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L’incerta corsa alla Casa Bianca: chi vince e chi perde sui mercati

Nov 6, 2016

MILANO – La sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump per la conquista della Casa Bianca ha infiammato e agitato i mercati finanziari. Due programmi economici profondamente diversi, scenari complessi all’orizzonte e possibili reazioni da tenere sott’occhio. Ecco cosa promettono i due candidati, e come reagirebbero i mercati a una vittoria dell’una o dell’altro.

CLINTON TRUMP
Elezioni Usa, la sfida economica
Il miglioramento delle infrastrutture è un obiettivo fondamentale: positivo per l’attività di edilizia pubblica e le società con buoni track record in quest’ambito Come per la sua avversaria, il miglioramento delle infrastrutture è un obiettivo fondamentale, ma è probabile una maggiore ggressività su questo fronte: positivo per l’attività edilizia pubblica e le società con buoni track record in quest’ambito
Strenua ostenitrice della tutela dell’ambiente: positivo per il settore delle energie pulite, come solare ed eolico Ha sollecitato il addoppio della quota del PIL destinata alla spesa militare: positivo per il complesso militare-industriale, tra cui i fornitori della Difesa e i produttori di attrezzature militari
Punta a un salario minimo molto più alto di 12 dollari all’ora: svantaggioso per i settori e le società che impiegano molta manodopera a basso costo, ad es. ristoranti e alberghiero Contrario alla normativa ambientale: positivo per i produttori USA di combustibili fossili, tra cui i produttori di shale, il settore del carbone e le raffinerie, ma negativo per i settori delle energie pulite
Richiede una maggiore regolamentazione per prevenire aumenti ingiustificati dei prezzi dei farmaci: potenzialmente svantaggioso per alcuni produttori di farmaci Generalmente contrario al ibero scambio e favorevole all’aumento dei dazi; una potenziale preoccupazione per i settori che dipendono molto dalle importazioni, in particolare dalla Cina
Molto più aperta sul tema dell’immigrazione rispetto al suo avversario: positivo per alcuni settori a cominciare dall’agricoltura Molto duro sull’immigrazione: negativo per alcuni settori, soprattutto l’agricoltura
Continuità dell’Affordable Care Act di Obama: positivo per i fornitori di servizi sanitari e le società assicurative sanitarie che hanno visto una ripresa della domanda dopo l’approvazione della legge Le proposte di riduzione fiscale per le società sono potenzialmente positive per tutti i settori se implementate, ma vi sono timori sull’aumento implicito del debito pubblico che potrebbe causare pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari
Vuole incentivare le aziende a riportare i lavoratori negli Usa. Oggi si oppone al Tpp, accordo commerciale transpacifico che inizialmente sosteneva Vuole proteggere gli interessi commerciali degli Usa in maniera attiva: dazi sulla Cina, leggi sulla proprietà intellettuale. Contrario al Tpp

Fonti: Fidelity International, Henderson Global Investor

Una delle cose che i mercati temono di più, ma che per gli analisti di Morgan Stanley è una ipotesi da prendere in seria considerazione, è un governo del Paese diviso. “Questo limiterebbe notevolmente la possibilità di intraprendere azioni di politica economica decise dal punto di vista fiscale e degli investimenti infrastruttural”. Lo ribadiscono chiaramente da Amundi: “Qualunque sia il risultato delle elezioni, l’attenzione dovrebbe essere rivolta alla composizione del nuovo Congresso: l’impatto economico delle elezioni dipenderà sostanzialmente da quale partito ne avrà il controllo”, scrivono il capoeconomista Didier Borowski e Philippe Ithurbide. Un’altra cosa pare certa, e la sintetizza WisdomTree in un report ai suoi investitori: “Con l’elezione di Trump, è probabile un aumento della volatilità sui mercati azionari ed obbligazionari, non fosse solo che a causa della maggiore incertezza riguardo alla direzione del Paese e al nuovo governo. La politica di Trump, apparentemente isolazionistica sull’immigrazione e il commercio transoceanico e le alleanze militari, intensificano il clima d’incertezza“. Incertezza che, come ha ricordato John Taylor di AB-AllianceBernstein ai suoi clienti, si sconfigge con alcune lezioni imparate da Brexit. Tra queste, diversificare gli investimenti e cercare beni rifugio con rendimenti soddisfacenti, che permettano cioè di ammortizzare un ipotetico calo dei prezzi a seguito di uno shock sui mercati: dopo il voto inglese, i titoli di Stato “con un discreto cuscinetto di rendimento”, come quelli inglesi, canadesi o Usa, si sono comportati meglio di quelli che hanno registrato rendimenti negativi come i tedeschi.

AZIONI

Fino a pochi giorni fa, i mercati sembravano aver già prezzato la vittoria di Clinton. Poi hanno inanellato una serie di ribassi che ha rimesso tutto in discussione. Nel caso di una vittoria democratica, la banca d’affari Usa indica nel settore finanziario e farmaceutico i grandi sconfitti. La possibilità di una stretta fiscale sui big di Wall Street potrebbe colpire colossi quali Goldman Sachs e JPMorgan Chase. Ma anche Trump ha messo in qualche modo nel mirino i benefit fiscali che riguardano i grandi gestori di fondi, quindi nel suo caso a soffrire potrebbero essere maggiormente i gruppi come Janus Capital o Waddell & Reed Financial. BlackRock, citata da Bloomberg, condivide la diagnosi per cui la democratica alla Casa Bianca porterebbe pressione sulle case farmaceutiche per stoppare i rincari dei medicinali. Di contro, alcuni operatori degli ospedali potrebbero beneficiare della continuazione di alcuni sussidi introdotti con l’Affordable Care Act.

La vittoria di Trump, secondo Cmc, potrebbe generare vendite generalizzate, anche se le correzioni degli ultimi giorni diminuiscono la possibilità di crolli verticali. Amundi crede che in caso di vittoria, ma con un partito Repubblicano in grado di moderare il programma di Trump, “i settori delle infrastrutture è probabile che beneficino nonostante tutto di un aumento della spesa”. Clinton ha promesso di puntare 275 miliardi in cinque anni sul comparto delle costruzioni, Trump vuole fare molto di più ma non sono chiare le sue coperture. “Il settore ‘ipervendutò della sanità potrebbe balzare in cima alla classifica”. Sul fronte energetico, con Trump sarebbe favorito il comparto industriale degli idrocarburi tradizionali, a scapito della spinta alle rinnovabili che caratterizza i democratici. Non a caso, da Natixis fanno presente che “i settori industraili, della Difesa e del petrolio senza dubbio beneficerebbero di una vittoria di Trump, mentre Clinton – fervente sostenitrice pro ambiente ed energia pulita – pianifica di tagliare i sussidi alle fonti fossili ed è ammirata nella Silicon Valley”.

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Un esempio dell’impatto di Clinton sull’industria farmaceutica: il calo di Novo Nordisk alla crescita della candidata nei sondaggi

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OBBLIGAZIONI

Di nuovo secondo gli esperti della banca d’affari Morgan Stanley, una corsa alla Casa Bianca più serrata significa maggiori possibilità di veder riflettere nei mercati l’effetto di una politica economica “alla Trump”. Per quanto riguarda i tassi, significherebbe che stimoli fiscali, protezionismo commerciale e una possibile svolta in sella alla Fed, data l’ostilità verso Janet Yellen, rischiano di innalzare la curva dei rendimenti. Nell’immediato, avvertono però da BofA, una vittoria di Clinton spingerebbe i rendimenti dei Treasury, che sarebbero venduti in cerca di asset più rischiosi. Sul lungo termine, non avrebbe particolare influsso con i Repubblicani ancora in controllo di almeno una gamba del Congresso. Effetti opposti in caso di vittoria di Trump, con rendimenti dei titoli di Stato in precipitosa caduta subito dopo la notizia in una corsa ai beni rifugio già vista con Brexit. La politica annunciata di tagli fiscali e spese farebbe poi risalire inflazione e cedole.

La Fed resta però l’ago della bilancia. Dice WisdomTree: “Fatta salva una crisi politica estera, la politica monetaria e le forze macro- economiche globali continueranno ad avere sui mercati un’influenza maggiore rispetto alla politica interna. Gli effetti che 535 legislatori e un presidente producono sull’attività economica sono spesso di molto inferiori rispetto alle scelte economiche operate da 320 milioni di singoli americani. I cambiamenti che si verificano in ambito fiscale e normativo, nei settori di energia, istruzione e salute sono tutti elementi rilevanti se considerati nel corso di anni o decenni ma, nel breve periodo, ossia nei prossimi sei-­dodici mesi, hanno solo un impatto indiretto” su quel che muove i prezzi dei mercati: “I tassi d’interesse, i profitti aziendali, il dollaro e il prezzo del petrolio”. In sostanza, ne breve “i mercati azionari ed obbligazionari saranno influenzati soprattutto dai fondamentali statunitensi, trainati in particolare dalla Fed che cercherà di calibrare la velocità degli attesi rialzi dei tassi d’interesse rispetto al sentiment sul rischio e alle incertezze macro-­economiche”.

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Un assaggio della sconfitta di Clinton: come sono andati alcuni asset dopo l’indagine Fbi sulle mail, che messo in dubbio la vittoria democratica

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VALUTE

Amundi, in caso di vittoria di Trump “moderata” dal filtro del suo partito nelle scelte di politica economica vede un impatto sul dollaro “senza dubbio positivo nel medio periodo, se i piani fiscali espansivi non dovessero essere bloccati. Nel breve periodo, lo scenario sarebbe dunque al rialzo per il biglietto verde “nei confronti del peso messicano e del dollaro canadese. Negativo nei confronti delle altre principali valute”. La vittoria di Clinton porterebbe invece il dollaro a guadagnare contro le altre valute avanzate, nell’immediato, in vista della prosecuzione dei programmi della Fed di stretta monetaria. Anche il peso messicano risalirebbe, con la miglior performance tra le divise emergenti secondo SocGen: è diventato il barometro del rischio di vittoria di Trump, in questi giorni. Fuori dall’America, la vittoria di Trump farebbe rafforzare lo yen (paradiso sicuro per gli investitori), ma anche euro, sterlina e franco. La sua ostilità alla Cina potrebbe pesare sullo yuan.

MATERIE PRIME

“Seppur in maniera meno diretta, anche le materie prime guardano con grande interesse all’esito del duello elettorale americano”, annota Carlo Alberto De Casa, capo economista per ActivTrades. “Va sottolineato come l’eventuale successo del Tycoon potrebbe significare un indebolimento del dollaro, valuta generalmente inversamente correlata con la maggior parte delle commodity (al deprezzarsi del dollaro le materie prime tendono, in media, a salire di prezzo)”.

Oro. Dopo l’andamento al ribasso di inizio ottobre, il lingotto è tornato a guadagnare terreno a fine mese: il bene rifugio per eccellenza è tornato a far sentire il suo peso man mano che la campagna elettorale di Trump ritrovava vigore. “La vittoria di Trump potrebbe farlo tornare a luccicare, con un eventuale prezzo obiettivo da individuiarsi sui massimi raggiunti nell’immediato post Brexit, in area 1.375 dollari l’oncia”, spiega De CAsa. “Il successo repubblicano ed eventuali tensioni sui mercati associate a questo evento potrebbero generare acquisti sul lingotto anche nel medio lungo termine, con target in questo casi più ambiziosi”. Diversamente, in caso di vittoria della Clinton, “le conseguenze potrebbero essere più limitate anche se nei prossimi mesi l’oro potrebbe beneficiare del rischio di politiche protezionistiche dal punto di vista commerciale portate avanti da ambo i candidati”.

Petrolio. Più difficile indicare la strada del barile, che è legato a doppio filo al destino dell’annunciato accordo Opec sul taglio alla produzione. Un’intesa annunciata al Algeri in ottobre, che però fatica a diventare concreta: l’Arabia Saudita, anzi, è tornata a minacciare una ripresa dell’estrazione qualora l’Iran non faccia la sua parte nel limitare l’output. “La situazione si è notevolmente complicata, spingendo il prezzo del greggio dai 50 ai 45 $ al barile (in vista del meeting di Vienna di fine novembre)”, spiega ancora l’esperto. “Le elezioni Usa arrivano in questo scenario, con le relazioni fra Usa e Russia che apparirebbero forse più semplici nel caso di una vittoria di Trump. Difficile però intuire cosa questo potrebbe significare: cercheranno Russia ed Usa di fare pressioni congiuntamente per alzare il prezzo o quantomeno mantenerlo intorno ai 50 dollari al barile?”. Di nuovo Amundi, vede in caso di vittoria di Trump un risvolto potenzialmente negativo per il barile: “Il completamento dell’oledotto Keystone XL, bloccato da Barack Obama, dovrebbe spingere al ribasso il prezzo del petrolio e spingere al rialzo il dollaro”.

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L’insegnamento della storia: la reazione iniziale dello S&P500 al risultato elettorale (in arancione) è stato ribaltato in molte occasioni nei mesi successivi

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