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L’ingratitudine nel calcio, i dubbi di Cosmi e il caso Pisa

Ott 10, 2016

di Tullio Calzone

martedì 11 ottobre 2016 01:33

I DUBBI DI COSMI – A volte neanche le emozioni della gente riescono a cancellare le ingratitudini che nel calcio abbondano proprio dove uno meno se le aspetta. Come interpretare, per esempio, l’incendio della scorsa settimana all’auto di Serse Cosmi? L’episodio, in attesa della chiusura delle indagini e confidando che sia stato un incidente casuale, ha spinto il tecnico perugino a un passo dall’addio dopo aver portato il Trapani la scorsa stagione, al suo 3º torneo di B, alle soglie dalla A.

FROSINONE DA SERIE A – Discorsi analoghi per il Frosinone, contestato per l’inatteso e sfortunato ko col Perugia, eppure capace subito di andare in casa del Cittadella e piegare la capolista in uno dei due anticipi dell’8ª. Qui la A è stata un fatto storico conclamato, non un’aspirazione comunque difficilmente immaginabile solo pochi anni fa. Eppure c’è chi contesta ingenerosamente perché la società ha pensato a rinforzare non solo la squadra, evitando di vendere i calciatori migliori e ingaggiando Cocco, il capocannoniere cadetto di due anni fa, Bardi, Ariaudo per fare dei nomi, ma si sta dotando di strutture che saranno alla base del prossimo decennio della vita del club. Ingratitudine pura, no?

GLI SCERIFFI E IL CASO PISA – Anche perché, guardandosi intorno, le situazioni critiche, e le polemiche, non mancano. Sempre attuale il caso Pisa. Qui, al di là delle strumentalizzazioni e senza negare valore all’enorme sforzo che Gattuso sta sostenendo da solo coi suoi eroici giocatori, la situazione potrebbe evolvere verso una soluzione positiva. Sono, infatti, tre le trattative in atto per dare continuità amministrativa e forza a questo club, travolto dalle vicende giudiziarie della proprietà che hanno contribuito a creare una situazione complicatissima da gestire. La stessa Lega, non l’unico potere in campo, ha rischiato di trovarsi col cerino in mano. E’ facile sostenere oggi che il club non andava iscritto da Tavecchio per i debiti e per la mancanza di uno stadio. Ma le regole dicono altro e una società privatistica non può essere “espropriata”. Ormai non più neanche in un’ex repubblica balcanica o sudamericana!

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