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Bonaventura: «Il segreto di Montella? La tranquillità»

Dic 25, 2016

domenica 25 dicembre 2016 12:39

TORINO – Fresco della vittoria in Supercoppa contro la Juventus, autore del gol decisivo che ha portato il Milan a vincere ai calci di rigore, Jack Bonaventura fa il bilancio della sua stagione ai microfoni di Mediaset Premium

IL 2016 – «Quest’anno la stagione è partita in sordina ed è andata in crescendo. Non c’è un momento particolare in cui mi sono detto ‘ci siamo’. Il campionato è ancora lungo e difficile e gli ultimi anni ci hanno lasciato che non sempre chi inizia forte poi finisce bene . Dobbiamo continuare a lavorare con la mentalità di crescere singolarmente e di squadra».

NUOVO MILAN – «In queste partite abbiamo fatto risultati e buone prestazioni e questo ci ha dato continuità. Il mister ha portato avanti una sua idea tattica senza mai cambiarla cercando di far crescere più giocatori possibili e poi penso che questo gruppo è formato da giocatori giovani e umili, da gente che ha voglia di lavorare e di imparare: questo insieme di fattori ha fatto venire fuori dei risultati positivi».

MISTER MONTELLA – «È riuscito a trovare risultati e di conseguenza a cambiare l’ambiente intorno alla squadra. Una sua dote umana e una tecnica? Umanamente mi ha colpito la sua tranquillità. Una dote tecnica è che ha una sua idea di gioco precisa e dal primo giorno ha lavorato su quella: noi abbiamo capito cosa voleva e siamo riusciti a portare avanti determinati concetti. Ci ha dato molta tranquillità, è arrivato in modo umile e poi il resto l’hanno fatto i giocatori».

BABY TITOLARI – «Donnarumma e Locatelli? Sono dei giocatori diversi. Gigio mi ha sorpreso molto l’anno scorso perché non era facile, alla sua età, sostituire Diego Lopez e diventare titolare. Adesso sta continuando sulla sua strada e da qui in avanti potrà solo crescere. Locatelli ha appena iniziato, sta facendo bene e ci sta dando una grossa mano, nonostante le poche gare in Serie A. Se mi rivedo in lui? Magari nell’approccio alle partite di quando ho iniziato a giocare. E’ giovane, deve lavorare tanto perché ha le capacità per diventare un grande giocatore».

SORPRESA SUSO – «Io gli dico sempre che assomiglia a David Silva del Manchester City. In queste partite sta facendo vedere quello che a noi aveva già fatto vede l’anno scorso in allenamento e che poi non riusciva a ripetere in partita. Quest’anno sta facendo benissimo, spero che continui così ma credo che crescerà ulteriormente perché ha l’atteggiamento giusto che credo lo porterà ad ottenere dei risultati importante».

GRINTA LAPADULA – «Lui è così di carattere. Anche io ho molta fame che magari dimostro in maniera diversa. La sua fame è una caratteristica positiva che serve anche al gruppo che viene trascinato dal suo atteggiamento».

COSA MANCA – «Penso che essendo una squadra giovanissima magari ci manca un po’ d’esperienza e di furbizia che possa farci fare qualcosa in più. Poi anche qualche campione o giocatore di livello se dovesse arrivare sarebbe sicuramente una cosa che farebbe fare un grande salto di qualità a questa squadra».

DA BAMBINO – «Mi ricordo le partite che guardavo con mio padre che è un appassionato di calcio come me e mi ha trasferito questa passione. Erano momenti belli, mi divertivo molto e da lì ho iniziato ad apprezzare questo sport. La prima partita allo stadio? Da piccolo andavo a vedere la squadra del mio paese a San Severino, era uno stadio piccolo, di provincia ma mi divertivo molto. Il primo grande stadio da spettatore? Ero andato a vedere una gara della Samp al Marassi. Ero a Genova per caso, non ero mai stato in uno stadio così grande e fu una bellissima esperienza. La gara più bella da spettatore?Sicuramente quella della vittoria dei Mondiali dell’Italia, dalla tv. L’Italia è una cosa bella che unisce tutti gli italiani»

TOP DIECI – «Secondo me adesso è Messi. Ha grande fantasia ed efficacia, in questo momento un 10 della sua altezza non esiste. Io un trequartista che parte dalla fascia? Sì, può essere questo il mio ruolo: a volte parto dalla fascia, quest’anno sto giocando più in mezzo al campo però diciamo che la mia posizione è sulla trequarti dove cerco di creare occasioni per i compagni».

COSE BELLE – «Sicuramente le partitelle in allenamento e le partite alla domenica dove si riesce a giocare bene e a vincere. Vincere ti dà soddisfazione nel giocare, nel fare fatica e nell’allenarsi. Per un calciatore è importante stare bene in allenamento con i compagni. Quando abbiamo i giorni liberi io non vedo l’ora di ritornare a Milanello, per chi ha la passione per il calcio venire ad allenarsi è bellissimo».

COSE MENO BELLE – «Quello che mi diverte meno è quando non arrivano risultati e c’è grande pressione e grande critica. Storicamente il Milan ha vinto sempre tanto e quindi c’è molta pressione per noi. E’ una cosa dura ma che se presa con la giusta filosofia potrebbe essere anche positiva».

ATALANTA – «E’ una società che ti insegna valori morali prima di quelli tecnici. L’ambiente era molto genuino, le persone ci tenevano molto alla nostra crescita e agli aspetti extra calcio. Mi ha formato molto come persona e calcisticamente mi hanno insegnato a lottare e a fare sacrifici per ottenere qualcosa. Ci sono molti bergamaschi, c’è forte senso di appartenenza nel settore giovanile e c’è grande voglia di lottare per la maglia. È stata una caratteristica che mi colpì dal primo giorno. Mino Favini? Lo ricordo sempre con grande affetto, era un po’ il secondo papà per noi delle giovanili che vivevamo nel convitto dell’Atalanta. Era il responsabile di tutto, aveva sempre un consiglio giusto per tutti, sia sul calcio sia sui comportamenti fuori dal calcio. E’ stato una guida per tantissimi ragazzi e un maestro di calcio».

CARRIERA – «Sono contento ma non al 100%. Sono in una grande squadra, in una società gloriosa ed era quello che ho sempre sognato da bambino. Ma per essere felice al massimo mi piacerebbe vincere qualcosa per poter scrivere nuove pagine di storia del Milan. La prima cosa che vedi quando vieni al Milan è che si capisce che qui si sono scritte pagine importanti del calcio italiano e europeo. Anche a Milanello si percepisce, dalle persone che lavorano qua, questo attaccamento e questa passione per i colori rossoneri».

CHAMPIONS – «Storicamente il Milan ha sempre fatto la parte del protagonista in Europa. Per gli amanti del calcio penso che rivederlo in Champions sarebbe bellissimo e penso che una società come il Milan manchi all’Europa».

CRESCITA – «Dal punto di vista mentale adesso sono più grande, ho superato difficoltà e mi sento più forte e più consapevole nei miei mezzi per affrontare tutte le situazioni. Dal punto di vista tecnico dipende anche dall’allenatore che si ha e da quello che ti chiede. Ne ho avuti tanti e ho imparato tanto da ognuno di loro».

IL TUO GOL – «Quello dell’esordio con la maglia del Milan a Parma. E’ stata un’emozione grandissima ed è forse il gol che mi ha dato più gioia rispetto agli altri. Se rimpiango di essere arrivato al Milan in queste stagioni difficili? No, nessun rimpianto perché il Milan è una squadra d’eccellenza del campionato ma sicuramente non è stato facile. Sono state stagioni dure dal punto di vista dei risultati e delle pressioni. Passare da una piccola a una grande squadra è stato difficile ma penso che queste difficoltà, se prese nella maniera giusta, possono servire a migliorarsi ancora».

BERLUSCONI – «Quando penso a lui mi viene in mente la sua grande qualità di trasmettere alla persone grandi motivazioni e positività. Anche solo con una parola riesce a darti tanto. Ricordo la prima telefonata quando sono stato acquistato dal Milan dove mi fece i complimenti e fu una cosa bella: l’avevo sempre visto come presidente di una squadra gloriosa e come un grande personaggio dal punto di vista umano».

IL TERREMOTO – «Quando succedono queste tragedie ci va di mezzo la vita e la dignità di molte persone che si ritrovano senza una casa. Sono cose pesanti ma la cosa che mi rincuora è che il popolo italiano in queste circostanze ha sempre grande voglia di dare una mano e di aiutarsi. Si è visto anche in questo caso e questo mi dà fiducia per le popolazioni colpite dal terremoto».

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