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Legambiente chiede un piano per far fronte alla peggior crisi idrica

Lug 31, 2022

AGI – La siccità è diventata un’emergenza nazionale per l’Italia , “la situazione endemica del Sud si è ora spostata nell’intera nazione” e “a soffrire soprattutto sono Lombardia e Piemonte”: rilancia l’allarme Stefano Ciafani , dal 2018 presidente nazionale di Legambiente, che in un colloquio con l’AGI spiega i fattori che hanno determinato la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni e indica i possibili rimedi.

A partire da un doppio piano di mitigazione e di adattamento all’emergenza climatica , non più differenziabile. Ciafani indica due ordini di problemi: da un lato il calo delle precipitazioni piovose e nevose e dall’altro l’inesorabile scioglimento dei ghiacciai.

Il sistema di monitoraggio

“Noi abbiamo un sistema di monitoraggio che si chiama ‘Carovana ghiacci deiaì e, insieme al Comitato Glaciologico italiano, notiamo che da tre anni a questa parte la riduzione in superficie e volume dei ghiacciai alpini è impressionante “, racconta il presidente di Legambiente, ingegnere ambientale.

In questi anni Ciafani ne ha viste tante e ha più volte lanciato allarmi , ma la politica è sembrata disinteressata: “Destra, sinistra e 5 Stelle. Tutti”, ribadisce.

Eppure l’acqua è un problema reale destinato a diventare la prima emergenza: “Le temperature cresceranno sempre e la calda estate del 2022 rischia di essere la più fresca dei prossimi 10/15 anni pur essendo la più afosa degli ultimi anni”, sostiene.

Questo perché  la temperatura sta aumentando “in maniera repentina “. Abbiamo avuto due grandi siccità, nel 2003 e nel 2017, ma come accade in tutte le cose passate l’emergenza si tende a rimuovere il problema.

La tragedia della Marmolada – dove 11 alpinisti hanno perso la vita a causa del crollo del seracco – non è stata una sorpresa per chi si occupa di ambiente: “Questo è un toro che va preso per le corna e bisogna intervenire su un doppio fronte: con un piano di mitigazione della crisi climatica, dunque ridurre l’emissione del gas serra, e anche l’Italia deve dare il suo contributo (non lo stiamo facendo come dovuto, siamo lenti) e, dall’altra parte – spiega il presidente di Legambiente -, dobbiamo mettere in campo piano di adattamento alla crisi climatica per un’emergenza strutturale, dobbiamo garantire acqua all’agricoltura e per usi civili. fronte”.

L’innovazione in agricoltura

Quali? ” In agricoltura è particolarmente necessario utilizzare i sistemi di irrigazione a pioggia in quelli a goccia , massimizzare l’uso delle acque reflue depurate sui terreni agricoli, ripensare alcune colture idroesigenti”, dice.

“Un esempio – aggiunge Ciafani – sono i kiwi, oppure la produzione di mais; investire in innovazione nei cicli produttivi , massimizzando il recupero delle acque usate; in ambito ridurre gli sprechi, penso civile alla riduzione delle perdite di rete, il Pnrr ha previsto troppo poco, sono fondi insufficienti quelli messi per l’ambiente”.

Un punto di partenza poptrebbe essere il Piano di adattamento climatico messo a punto nel 2018 dall’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che elencava le emergenze dei territori, i rischi divisi per macro-regioni, le infrastrutture da costruire, i tempi e l’impegno finanziario.

In 4 anni non è stato mai approvato , proprio negli anni dell’emergenza climatica galoppante”, sottolinea Ciafani. E chi dovrebbe adottarlo? “Il ministero della Transizione ecologica deve approvare il piano. Noi, come Italia, siamo doppiamente colpevoli, non c’è un governo che ha affrontato questo problema in maniera adeguata”.

E non farsi le docce o cambiare le mutande ogni 3 o 4 giorni, come proponeva Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf, può essere la soluzione? “Assolutamente no – afferma -. Non risolverebbe il problema, perché l’emergenza da codice rosso è per l’agricoltura e l’industria, per i consumi civili siamo a un codice giallo”. 

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