AGI – Soli, senza attenzioni, assorbiti da una realtà virtuale e con un malessere mentale che sfocia in autolesionismo o, nei casi peggiori, in suicidio. Sono le migliaia di giovanissimi che ogni giorno lottano contro depressione e ansia. E sebbene il numero di coloro che riescono a compiere il gesto estremo sia in diminuzione, il problema psichiatrico è in continua crescita. Un trend che il Covid ha solo esacerbato ma che dura da oltre 10 anni. E’ il ritratto a tinte fosche tracciato all’AGI da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Bambino Gesù e ordinario all’Università Cattolica.
“Il caso del ragazzo che si è tolto la vita a Veroli, in provincia di Frosinone, forse è legato più a un impeto dettato dal dolore, ma la maggior parte dei giovani che arrivano da noi in Pronto Soccorso o in reparto hanno alle spalle mesi, se non anni, di autolesionismo. E sono sempre più numerosi”, spiega Vicari. Nel 2023 “le consulenze neuropsichiatriche effettuate al pronto soccorso del Bambino Gesù sono state complessivamente più di 1800. Nel 2013 erano circa 200”. Ogni giorno almeno 4 tra bambini e ragazzi accedono in emergenza per problematiche mentali. I ricoveri nel reparto protetto di Neuropsichiatria, dove vengono gestiti i casi più complessi, sono stati 387.
Il 2013 come anno di riferimento non è casuale: “Ci fu il crollo del prezzo degli smartphone e il cellulare iniziò a essere visto come il regalo della prima Comunione”, osserva Vicari. Oggi “bambini e adolescenti trascorrono più di sei ore di fronte a un device con un impatto negativo sulla crescita e sulla sfera psicologica. Non possiamo dire che il ‘telefonino’ sia la causa del malessere ma di sicuro è una di queste”.
Tra gli altri motivi c’è “un uso massiccio di sostanze cannabinoiodi. Già a 11 anni i ragazzini iniziano a fumare e ne fanno un abuso. Molti genitori mi fanno notare di aver fumato spinelli in gioventù senza problemi, ma la concentrazione di thc (il principio attivo della marijuana) oggi è molto più alta e se le generazioni passate fumavano due, tre volte a settimana, oggi un adolescente consuma uno spinello al giorno”.
I genitori hanno un ruolo determinante nella piaga: “Il mondo degli adulti è molto più distratto. Mamma e papà lavorano molte ore, i bambini sono con i nonni o con altre persone, gli insegnanti sono meno attenti a certi aspetti. Non si tratta di voler addossare la colpa a qualcuno, ma il malessere è spesso una conseguenza di questi fatti. Qualche giorno fa ho fatto togliere la felpa a una ragazzina, era piena di tagli. La mamma non se ne era accorta”, racconta Vicari, che continua: “Molti dei genitori che arrivano da noi non sono felici di svolgere l’attività educativa, alcuni sono pentiti di aver avuto figli perché è troppo difficile seguirli nella crescita. Prima c’erano regole imposte dalla famiglia e il gioco eterno era quello di aggirarle, oggi noto che questi ragazzi sono alla ricerca del gesto plateale per attirare l’attenzione di mamme e papà che spesso non accettano di invecchiare”.
Di pari passo è cresciuto anche il bullismo, a cui si è aggiunto anche il cyberbullismo, che stigmatizza ed è il più spietato perché resta sui social per giorni ed è comunicato a tutti. “Le vittime di bullismo sono più esposte al rischio di sviluppare problemi mentali”.
“Degrado sociale e ignoranza, poi, influiscono sul malessere ma il fenomeno è diffuso e trasversale”, mette in guardia il neuropsichiatra, secondo cui c’è un solo rimedio: “Genitori e insegnanti devono tenere gli occhi aperti, educare i figli all’uso dei device ed esserci”.