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Le grandi opere e il monito degli industriali al Governo

Nov 19, 2018

E dopo le “madamin”, saranno gli industriali a dire “s Tav”. L’assemblea generale di Confindustria – che luned 3 dicembre, assieme ad altre organizzazioni imprenditoriali, si riunir in seduta straordinaria a Torino alla presenza di tutti i presidenti delle associazioni e delle categorie del sistema – assume un importante significato. , infatti, il segnale della compattezza della confederazione e di tutto il mondo produttivo a difesa di un’opera, la Tav Torino-Lione, la cui utilit strategica non riguarda solo il Piemonte, ma il Paese intero. In tal senso, la prossima assemblea si collega idealmente, come ci fanno notare alcuni imprenditori, alla manifestazione torinese del 10 novembre, con i quasi 40mila cittadini in piazza a sostegno delle stesse ragioni. I due appuntamenti – al di l di qualsiasi coloritura politica come successo, invece, per la riunione di Forza Italia del 17 novembre sempre nel capoluogo piemontese – esprimono chiaramente la reazione della societ civile nei confronti di una certa politica all’insegna della “decrescita felice”.

Sono, entrambi, messaggi particolarmente significativi per il governo gialloverde che sembra voler negare il valore delle grandi opere, o almeno di alcune (con l’alta velocit sono stati i grillini a fare “cri-cri”), e che si lascia guidare dall’ideologia. Se, con le sette signore torinesi, possiamo dire che sono scesi in campo i “quadri” – facendoci, cos, ricordare la famosa marcia dei quarantamila dipendenti della Fiat che, il 14 ottobre 1980, dissero basta a 35 giorni di picchettaggi davanti ai cancelli delle fabbriche – con il “summit” del 3 dicembre saranno i vertici del “made in Italy” a prendere decisamente posizione. In tal senso, gli imprenditori ribadiranno a chiare lettere che la Tav indispensabile per collegare l’Italia alla Francia e al resto d’Europa, un’opera che sar quindi in grado di far crescere il nostro capitale infrastrutturale, ma lanceranno anche un monito pi generale al governo in carica: bisogna voltar pagina.

Ecco perch c’ un filo doppio che collega le “madamin” agli industriali: le due manifestazioni, pur cos differenti nella genesi e nello svolgimento, si rafforzano a vicenda e trasmettono all’esecutivo il messaggio concreto di una comunit che sta reagendo in modo piuttosto compatto avendo a cuore le sorti dell’Italia. A cominciare dai giovani a cui vorremmo lasciare in eredit una nazione pi ricca e meno soggetta a certi pregiudizi come, ad esempio, proprio la pericolosa retorica della decrescita felice. Per questi motivi, pur non essendoci stata una regia comune, la Torino dei capi-azienda del 3 dicembre si ricollega idealmente alla Torino delle “madamin”. Con l’augurio che, quasi quarant’anni dopo, si potr respirare nel Paese lo stesso clima che si respir dentro la Fiat dopo la marcia dei quarantamila: la gente riprese a lavorare, la produttivit ebbe un balzo verso l’alto, l’assenteismo cal, le fabbriche furono di nuovo governabili, parole come “diritto” e “merito” tornarono subito di moda.

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