web da evitare. Se poi guardiamo all’ambito ludico, chi gioca online – a carte, a scacchi o ad uno qualunque dei milioni di videogiochi disponibili – probabilmente sta confrontandosi con un’intelligenza artificiale, e probabilmente la sta usando chi, con il fotoritocco, crea senza sforzo e istantaneamente qualche immagine divertente da condividere a partire da immagini reali. Non vi è solo l’uso privato dell’IA da parte del singolo: ben più importante, probabilmente, è l’uso che ne fanno da tempo istituzioni e imprese di ogni genere. Molte analisi finanziarie, sia dedicate agli investitori che condotte sui singoli correntisti da parte delle istituzioni bancarie, si fondano sull’intelligenza artificiale. Le previsioni di investimento e le analisi di rischio e di composizione del portafoglio, per esempio, si giovano da tempo dell’IA. Allo stesso modo, l’identificazione e la classificazione di transazioni sospette, sia legate a carte di credito che ai trasferimenti bancari, la profilazione del singolo correntista e persino le predizioni di solvibilità nell’erogare un mutuo possono avvalersi e in molti casi si avvalgono di reti neurali e altri algoritmi di IA. Come si può immaginare, strumenti simili a quelli usati dalle banche sono usati per scopi diversi dalle assicurazioni in ogni settore, per riuscire a calcolare al meglio il rischio collegato alla stipula di una certa polizza in base alle caratteristiche del cliente finale, e così formulare il prezzo e la struttura dei nuovi prodotti da produrre alla clientela.

 

Le nostre industrie, in ogni settore, si avvalgono ormai da tempo dell’intelligenza artificiale. A partire dalla fine degli anni ’90, si sono diffusi molti strumenti di IA e di apprendimento automatico per la pianificazione, la gestione e la valutazione dei processi industriali e specialmente della logistica, utilizzati specialmente dalle imprese più grosse per diminuire al massimo i costi, eliminando le spese dovute a processi non ottimali di pianificazione aziendale e distribuzione dei prodotti. Inoltre, le aziende sono dotate anche di strumenti che conducono sofisticate analisi su parametri quali i tassi di acquisto dei propri servizi e prodotti, l’abbandono e la fidelizzazione da parte dei clienti e su una moltitudine di altri aspetti, analisi che, integrate da modelli generati da IA, consentono predizioni di breve e medio periodo e aiutano i manager nelle proprie decisioni. I prodotti delle aziende, inoltre, possono essere stati disegnati con l’aiuto di strumenti di modellazione dalle capacità aumentate grazie all’intelligenza artificiale, e nelle catene di montaggio sia le macchine che assemblano il prodotto finale sia quelle dedicate al controllo qualità vedono un’amplissima diffusione di strumenti di intelligenza artificiale dedicati, i quali tutti contribuiscono a migliorare produzione e qualità media del prodotto finale. Negli ospedali, sia pubblici che privati, tanto l’operatività delle apparecchiature più sofisticate – i robot in sala operatoria, per esempio, o certi sofisticati macchinari di diagnostica medica – è migliorata grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ogni maniera che si è riusciti sin qui a trovare. Così anche le diagnosi, che si tratti di un elettrocardiogramma o di una TAC o di moltissime altre indagini, si avvalgono di strumenti e modelli elaborati da intelligenza artificiale per fornire un ulteriore ausilio al medico, diminuire la possibilità di errore e in generale diminuire i rischi finali per il paziente.

 

A questo punto, dovrebbe essere chiaro al lettore che la nostra vita, già oggi, riposa su una moltitudine di applicazioni diverse di IA più o meno invasive, più o meno percepite e più o meno efficienti, in generale ben oltre il controllo dell’individuo e tuttavia pacificamente accettate. Si badi bene: la panoramica qui descritta è tutt’altro che completa, perché per esempio non ho esaminato settori quali la difesa, la polizia, l’istruzione o l’industria del divertimento, tutti da tempo penetrati da applicazioni di ogni sorta di reti neurali, apprendimento automatico e algoritmi di IA di diversa natura. La tendenza illustrata è difficilmente reversibile, se non impossibile, per la semplice ragione che operare con l’intelligenza artificiale rende migliori e più efficaci le azioni di una moltitudine di attori interessati, fra cui noi stessi nella vita quotidiana; e come tutte le tendenze di questo tipo, siamo al momento in una fase di esplosione esponenziale tanto del numero di applicazioni possibili, quanto della potenza della tecnologia, così che certamente il nostro mondo cambierà in maniera rapidissima. I robot autonomi che fanno uso di AI per interagire con il mondo, umanoidi o meno che siano, sono alle porte; la ricerca scientifica ha cominciato ad usare questa tecnologia per produrre nuove scoperte rilevanti, tanto di tipo applicativo quanto di tipo completamente teorico; in alcuni paesi, si usano ampiamente insegnanti artificiali per apprendere per esempio l’inglese; in altri paesi, gli studi legali fanno largo uso dell’intelligenza artificiale, ed esistono ormai strumenti di assistenza legale basati su AI anche orientati direttamente al consumatore (https://ailawyer.pro/); infine, come ho scritto ieri, c’è chi tenta di interfacciare la AI direttamente con il cervello umano in maniera permanente.

 

L’AI, che ci piaccia o no, già determina molto nelle nostre vite, e questo è il nostro mondo, non quello di un romanzo di Asimov; è per questo che tutti, dal legislatore fino all’ultimo dei cittadini, dobbiamo divenire consapevoli di quanto sia già accaduto e di quanto accadrà, per imparare a fronteggiare al meglio la nuova realtà in cui ci troveremo a vivere e modellare per quanto possibile il ruolo delle nuove tecnologie nel modo che preferiamo davvero, senza lasciare che siano i pochi a conoscerle a fondo a scegliere per noi.

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